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Oh Cielo!... Rivedrò ancora
la fanciulletta ritrosa
che già m'agitò ogn'ora
senza pietà, senza posa.
La rivedrò nel tacere
del duol in cui ella mi gettò,
e nel gemente volere
in cui il core mio si trovò
allorquando il rio rifiuto
dalle sue labbra via fuggì,
e di malizia vestuto
me... me miserrimo ferì.
La rivedrò! Ma tremante,
mesto, confuso e impaurito
si mostra il mio core amante
ch'ha perduto il far ardito.
Sì, temo... temo d'amarla
or ch'è perderla m'è dover...
or ch'è m'è forza fugarla
nell'impeto del mio voler.
Nel credermi inerme e pazzo
al son d'un eco perverso
ch'ogni dama, ogni ragazzo
ripete pell'universo,
nel pensarmi idiota e istrano
all'ombra infame dell'oblio
che da tempo rende vano
lo sclamar care preci a Iddio,
ella mi scansò ridente
e, ignorando la clemenza,
mi derise pur furente
la miserrima coscienza.
La rivedrò! Ma nel tacer
di quel vivo e caldo Amore
ch'ancor dilaga nel voler
del mio spasimante core.
Se oggi le miro il sorriso...
un viso crudo e ischernitor
che non vuolsi far conquiso
dall'onestà del mio stridor,
un giorno forse piangente
la vedrò giunger dianzi a me
a supplicare dolente
l'amato che meco perdè.
Che fia allora? Che mai accadrà?...
Che fia dunque? Che si dirà?...
Sì! La prenderò a braccetto,
e Perdono e Amore darò.
Una carezza, un bacetto,
un dolce sì poscia il rio no,
un detto sincero e lieto,
un balletto concitato,
un carme nobile e quieto,
e la fin dell'empio Fato.
La rivedrò! Ma in veglia,
non in siffatto pio sonno
in cui dell'irrealtà sveglia
mille bontà nascer ponno.
La rivedrò! Ma quest'Amore
batterà sol nel mio core. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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