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| «A pensarci bene, forse tutti i mestieri sono sbagliati, anche quelle poche volte in cui sono stati scelti in base alle proprie tendenze, perché arriva prima o poi il momento in cui l'uomo, essere poliedrico, desidererebbe fare qualcosa d'altro, mentre si trova legato a vita alla stessa professione (in questo senso, forse, i giovani d'oggi sono paradossalmente avvantaggiati, a causa del precariato dilagante, come recentemente ha detto, mi sembra, Mario Monti) . Sarebbe meglio evitare che un uomo venisse marchiato per sempre dal suo (unico) lavoro: un ingegnere, un professore, un avvocato vengono chiamati così fino alla morte (e, fino a qualche decennio fa, si usava, a Napoli, dare questi titoli già al giovane appena iscritto a Ingegneria, a Lettere, o a Giurisprudenza...)» |
| Inserita il 21/09/2012 |
Spesso alla nostra vita non è dato
che un mestiere sbagliato.
Non l’italiano voleva insegnare
il caro professore,
ma il codice stradale.
Ed in attesa d’immagazzinare,
l’operaio studiava
la storia universale.
Nella caserma il maresciallo Tale
pregustava del calcio
il piacer d’arbitrare
(ed io stesso, facendo il militare,
non trovavo di meglio
che leggere un giornale).
So d’un dottor che, già nell’ospedale,
d’essere a casa sogna,
gli impianti a riparare.
Ed un cugino, il giorno di sposare,
disse che quel lavoro
non lo voleva fare.
Viver per tanta gente non è stato
che un mestiere sbagliato. | 
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