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Senza strepitii e sinfonie, come cicala io strido.
E' desolazione senza voce e senza pianto
lagna per accecamento di moriture illusioni
lamento senza doglie, guatar di pupille atterrite.
Nessun impeto di vento sgombra le atri nubi
contratto è ogni moto e respiro;
riversa è ogni volontà nello strame
spenta vile giace supina.
Perché siamo nati? Tu taci cielo magnificato!
Che vedo in te e che vedi in me luce?
Amore delirio, scomparse speranze,
tracce e reliquie di giorni, crepitii tacitati
purulenze di sogni delusi, ambascia di morte
frantumi di riscatti falliti, fantasmi nella tenebra
di una interminabile notte senza stelle!
Oh che oltraggio alla vita che nitrisce e galoppa!
Che dura in me prima del fragore dell'attimo,
prima dell'urto con il reale che mi ospita...
Oh rifuggi solitari, viaggi senza meta
in cerca di isole di pace, vuoti senza fondo
flutti in tempesta che trascinano anni contro piode!
Di quanto ampliaste e arrossaste orizzonti remoti
occhi senili lanciati all'inseguimento di dolcezze impube
quanti impuntamenti di emozioni, scrosci di infinito
raccolsi da spazi di argento e di cinabro!
Sgorga indicibile, manda i tuoi riflessi
acceca l'anima invitta, evacua ogni gelo
morìa si arresti! Si annunzi e si innalzi
una candida fiammma e mi rischiari,
alimenti la fornace e che una lama si ritempri
e fenda l'ignoto che la vita ancora mi nasconde.
Torpente tristezza, vai via, nel Tartato annega
lasciami di te ignudo, favelli io ancora
di amore e di esultanze! Via sparviero
da queste uova nascoste tra corimbi:
se un sole le feconda, daranno altra vita! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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