Imponente verso il cielo
il cipresso porgeva le scuse
delle malfatte degli uomini a Dio
a fianco un salice piangente
barattavo al basso
le pene da espiare per le quali era stato
assoldato

Alla distanza tra un impreco
e un ascolto che ha intenzione
di volgere a buon fine
una vite stracolma di grappoli
che di lì a poco, maturi avrebbero
restituito il sangue perso
nei fumi d'alcool e addolcire la realtà
nel giusto equilibrio tra pace e sconforto

Ad un certo punto
li sentii parlare... disse il cipresso
è impossibile andare oltre le nuvole
parlare a quattr'occhi al maestro
...replicò il salice troppe lacrime
per ridare ai morti dignità mai avute
e i miei rami non bastano
-Intervenne di nuovo la vite
...posso solo mistificare coi miei frutti
le tempeste d'anima e nel vortice
donare un'illusione da ponte
allo sbarco d'inverno che già
spoglia indifese ogni creatura

Tutti e tre in breve persero le foglie
...l'anno successivo non seppi
se si risvegliarono alla primavera
non passai mai più in quel posto
la donna che mi aveva seppur nel tormento
ispirato la poesia, la seppi anzitempo
già troppo lontana dal mio cuore affranto
-