La casa era da ristrutturare e prima che iniziassero i lavori, Sara le diede un ultimo sguardo. Le piaceva così, avvolta in quella sua antica austerità e le dispiaceva che al suo posto ben presto, il passato, non sarebbe più esistito. Entrò e pensò di disfarsi di tutto quello che andava buttato o portato via. Si guardò intorno e lo sguardo ricadde su un vecchio baule, corroso dalla ruggine. Lo aprì e, tra le mille cose riposte alla rinfusa, trovò tra quei ricordi una lettera, chiusa da un nastro rosso ed ingiallita. La prese tra le mani. Doveva essere rimasta lì per anni e non era stata mai spedita. Il francobollo intatto, ma sbiadito. Trepidante l’aprii e le sembrò di profanare un cuore, ma la lesse...tutta d’un fiato senza esitare.
7 Settembre 1920
"Mio caro,
nel chiuso di queste quattro mura ho fermato il mio pensiero su questo foglio bianco per dirti che sei l’unica cosa bella in cui ho creduto, l’amore che ho sognato da bambina, quando distesa all’ombra di una quercia, scrivevo già di te sul mio diario, pur non sapendo quale viso avesse quello dell’amore. Mi dici che è finita, che sono una parentesi ormai chiusa! Ma viva è ancora in me la tua presenza, in questa stanza, come la luce incandescente della luna, che dal suo cielo ha scrutato per anni il nostro amore, anche se adesso è come fiamma di candela che lentamente si consuma.Ti sto aspettando con una pazienza senza limiti di tempo e nei miei giorni non c’è più la notte, in cui, addormentandomi il mio stesso sonno potrebbe dare tregua al mio dolore. Pensare a te è come non avere paura di me stessa, a non inciampare tra le macerie della vita e su quei segni, che incisivi sul mio viso, hanno segnato il tanto tempo che insieme a te ho vissuto, ora solo polvere di un tempo che è passato! Spesso mi chiedo se questa forte sofferenza, per questa tua tremenda lontananza, sarebbe tale se io ti avessi ancora fra le braccia, pur non nascondendo al cuore la fine che hai segnato con le tue ultime parole, mentre vuoi fingere che viva sia ancora la mia vita nella tua. Non devo rivederti, né pensarti, ma in ogni lacrima affiora il tuo ricordo, il tuo sorriso, quello che con te ho vissuto. E cerco nel bagliore di questa mia fragile esistenza, il buio della notte, dove poter trovare un po’ di pace. Parlo con te anche se non ci sei, immaginandoti seduto lì… su quella sedia di cucina, dove infinite volte, abbandonando lo sguardo mio nel tuo, la tua presenza ne asciugava il pianto. Vorrei aspettarti ancora, perché ti amo ancora, anche se nei miei lunghi e interminabili silenzi, restano solo le tue parole crude, e questo tuo respingermi… perché adesso non sono che quel peso, dal quale senza rimorsi né rimpianti, ti sei voluto liberare. E’ facile aver voluto prendere quel che non era tuo perché mi appartenevo! Non hai tenuto conto neppure di quello che provavo, di quanto triste fosse già stata la mia passata sofferenza e che con te ho creduto di dimenticare. Adesso sarai contento… tu! della tua vita, e nei miei dubbi affiora la terribile presenza di un’altra lei, lì fra le tue braccia, l’idea che ripercorri, su quella stessa strada, quel tempo che dicevi che tra noi non sarebbe mai finito. Io sono qui a maledire il giorno che aprendo quella porta ti ho creduto, a maledire tutte quelle volte che ti ho amato. Dovevi essere per me solo quel corpo, per due o tre ore squallide di piacere, amarti e poi buttarti via, tra le sarcastiche risate dei miei amici, come tu hai fatto, con me, chissà quante volte, mentre ero lì come una scema innamorata ad aspettarti! Rimpiangerai un giorno, questi miei occhi neri, quando ripenserai al male che mi hai fatto, quando il dolore offuscherà il tuo cuore e troppo tardi inciamperai nel male!Ora di questo amore, non resta che uno scritto, stampato qui su questi fogli, tra queste righe bagnate da quei sogni, dai quali mi sono dovuta risvegliare. Ma sono viva e affiderò alla vita…la mia vita! Non ci sarai, quando percorrerò la strada dove quel sole illuminerà la mia esistenza, né ti permetterò di infrangere quei sogni che lentamente cercherò di ritrovare. E se sentissi ancora bussare forte, il rintocco del dolore alla mia porta, io ti dirò che il sogno di volare in alto… sulle infinite ali della vita, non sei riuscito, né riuscirai mai a portarlo via! Quindi, non posso più tornare indietro, né più guardare quegli occhi tuoi ormai lontani… Si! ti voglio bene ancora, ma tu vivrai solo nei silenzi miei, e volterò la pagina di questa storia. Mi volterò indietro solo per dirti addio, e guarderò nell’alto… un altro sole! Forse sarà illusione, forse m’inventerò un motivo per non morire, perché se solo mi voltassi veramente indietro, la strapperei questa mia cruda pagina di vita che mi ha legato a te e tra le righe bianche e opache del mio pianto, che impresso su questo foglio resterà per sempre, ti scriverei che: “un sogno non si può lasciar morire e che senza di te l’esistenza mia sarà solo un’ombra, che sul percorso gelido di questa vita, potrebbe perdersi e non ritrovare mai più, la vera luce! "
Antonia
Sara aveva gli occhi di lacrime...leggeva e rileggeva quella lettera come se le appartenesse, come se la disperazione in essa racchiusa, fosse la sua. Cercò di immaginare il volto della donna, il viso di quell’uomo che non aveva mai saputo di quel dolore.
Perché era lì? Perché non era stata mai spedita? Cercò ancora in quel baule per trovare una risposta, ma niente.. solo quella lettera così ben conservata per quasi un secolo di vita.
Rimase seduta, per diverse ore, quasi a voler cercare di rimediare a quel qualcosa di cui mai avrebbe trovato la risposta.
E all'improvviso le piacque immaginarla la risposta…"Non fu spedita perché l'amore trionfò, perché l'amore vince sempre sugli ostacoli della vita".
Quindi, la richiuse, la ripose nel vecchio baule, e se ne andò, lasciando ai giorni del tempo che seguirono il diritto di conservarne la memoria: un ricordo struggente, che non avrebbe mai avuto fine.