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| Le urla, là in cucina.
I colpi, là in cucina.
I pianti, là in cucina.
Ti tappi le orecchie
con le mani, per non sentire,
chiudi gli occhi per
chiudere fuori il mondo,
sigilli il cuore
per non farlo scoppiare.
Nel tuo mondo di bambina
non ci dovevano essere gli orchi;
gli orchi dovevano essere nelle favole,
non nella tua cucina.
Giorni, mesi, anni,
e l'orco è lì,
urla, bestemmia,
sfoga i suoi bestiali istinti
su chi non si difende.
La guardi, gli occhi gonfi,
il corpo coperto di lividi,
e ti chiedi perché,
perché non si ribella,
perché accetta le percosse,
perché piange in silenzio.
Sei tu, se non ci fossi tu,
lei si ribellerebbe,
lei forse sarebbe già andata via,
lo avrebbe lasciato solo
nel suo mondo di violenza.
Pensi di annullarti, pensi di cancellarti,
vorresti sparire, vorresti non essere nata.
Sei triste, sei timida,
sei insicura, sei spaventata.
Ti fanno paura gli uomini,
cresci con dentro
i rumori dei pugni, dei calci,
cresci con dentro
le lacrime versate,
con negli occhi il viso di tua madre
gonfio di botte e di pianto.
Non voglio uomini,
non voglio fare l'amore,
non voglio essere toccata,
non voglio essere baciata
non voglio essere accarezzata,
non voglio essere picchiata.
Voglio solo chiudere gli occhi,
voglio solo piangere,
voglio solo sognare
un mondo senza orchi,
voglio solo stare sotto il letto
o nascosta nell'armadio
per non sentire,
per non vedere.
Cresci, e capisci che
non ci sono solo orchi,
ma quanta sofferenza
per dimenticare quell'orco,
quanta forza per accettare
una carezza,
quanti tremori per
donare un bacio,
quante lacrime per dimenticare.
Gli orchi lasciano i segni:
non solo sulla pelle,
ma anche nell'anima;
i segni sulla pelle vanno via,
quelli impressi a fuoco nell'anima, no,
ma quei segni nell'anima
ti hanno resa quello che sei,
una donna che ha conservato
il suo dolore di bambina
trasformandolo in amore,
dolcezza, tenerezza.
L'Orco non lo sa;
non gli diciamo niente;
lasciamolo nel suo mondo di violenza;
voliamo insieme, mano nella mano,
verso il sogno di un mondo senza orchi. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Un giorno una mia amica mi ha parlato della sua vita, della sua infanzia, delle violenze del padre sulla madre, alle quali lei assisteva.
Le tracce di queste violenze restano sempre dentro, ma io con questa mia poesia, ispirata alla sua storia, e comune a tante altre donne, ho voluto dare alla fine un segnale di speranza.
Grazie a tutti coloro che la leggeranno e la commenteranno.» |
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