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Faccia a faccia con la vita

Biografie e Diari

Salve a tutti, mi chiamo annalisa e queste parole sono il tentativo di far fronte a tutto ciò che fino ad ora mi ha fatto paura, o forse che non ho mai voluto affrontare.

Sono anni che stò cercando di scrivere un libro sulla mia vita e non ne ho mai concluso uno, questa volta ho deciso di lasciarmi travolgere da tutto senza pensare a ciò che stò scrivendo, lascerò che la penna scorra su questi fogli immacolati senza chiedermi cosa ne uscirà.

Tutto è iniziato quando i miei genitori si sono conosciuti e si sono innamorati, sinceramente non so esattamente quando, ciò che so di sicuro è che nel giugno 1979 è nato mio fratello Cristian.

A quell'epoca i miei genitori non avevano le possibilità economiche per sposarsi, così mio padre ha continuato a lavorare per mettere da parte i soldi necessari per costruirsi una famiglia e mia madre nel frattempo è andata a vivere in una casa famiglia per ragazze madri.

Dopo circa due anni mia madre rimase incinta di nuovo, aspettava mia sorella Manuela, così nel maggio 1981 finalmente si sposarono.

Dopo il matrimonio andarono a vivere in una casa in città e dopo 2 mesi dalla nascita di mia sorella andarono a vivere nella casa in cui mio padre abitava con i genitori e il fratello.

Dopo non molto tempo a poca distanza uno dall'altro morirono sia il padre che il fratello e la madre venne ricoverata in un centro geriatrico, fu proprio in quel momento che iniziò la loro vera vita matrimoniale.

Nel gennaio 1982 nacque mia sorella Manuela e tre anni dopo, nel gennaio 1985, nacqui io.

Non posso dire che mio padre fosse un santo, era uno di quei mariti che si sente troppo padrone della vita della propria moglie, ma un giorno durante un litigio tra mio padre e mia madre lui le diede uno schiaffo ed io, che avevo solo due anni, gli chiesi perchè lo aveva fatto.

Quel giorno uscì di casa e non si fece vedere per qualche ora, al suo ritorno era un uomo nuovo, gentile, affabile, premuroso, per mia madre era un sogno che si realizzava.

Proprio allora che le cose andavano finalmente per il verso giusto, nel luglio 1989 mio padre fece una brutta caduta in motocicletta e dopo 19 giorni di calvario in un letto d'ospedale morì.

Quell'uomo così solare e pieno di voglia di vivere è stato strappato alla vita da quella sua moto che lui tanto adorava e da quel momento la nostra vita è radicalmente cambiata, siamo stati sottoposti a prove durissime e abbiamo dovuto lottare per andare sempre avanti a testa alta e sempre con il sorriso stampato in volto.

Un sorriso a volte così amaro, così duro che ti veniva voglia di strappartelo dal viso e poter finalmente piangere, ma il tempo di piangere non c'era dovevamo combattere per meritarci la vita.

Abbiamo passato diciannove giorni al capezzale di mio padre sapendo che prima o poi sarebbe arrivata la morte a trasformarlo in un angelo, il nostro angelo.

Non riuscivo a capire come la vita ti potesse regalare tanta gioia e strappartela dalle mani in così poco tempo.

Avevo solo quattro anni e la sofferenza stava già invadendo la mia anima, la mia infanzia è morta lì in quel letto d'ospedale insieme a mio padre, al mio angelo.

Mia madre ci ha cresciuti egregiamente e per questo non potrò mai ringraziarla abbastanza, ha combattuto contro tutto e tutti per tenerci sempre accanto a lei e darci una degna educazione, lei ci ha insegnato a vivere.

Per due anni dopo la morte di mio padre mi sono rifiutata di comunicare con chiunque, ero caduta in un silenzio totale rumoreggiato soltanto dalle mie lacrime.

Tutti pensavano che fossi troppo piccola per capire invece ho capito tutto era solo il mio cuore ad essere troppo piccolo per sopportare così tanto dolore.

Dopo due anni di silenzio decisi di affrontare la vita e mi scontrai brutalmente con la crudeltà del mondo, con gente priva di scrupoli che sembra si diverta a calpestare la dignità delle persone.

Ero ancora troppo fragile per reagire a tutto questo e così lasciavo che le mani di quei bambini si armassero con violenza su di me.

Tornavo a casa e piangevo guardando i lividi sul mio corpo lasciati dalla crudeltà di chi evidentemente un educazione dai propri genitori non l'aveva ricevuta.

A mia madre non ho mai raccontato tutto nei dettagli, era troppo per lei da sopportare e quindi mi inculcai nella testa che prima o poi tutto questo sarebbe finito, dovevo farcela da solo con le mie sole forze.

Non so bene per quale motivo ma mi sono sempre sentita in colpa per la morte di mio padre, perchè quel giorno ho bucato la piscina e lui è dovuto uscire in sella alla sua moto per andare a comprare le pezze per ripararla.

Poi un giorno ho sentito parlare della parola destino “ogni cosa che accade deve accadere e anche cambiando gli eventi prima o poi accade lo stesso”.

Un giorno una persona mi ha fatto riflettere su questo a da lì è iniziato un lungo viaggio di introspezione dentro di me, per capire, per capirmi.

Alla fine di questo lungo viaggio mi sono resa conto che forse aveva ragione, la colpa non è di nessuno, ero solo una bambina, ciò che è accaduto doveva accadere.

Dal giorno in cui ho capito questo ho sempre cercato di combattere, di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta. L'unica cosa che mi fa un po' paura è il fatto di non ricordare nulla di lui, non ricordo più la sua voce, il suo corpo e cosa peggiore non ricordo più il suo viso.

Nonostante questo il mio cuore non si dimenticherà mai di lui, dell'amore che mi ha donato e di quanto l'ho amato e continuerò sempre ad amarlo;

mi piace molto la frase di un film che dice

se una persona che ami ti viene portata via per non dimenticarla non devi mai smettere di amarla, le case bruciano, le persone muoiono ma il vero amore è per sempre”.

Questa frase mi ha sempre fatto forza perchè vuol dire che anche se mi sono dimenticata tante cose della sua persona se continuerò ad amarlo resterà sempre nel mio cuore.

Quando avevo circa dodici anni ho iniziato ad appassionarmi alla poesia, mi nascondevo in quelle parole, in ognuna di esse c'era una piccola parta di me, c'ero io, il mio mondo.

Ho scoperto che prendendo in mano un foglio bianco e una penna le parole scendevano da sole, la mia anima scriveva quello che le mie labbra non riuscivano a dire.

Scrivere per me era diventato l'unico modo di comunicare con me stessa, il mio cuore riusciva ad aprirsi solo in quel modo e lì ho scoperto un mondo nuovo, ho aperto gli occhi verso una nuova vita, verso una nuova me stessa.

La mia poesia inizialmente era un modo per dire a me stessa quanto stessi soffrendo

e questo è un esempio di ciò che scrivevo:

IN UN GIORNO

in un giorno te ne sei andato

in un giorno ho saputo

in un giorno è cambiata la mia vita

sì, in un solo giorno

ma un giorno è così poco,

non ne basteranno mille

per smettere di soffrire

e non basterà una vita

per smettere di amarti.

Quel giorno ti ho odiato

ma ho anche capito

che sarai sempre il mio angelo.

Questa è una delle mie prime poesie, buttata lì su un pezzo di carta strappata cercando di dare una risposta ai mie perchè , di convincermi che tutto ha un senso.

Ma di risposte non ce ne sono mai abbastanza perchè ad ogni risposta che ricevi si aggiunge un' altra domanda e la catena diventa infinita e ti logora l'anima, invece per quanto riguarda il senso di ciò che accade, non c'è o perlomeno se c'è noi non possiamo comprenderlo siamo esseri troppo incompleti.

È strano pensare che un solo giorno possa essere responsabile di tutta una vita, un giorno in mezzo a tanti altri ma diverso da tutti, unico.

A quel periodo ne è seguito un altro in cui credevo di non potercela fare, mi sentivo sola in mezzo alla folla e dovevo trovare un appiglio a cui aggrapparmi e questo era lo stile dei miei scritti:

IL BUIO

A volte mi sembra di trovarmi

in un buco nero

di non vedere più la luce

e continuo a guardare verso l'alto

cercando di scrutare una mano

che si tende verso di me

per aiutarmi ad uscire dal buio

voglio ritrovare la luce,

ritrovare finalmente la vita.

In quei momenti ho creduto davvero di non farcela, la mia vita mi stava sfuggendo dalle mani, mi sembrava di aver tenuto in mano fino a quel momento un mucchietto di sabbia e improvvisamente, in un momento di distrazione, ho aperto la mano e un soffio di vento ha spazzato via tutto.

In quel periodo ero convinta che la cosa migliore fosse chiudere gli occhi e dire addio a quel mondo crudele in cui ero intrappolata.

Fortunatamente non mi sono lasciata andare e quella mano che aspettavo mi venisse a salvare è finalmente arrivata.

Mia sorella Manuela mi ha regalato una bellissima nipotina e dal momento in cui l'ho stretta tra le mie braccia ho capito che valeva la pena di vivere.

Ho guardato nei suoi occhi innocenti e per un momento ho dimenticato tutto, ho ritrovato la mia infanzia che avevo perso troppo in fretta, ho ritrovato tutto quello che ormai credevo di non avere più.

Ho riscoperto quanto fosse bello amare, sognare, ridere e perdersi nell'infinita bellezza degli occhi di un bambino.

Da quel momento ho riscoperto cosa vuol dire vivere , ho finalmente ritrovato un amore diverso da quello che avevo provato fino ad ora, avevo iniziato ad amare la mia sofferenza ed il suo arrivo nella mia vita mi ha salvato.

La vita ti dà e ti toglie con una facilità che ti lascia sbigottito, per questo sono giunta alla conclusione che dobbiamo amare ciò che ci viene tolto e non perdere troppo tempo a rimuginare su ciò che ci viene tolto perchè altrimenti perdiamo la voglia di vivere, perdiamo noi stessi.

Qualche anno fa mi sono resa conto di non essere completamente me stessa, avevo paura di togliermi quella maschera che si era adattata tanto bene su di me, avevo paura che togliendola gli altri non avrebbero capito e mi avrebbero ferito ancor di più di quanto lo ero già.

La vera me stessa era lì rinchiusa in una gabbia che urlava sperando che qualcuno la sentisse e la liberasse dal buio dell'inesistenza.

Poi mi sono resa conto che solo io avevo quel potere, nessuno era in grado di sentire il mio grido interiore, solo io potevo liberare me stessa e così mi sono fatta forza e ho iniziato un pezzettino alla volta a togliermi la maschera.

Un giorno, non mi ricordo bene dove, ho letto una frase che mi ha fatto riflettere:

solo chi ha sofferto è in grado di capire la sofferenza”;

sono d'accordo ma non totalmente, è vero che chi ha sofferto può maggiormente capire la sofferenza altrui, ma è anche vero che neanche costui potrà capirla fino in fondo perchè ognuno soffre in modo diverso e lo manifesta in modo diverso.

Se prendiamo due persone che hanno provato la stessa sofferenza ci accorgeremo che la vivono in modo diverso: uno piange e l'altro no, uno urla il suo dolore e l'altro preferisce rifugiarsi nel silenzio e così via.

La frase “siamo tutti diversi” include anche questa faccia della medaglia, ognuno ha un modo diverso di reagire anche al medesimo evento.

Ora mia sorella ha avuto un altro bambino e mi ha regalato ancora di più la voglia di vivere.

Negli ultimi anni mi sento cambiata, amo la vita, ho voglia di uscire, di ridere di parlare con qualcuno per ore, ho voglia di normalità.

In passato solo il pensiero di uscire ed incontrare gente mi nauseava, le battute della gente mi facevano male ora ho imparato a ridere su tutto e a farmi scivolare sopra ogni stupidaggine che prima consideravo pesante.

Finalmente ho scoperto cosa significa vivere e amo tutto questo, commetto tanti errori e sono felice di commetterli perchè questo vuol dire che stò vivendo.

Ora l'unico mio pensiero è l'amore mi piacerebbe avere qualcuno da amare e da cui essere amata ma non è semplice per me scoprirmi a tal punto da tirare fuori tutta me stessa e permettere a qualcun' altro di amare quel qualcosa che per ora non ho ancora scoperto nemmeno io.

Solo una volta mi sono aperta fino in fondo ad un uomo ma dopo ciò che è successo ho capito che a lui tutto ciò non interessava era solo interessato a portarmi a letto con lui e fingeva di interessarsi a me. Dopo quell'esperienza forse un po' mi sono bloccata ma stò lavorando anche su questo e visto che dicono che ognuno dik noi al mondo ha un anima gemella prima o poi la troverò anche io.

In questo periodo il mondo è immerso nella stupidità i ragazzi amano ubriacarsi e fare cose stupide, hanno perso il vero significato dell'amicizia e del divertimento genuino, quel divertimento che non dimentichi il giorno dopo quando è finito l'effetto dell'alcool ma te lo ricordi ancora anni dopo e puoi ancora ridere delle tue avventure.

Per me la vita non è fatta di tutto ciò e forse e per questo che sono considerata un po' diversa, non cambierò per gli altri io amo il mio modo di vivere la vita e sono convinta che prima o poi ci sarà qualcuno che la penserà come me.

Quando sono diventata abbastanza grande per fare le mie scelte ho deciso di dedicare la mia vita ai bambini, volevo ritrovare attraverso di loro la mia infanzia e ho fatto una scuola che mi permettesse di realizzare il mio sogno.

Un giorno durante una lezione di musicoterapia ci hanno fatto ascoltare dei brani e ci hanno chiesto di scrivere tutto ciò che ci venisse in mente senza riflettere.

La prima canzone era un brano di Alanis Morissette ed in quel momento sono state queste le parole che mi sono venute in mente:

perchè sorridere alla vita, è difficile sorridere in ogni situazione anche la peggiore.

Vivere, amare, la vita è fatta per sfidare la nostra integrità.

Urla per dire al mondo che esisti, che anche tu hai un piccolo ruolo in esso, tu sei una piccola parte del mondo che deve farsi ascoltare, TU CI SEI, TU ESISTI.

Urlare alla vita è un modo per viverla fino in fondo per darci un motivo per aprire di nuovo gli occhi il giorno seguente, noi ci siamo per un motivo seppur remoto o incomprensibile, esistiamo per un qualcosa”.

Non so perchè mi sono venute in mente queste parole, forse il mio stato d'animo in quel momento era già spinto in quella direzione e la musica mi ha dato lo stimolo per tirare tutto fuori.

Il secondo brano era “un senso” di Vasco Rossi e questo è quello che ho scritto:

un senso agli eventi, come darlo? Quanti perchè, perchè portare via persone che non lo meritano? Perchè restare soli? Perchè dover iniziare subito a camminare da soli?

Non ho mai dato un senso ad alcuni eventi che mi hanno fatto male e hanno cambiato la mia vita.

Mi sono detta che non si può rispondere a tutti i perchè, devo andare avanti, vivere per vedere cosa accadrà domani e forse alcune risposte arriveranno da sole.

Queste parole raccontano un po' la mia storia e forse stavo cercando di convincermi a non abbandonare mai il combattimento della vita.

Ora faccio il lavoro che ho sempre sognato, lavoro in un asilo nido, ho ritrovato la mia infanzia, la spensieratezza, ho riscoperto tutto quello che avevo represso per troppo tempo, ho riscoperto il sorriso e la bellezza della vita.

ziaannalisa 08/08/2011 08:49 656

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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ziaannalisa ha pubblicato in:

Libro di poesieSe tu mi dimentichi
Autori Vari
Le poesie che hanno partecipato al Premio di Poesia Scrivere 2011, con tutte le opere partecipanti ed i vincitori

Pagine: 208 - € 11
Anno: 2012 - ISBN: 9781471686214


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