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Pare sorga dai boschi alla vista da valle,
quell'antico torrione dai merli consunti,
dalle strette finestre pare scruti dal colle
i campi in coltura come vecchi dipinti.
L'avvio allo stradello che porta al maniero,
si prende da un ponte nascosto da rovi,
è un'antico roseto che occulta il sentiero
affinché chi lo prende, poi non lo ritrovi.
Il cancello alla via vien dopo quel ponte,
è socchiuso e par quasi ti voglia parlare,
com'era avvenuto il passaggio del fronte,
o fosche leggende che ti fan trasportare.
Il selciato risente dei trascorsi cammini,
consumato al passaggio di carri trainati,
stremati drappelli che si reggon vicini
al rientro da marce o conflitti forzati.
Sale verso la china tra riverenti castagni
e s'affaccia sul piano tra due vasi in granito
dall'incuria inscuriti e da avvizziti ristagni,
posti sotto ad un arco, con stemma scolpito.
Il selciato porta dritto alla rocca ingrigita
or nascosta d'arbusti cresciuti alla base,
s'intravede la scala che dirige all'entrata
racchiusa a cornice da migliaia di rose.
Attorno odi solo ciò che canta natura,
un silenzio sdrucito da fruscii contesi,
da querce ondeggianti che crean paura,
a castani imploranti o cipressi protési.
Il portone di quercia dal tempo usurato
sfoggia ancora quegl'intagli maestrali,
al centro sovrasta un blasone scordato
e dentro ogni specchio figure floreali.
Si accede a un locale con luci soffuse,
contorni sfumati da ombre assorbite,
nel fondo le scale dalle linee confuse
mi portano fronte alle grandi vetrate.
Una luce traspare da quel vetro dipinto
e sento un vocio che mi par familiare,
nel timore v'accedo, lo stupore è vinto,
nel veder chi d'amore si può fugurare.
Maela, carezza il suo cane e sorride,
mentre Isa, è intenta al mescer la cena,
nel camino v'è un ceppo che stride,
quando Nikla vien dentro la scena.
Inattesi, si susseguono eventi esultanti
e la casa s'affolla di quei volti contenti,
sereno v'è Loris con in braccio l'infante,
mentre apro la porta ad altri parenti.
Qual felice ricordo quel lunatico sogno,
al risveglio disegna sul volto un sorriso,
non servono rocche o insegne d'un regno
per sentire quel bacio da te condiviso. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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