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| Stringevi forte quella mano, quella mattina;
quella mano che tante volte ti aveva accarezzato,
dato da mangiare, messo a letto: la mano di tua madre.
Era il tuo primo giorno di scuola;
tanti bambini, come te, mano nella mano,
aspettavano di fare una gran festa.
Le maestre, sorridenti, aspettavano i loro nuovi bambini,
i nonni, orgogliosi, guardavano felici i loro nipotini.
Non credevi che esistessero davvero gli orchi delle favole,
non credevi che ci fossero veramente gli uomini neri,
ma ora sono lì, con i fucili, che urlano, imprecano, sparano.
Hai visto la gente cadere, calpestarsi,
hai visto tanti bambini nudi piangere in silenzio,
hai visto il sangue, tanto sangue,
i corpi ormai immobili, gli occhi sbarrati;
quella mano che prima ti stringeva ora è lì,
inerte, bianca, non ti accarezzerà mai più.
All'improvviso le urla, una porta si apre, il fumo;
corri, nudo e scalzo, come tanti altri, verso la libertà.
Ma la donna nera è lì, come una piovra con i suoi tentacoli;
ti vede, ti insegue, ti spara, cadi a terra...
ad un passo dalla libertà.
Ora sei lì, in quella bara bianca,
a ricordare a tutti la stupidità umana,
la crudeltà, la bestialità.
Maledette le bandiere insanguinate dall'odio,
maledetto il petrolio, simbolo dell'avidità umana,
maledette le religioni quando incitano all'odio e non all'amore.
Ora sei nel vento, come diceva una vecchia canzone,
a ricordarci le tante Auschwitz che ci sono ancora nel mondo,
mentre noi continuiamo a chiederci
quando sarà che l'uomo smetterà di uccidere i suoi fratelli.
Io sono lì con te, come milioni di altri uomini,
a piangere e a chiederti perdono
per il mondo che ti abbiamo fatto trovare,
quel mondo che hai appena sfiorato in punta di piedi,
quel mondo spietato e crudele che ti ha tolto la vita.
Addio bambino di Beslan. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Ci sono avvenimenti che lasciano dentro di noi un senso di smarrimento e di angoscia senza fine per l'orrore che provocano.
Uno di questi è stato per me la strage di Beslan del primo settembre 2004, quando un commando di separatisti ceceni prese in ostaggio la scuola elementare di Beslan. Millecento persone, tra le quali tanti bambini, rimasero chiuse nell'edificio in balia dei terroristi. Alla fine, si contarono trecentosessanta morti, tra cui 186 bambini, in tre giorni di assedio.
Il 6 settembre 2004, giorno dei funerali, scrissi questa "Bambino di Beslan".» |
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