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«A proposito dell'attesa della fine di tante cose, Claudio Magris, nella prefazione a "L'infinito viaggiare", ed. Mondadori, 2005, sembra essere in sintonia con me: "Quasi sempre, nella propria esistenza, si hanno troppe ragioni per sperare che essa passi il più rapidamente possibile, che il presente diventi quanto più velocemente futuro, che il domani arrivi quanto prima, perché si attende con ansia il responso del medico, l'inizio delle vacanze, il compimento di un libro, il risultato di un'attività o di un'iniziativa e così si vive non per vivere ma per avere già vissuto, per essere più vicini alla morte, per morire. "» |
Inserita il 13/08/2015 |
Nessuno ormai ha voglia di aspettare,
la meta vuole presto conquistare:
l’alunno attende con eccitazione
la fine d’ogni ora di lezione;
affretta il bimbo quel suo desinare,
per andare a pallone poi a giocare;
intrappolato dentro lunghe code,
l’autista pel ritardo in sé si rode;
vogliono le coppiette consumare,
del sesso i veli subito squarciare;
prende l’aereo più d’un personaggio,
per accorciare il tempo del suo viaggio;
per far finire l’assemblea noiosa,
daremmo anche una mancia generosa;
desideriam, volendo noi dormire,
il trambusto là fuori far finire;
tutti i malati dentro l’ospedale
aspettan di lasciare quelle sale.
Se ogni fine è bella e tanto ambita,
perché temere quella della vita? |
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