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Le dieci e una stazioni

Fantasy

La mia amica era affetta dal morbo della velocità: prendeva l'aereo anche per andare semplicemente da Napoli a Roma, e guidava l'auto sempre al massimo della velocità consentita, senza dare uno sguardo al paesaggio che la circondava, salvo poi restare intrappolata in mezzo al traffico e soffrire di atroci crisi di nervosismo e di impotenza. Dovevo guarirla!

"Ti parlerò della bellezza dei viaggi in treno, e soprattutto del piacere delle loro pause, delle stazioni ferroviarie" , le dissi. "La prima stazione che voglio presentarti è quella di Parma. Vi arrivai una volta verso le sei di mattina, e già nei suoi paraggi si diffondeva l'odore dolciastro delle numerose pasticcerie in attività: esso conferiva a tutta la città e al bel Parco Ducale un alone di quiete, di tranquillità e di pacatezza non so fino a che punto artefatte. "

"Mi hai addolcito un po' con questa tua descrizione" , mi disse.

"Allora mi invogli a continuare. Vorrei accennare ora alla Gare de Lyon di Parigi che, come le altre stazioni della capitale francese, ha i binari ed i quai sormontati da un enorme tetto in lamiera, che serve evidentemente a difendere i passeggeri in attesa dalle intemperie, ma che dona altresì un innegabile effetto psicologicamente tranquillizzante, perché sembra proteggerli anche dalle disavventure della vita spirituale (in Italia ne abbiamo un esempio alla Stazione Centrale di Milano) .

Al contrario, la Victoria Station di Londra è molto scomoda: bisogna aspettare i treni in piedi, perché non c'è neppure una panca per sedersi un po' (forse gli Inglesi hanno creduto opportuno estendere la loro educazione spartana impartita nei college anche ai passeggeri delle stazioni! ) Tu sei molto energica, e quindi saresti contenta di vedere, a Victoria Station, tante donne in carriera, ancora più energiche e virili di te, che con passo sostenuto scendono dai treni per recarsi nei loro luoghi di lavoro, non curandosi affatto (a differenza delle parigine) di far trapelare la loro femminilità. "

"Non credo che tu abbia voluto farmi un complimento, comunque continua! "

"La stazione di Genova Brignole sarà senz'altro più elegante e borghese, ma è a Genova Principe che devi recarti per cogliere, appena scesa dal treno, i sapori più genuini della città, quelli immortalati da Fabrizio De André in alcune delle sue più belle canzoni (Via di Pré e Via del Campo sono a due passi... )

L'opposto di quella genuinità che puoi cogliere a Principe, lo trovi scendendo alla Stazione Centrale di Palermo: ci si sente immersi in un'atmosfera di gentilezza che dà l'impressione di essere forzata e sostanzialmente falsa, un po' come a Londra; si pensa che i Siciliani (e gli Inglesi) abbiano qualcosa da nascondere... "

"Le tue considerazioni diventano sempre più interessanti" , notò l'amica, "ti prego, parlami ancora di qualche altra stazione! "

"Una stazione che sprigiona allegria è quella di Bruxelles-Midi / Brussel-Zuid: fin dentro l'edificio ferroviario penetra quella particolare euforia della capitale del Belgio, e dell'Europa ormai. Saranno i fiumi di birra (la migliore del mondo) , sarà l'importante funzione politica della città, sarà quella "pazzia" che Erasmo attribuiva agli abitanti del Brabante, il risultato è che Bruxelles / Brussel è tutt'altro che la città grigia, noiosa, troppo borghese e piena di pregiudizi contro la quale si diressero gli strali di Baudelaire, che la definì 'La Capitale delle Scimmie' ! "

"Quanto sono superficiali quelle persone che pongono sempre al sud il buonumore e la gioia di vivere! " , mi disse l'amica.

"Adesso ti voglio parlare di due stazioni di confine nei primi anni Settanta (ora sicuramente non saranno più così) .

Alla stazione di Hendaye, nella Francia basca, i viaggiatori provenienti dalla penisola iberica venivano rigidamente divisi in due gruppi: gli Spagnoli e i Portoghesi dovevano sottostare a severi controlli, mentre gli appartenenti all'Europa unita di allora (tra i quali noi Italiani) avevano rapido accesso al suolo francese; rimasi molto male nel dover lasciare al suo destino un mio coetaneo portoghese conosciuto alla partenza del treno da Lisbona, un operaio poliglotta che doveva tornare al suo lavoro in Lussemburgo...

Arrivando in Portogallo dalla Spagna, invece, tutti i passeggeri dovevano scendere dal treno (alla stazione di Fuentes de Oñoro) , per sottoporsi al controllo dei passaporti, lasciando le valigie incustodite sul convoglio (i doganieri non vi salivano) ; ma l'atmosfera cordialissima creata dai tanti lavoratori portoghesi che tornavano per le vacanze estive in patria era così intensa da non far dubitare minimamente della sorte di quel bagaglio... "

"Non mi sono mai tanto piaciuti i limiti artificiali tra una nazione e un'altra" , sostenne l'amica.

"Vorrei ancora parlarti, prima che i tuoi impegni ti conducano di corsa verso i luoghi in cui hai urgenza di andare, della differenza fra le stazioni centrali e quelle secondarie delle grandi città.

Di solito, dopo la relativa tranquillità del viaggio in treno, la stazione centrale ti dà l'impressione di immetterti in un mondo sconosciuto e quasi infernale, del quale hai all'inizio timore e ne ravvisi i pericoli (anche perché di solito le piazze antistanti codeste stazioni sono ben poco rassicuranti) .

Al contrario, le stazioni secondarie, come quella della Circumvesuviana a Napoli (dalla quale partono i treni per Sorrento) o come il Cais do Sodré a Lisbona (da dove si arriva all'Estoril e a Cascais) , producono l'effetto opposto: dopo aver superato l'impatto con la metropoli (ed averne schivato i pericoli) , queste stazioni secondarie danno l'impressione di portarti finalmente (anche perché lì i treni finiscono le loro corse) verso quei luoghi che rappresentano un po' la quintessenza della grande città, che in qualche modo la sublimano, cogliendone l'aspetto paradisiaco. "

"Hai parlato di dieci stazioni, o comunque tipologie di stazioni, e mi hai fatto cambiare abbastanza idea sui viaggi. Prima di congedarci, potresti parlarmi di un'undicesima? "

"L'undicesima stazione, cara amica, è quella che ognuno di noi ha nella sua testa, una stazione dotata di vaste 'salles des pas perdus' , dove potersi riposare, concentrare e poter riflettere il più possibile, fra un treno e l'altro della vita. Auguro a te, che sei (eri? ) abituata ad avere sempre fretta anche senza un motivo valido, di poterne assaporare con soddisfazione il gusto. "



Antonio Terracciano 01/09/2011 19:54 1 935

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Penso sia inutile precisare che ho tratto, molto lontanamente, lo spunto per questo raccontino, e per il suo titolo, dalle "Mille e una notte": indeciso se mettere "stazione" al singolare o al plurale, ho optato per la seconda soluzione dopo aver visto che l'impareggiabile opera araba era stata tradotta "Les Mille et Une Nuits", "Las mil y una noches" e "The thousand and one Nights" in francese, spagnolo e inglese.
N. B. La cornice è di fantasia, ma tutte le stazioni citate sono state da me veramente conosciute.
»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Una scrittura gradevole e scorrevole. Sembra quasi di ascoltarne la voce narrante ed è un vero piace soffermarsi ad ascoltare la pacatezza ma nello stesso tempo la forza narrativa di questo pregevole autore. Un racconto da gustare dall'inizio alla fine.»
Vivì

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Molto grata, Professore!! (Vivì)

davvero interessante (jukeboxallidrogeno)



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