'....Indossai l'abito da sera, raccolsi i capelli neri e ricci e li fissai -alla meglio- con una rosa scarlatta che rubai dal vaso di cristallo sul camino spento.
Niente trucco, solo un filo di rossetto. Non avevo niente con me, una spilla, una forcina.Niente di niente. Era stato tutto così improvvisato che non mi ero organizzata.
Lo conoscevo appena ma ero certa di sapere tutto di lui. Un feeling straordinario fatto di silenzio che irrompe. Che parla e dice molte più cose di una lunga vita insieme. Adesso era sotto ad aspettarmi. Chi lo avrebbe mai pensato quella mattina uscendo di casa? Era dunque questo l'amore? Una cosa che ti prende lo stomaco, e le reni, e le viscere, e l'intestino. Tutto. Ti prende tutto.
-Dove mi porterà stasera? - pensai- vorrei un locale tranquillo, dove parlare, conoscersi e non un posto rumoroso e chiassoso- .
Mi lasciai cadere sul letto, avvilita.
Temevo di essere tropppo brutta per lui. Il mio essere donna si ribellò prepotente e mi sovrastò per un lungo attimo.
Io, la manager.... così sempre di corsa, sempre a parlare di anima, di cultura, a cercare risposte filosofiche alle mie domande, non avevo mai messo in conto che un giorno avrei incontrato un uomo che avrei desiderato avere tutto per me. Avrei voluto che si accorgesse di me . E che per questo non basta un cervello, serve anche dell'altro. Mi agitai.
-Come accidenti funziona 'sta lampo?- Poi mi fermai. Smisi di litigare con la cerniera, sfilai il bellissimo abito di seta e rimasi in sottoveste. Mi rivestii, poi mi spogliai di nuovo. Pensai che tutto sommato la sottoveste era la cosa più carina del guardaroba (ne ero curiosa, non ne avevo mai indossata una prima di allora).
Così presi di nuovo la rosa che avevo posto tra i capelli e la poggiai sul seno, al centro, dove il pizzo della sottoveste che era stato di mia nonna si faceva più aderente, quasi mi accarezzava.
.Pensai - 'Tu sei folle, Dorothea, ma lui deve sapere da subito che non mi interessa apparire, io sono quella che sono dentro, e basta'.-
Non mi ero mai vestita 'da donna' prima di allora e mi sentivo quasi ridicola, con quei tacchi alti e sottili. Mi guardai allo specchio e all'improvviso ebbi la sensazione che quel pezzo di vetro si stesse innamorando di me. Mi piacevo, così. decisi che i sandali color madreperla ci stavano bene, con il lilla della seta.
Lo specchio mi guardava ancora, questa volta severmente. Che fosse geloso di me? Pensai che una vera signora dovrebbe scegliere l'abito da sera di Valentino, non una vecchia sottoveste di seta di sua nonna....
Ma così, così..mi piacevo da morire. Ero così semplice e la seta mi accarezzava la pelle facendomi sentire una principessa. Mi piaceva. Me ne vergognai e fuggii via dalla stanza.
Scesi le scale timidamente, titubante e quasi ad occhi bassi. Lui era i di sotto ad aspettare, passeggiava nervosamente. Non sei certo un adolescente.-si ripeteva con il pensiero - non è la prima volta.
Sollevò lo sguardo e mi vide... incantato, imbarazzato, incredulo. Io inciampai nel terzo scalino, lui sorrise e mi venne incontro, tesi la mano a metà scala. Il cuore gli batteva forte, era felice.
Fu in quel momento che la radio si intromise tra noi e iniziò a suonare quella che divenne la colonna sonora di tutta una vita: All by my self'. Ma noi non lo sapevamo ancora.
Il mondo si fermò e lui sorrise. Posò il bicchiere sul tavolo di cristallo, sii avvicinò e sussurrò con un filo di fiato: sei bellissima.
Cominciammo, in silenzio, a ballare.
-Dammi la medicina, Aurora, per favore-
-Cosa stavo dicendo? ah, sì. Quella notte, il mio bellissimo abito non lo vide nessuno, non salii più ad indossarlo perché non uscimmo di casa per due lunghi, meravigliosi giorni-
Aurora aveva gli occhi lucidi, le labbra leggermente increspate.
-'Signora'- disse con grande rispetto ed un filo di voce, quasi a non voler spezzare il dolce incantesimo che si era creato nella stanza - 'perché non riposa un poco? le farà bene-'...
-Si, cara. credo che adesso dormirò un pò-
Poi si mise su un fianco, a fatica,quasi rantolando. Restò così per tutta la notte.