Giallo del giallo deciso del tuorlo,
giallo del giallo acceso del giorno,
del giallo infetto del pus, il giallo del disco
esatto del sole ai nostri piedi è un lemma
di teoria del colore. Qui sul sommo
del colle, siamo noi
i discepoli attorno all'Ascensione.
Gli altri sono insetti.

Giallo del giallo dei campi dei fiori di colza,
il cerchio del piano si dilata e contrae
per miglia attorno al monastero occidentale
cui artigiani operosi calarono un sentiero
di lastre di pietra chiara (ancora oggi hanno incisi
i simboli delle famiglie o dei mestieri,
in vista, o occulti tra i blocchi giustapposti).
All'interno, reclusi e concitati
tra di noi discutiamo
la tesi che la realtà umana è linguaggio:
e il pezzo più grande ci pare
il pettegolezzo. Chi parla
interessa, chi confida
si conferma.
La disputa perde vigore,
sale il tedio, qualcuno ricorda
gente in cammino sulla via che cresce
sotto lo stesso piede che la crea: una visione
di teoria del pensiero. Eppure, d'accordo,
il pensiero è sospetto, ma sebbene
abbia ragioni opache e magari intenzioni
interessate,
è interessante lo stesso dove arrivi.
E se anche si mantiene
il riserbo, attenzione: di solito
il controllo si perde nel post- scriptum.

Fuori, le luci danno assedio alle persiane.
Ci prepariamo ripiegando i lembi delle tuniche:
i nostri piani di fuga un indugio al commiato,
i nostri pugni chiusi la collana di un discorso spezzato,
i nostri abbracci la trama di un mantello che ci consoli,
le nostre paure umane una corolla di girasoli.