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«Scrive George Steiner, a pag. 212 di "Dopo Babele. Il linguaggio e la traduzione", ed. Sansoni, 1984: "Per dirla in maniera rozza e chiaramente figurata, la grande massa dei comuni atti di parola, delle parole parlate e ascoltate, non è rubricabile sotto l'etichetta della 'fattualità' e della verità. Il concetto stesso di verità integrale - 'tutta la verità e nient'altro che la verità' - è un ideale fittizio dell'aula di tribunale o del seminario di logica. Statisticamente, l'incidenza delle 'affermazioni vere' - descrittive, dimostrative, tautologiche - in una quantità qualsiasi di discorso è probabilmente bassa" . E, a pag. 218, il professor Steiner collega l'esigenza di dire falsità alla necessità di dimenticare, di allontanare il più possibile da sé, la morte: "L'antropologia, il mito, la psicanalisi conservano oscure vestigia dell'antico shock sofferto dall'uomo quando scoprì l'universalità e la routine della morte. Unici, c'è da pensare, tra tutte le specie, noi coltiviamo al nostro interno, concettualizziamo e prefiguriamo il terrore enigmatico della nostra estinzione personale. E' soltanto in maniera imperfetta, a forza di una strenua disattenzione, che riusciamo a sopportare la conoscenza di una simile fine. Ho avanzato l'ipotesi che le grammatiche del tempo futuro, del condizionale e dell'illimitata apertura immaginaria siano essenziali all'equilibrio psichico e alle intuizioni di moto in avanti che animano la storia. "» |
Inserita il 01/01/2015 |
O lingua, sei padrona di bugie,
paradiso d’inganni non svelati,
strane inventare sai filosofie,
e dischiudere porte ai carcerati!
Nei tuoi discorsi insidie son presenti:
sai suscitare studi non compiuti,
dissimular conflitti coi parenti,
e sceneggiare amori non vissuti!
Spesso ti s’incorona con rispetto
per proclami carenti di costrutto:
ne fa le spese quel linguaggio schietto,
che fa figura di gran farabutto!
Quante persone, dopo essere morte,
nemmeno in sogno sono mai tornate;
eppure i preti aperte lascian porte
a soluzioni assai fantasticate!
Le bugie delle donne son famose;
sono nate per esser menzognere:
con quel che dicon prima e dopo spose
si potrebbe riempire un gran paniere!
Ma, se aiutano a viver le bugie,
ce n’è parecchie che io vorrei dire,
pronto a barare sulle cose mie,
posticipando il tempo di morire! |
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«Non se ne abbia a male il gentil sesso, ma forse ciò che noi uomini consideriamo bugie femminili deriva soltanto da un diverso modo di esprimersi: non a caso il giapponese prevede due segmenti di vocabolario distinti: uno per gli uomini, e uno per le donne...» |
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