Nella stalla scese una strana atmosfera di quiete e silenzio. Era percepibile solo l’ affannoso respiro della nuova venuta e il suo nervosismo. Difatti gli occhi della giumenta erano spalancati e si spostavano velocemente da un punto all’ altro nella stalla, alla ricerca di altri pericoli e di eventuali aggressori. Il suo arrivo aveva destato il vivo interesse di tutti gli stalloni presenti e li aveva in un certo qual modo acquietati.
Mark approfittò di quegli attimi per tentare di avvicinare la creatura, legata e impastoiata dallo sgherro per impedirne la fuga.
« Sta tranquilla!» esordì il ragazzo « Non ti voglio fare del male. Desidero solo aiutarti.»
La giumenta stronfiò nervosa e scartò di lato per quanto le fu possibile. I suoi fianchi tremarono vistosamente mentre osservava timorosa il giovane stalliere.
« Non ti faccio del male. Voglio soltanto strigliarti. Vedi?» domandò mostrandole la spazzola di crine che aveva tra le mani.
« Sta attento, Mark. Non fidarti!» raccomandò Gylldor scrutando con attenzione la giovane. « Guarda in che condizioni l’ hanno ridotta! Ha il pelo impiastrato di fango e di sangue. Povera piccola! Deve aver lottato fino allo stremo per non essere catturata» concluse Mark avvicinandosi ancora di un passo.
La giumenta soffiò, quindi, in un estremo tentativo di difesa, gli mostrò la temibile dentatura, ma lui ignorò la minaccia e, finalmente al suo fianco, l’ accarezzò, delicato ma deciso. Inutilmente lei tentò di sottrarsi al tocco indesiderato; la fune alla quale era costretta era troppo corta e le impediva di raggiungere e di mordere quell’ essere che la stava mortificando.
“ Sta buona! Mark non ti farà del male! Vuole solo aiutarti.”
L’ avvertimento dell’ unicorno giunse dolce e pacato nella mente della giumenta, che tese subito le orecchie e s’ immobilizzò, concentrando la sua attenzione su Gylldor e distogliendola dal ragazzo.
Mark ne approfittò per continuare a rabbonirla. “ Non devi aver paura. Noi siamo prigionieri come te e condividiamo la tua oppressione e la tua collera” le suggerì l’ unicorno. Lei scosse la testa. Il suo timore era percepibile, e Gylldor continuò la sua opera persuasiva permettendo così all’ amico di occuparsi delle ferite visibili sul manto.
“ Come ti chiami?”
La giumenta esitò, poi le venne naturale rispondere nello stesso modo: “ Il mio nome è Alyser” comunicò, rilassandosi leggermente sotto le dita di Mark che percorrevano con dolcezza la sua groppa senza procurarle fastidio o dolore.
« Le tue ferite non sono profonde» le disse lo stalliere « Vedrai che guariranno presto.»
Alyser guardò con aria stranita quell’ essere umano che le parlava con tono dolce e che forse non capiva, ma i suoni che emanava con la bocca a lei piacevano. Erano rassicuranti e le incutevano un senso di quiete. Compreso che non correva più alcun pericolo, la giumenta finì per rilassarsi del tutto e si sottopose con pazienza alle cure che il giovane le stava prestando. Mark avvertì il cambiamento e continuò con più solerzia.
«È inutile che le parli, Mark. Alyser non ti può capire. Lei ha un altro modo di comunicare.»
gli suggerì Gylldor.
« Alyser? Si chiama così? Che bel nome! E… forse è vero che non comprende ciò che dico, ma credo che intuisca che le mie intenzioni sono amichevoli. I suoi muscoli ora sono rilassati e il suo atteggiamento è più remissivo. O sbaglio?»
« Non ti sbagli, amico. Alyser è più tranquilla adesso, anche se credo che la rabbia che cova nel suo cuore sia paragonabile perlomeno alla nostra.»
Le mani di Mark trovarono i segni dei graffi inferti dalle creature maligne ai danni della giumenta “ Anche lei è stata avvelenata e ha subito la trasformazione!” pensò con amarezza lavando il sangue rappreso e disinfettando, quindi sospirò:
« Non comprenderò mai il motivo di tanta malvagità!»
« La lotta tra il bene e il male è sempre esistita da che mondo è mondo, e purtroppo esisterà sempre qualche Malefico che cercherà di detenere lo scettro del potere. Anche a costo di opprimere e di oltraggiare gli altri esseri viventi» esclamò Chrisell, apparsa all’ improvviso. La silfide sorrise alla giumenta, che la guardava con espressione sorpresa.
“ Non temere, Alyser. Ora sei tra amici, faremo di tutto affinché non ti accada nulla di male.” “ Tu… tu sei una creatura magica del regno silvestre!” le comunicò a sua volta “ Che ci fai nelle terre del male?”
“ Sono qui per aiutare tutti quanti voi a liberarvi dall’ oppressione del tiranno. Ma se vuoi riacquistare la tua libertà, Alyser, occorre che tu ti fidi e che collabori con noi. Sei disposta a farlo?”
“ Pur di tornare libera e nel mio mondo sarei disposta ad affrontare un esercito di creature maligne!” rispose con fervore.
“ Forse non sarà necessario arrivare a tanto. Ma ora rilassati, cara. Per facilitare la comunicazione tra te e Mark devo compiere un piccolo incantesimo. “
Chrisell mosse le mani in un gesto arcano e la giumenta ebbe appena il tempo di percepire il globo di luce blu che le avvolse il corpo. La sua bocca si spalancò, e appena l’ alone scomparve, emise alcuni suoni incomprensibili.
Chrisell annuì: « Ora sei in grado di parlare.»
« Cosa?» gli occhi della giumenta si spalancarono per la sorpresa, apparendo enormi.
« Stai parlando!» constatò Mark manifestando il suo entusiasmo.
« Alyser!» mormorò invece Gylldor, stupito e ammirato dalla visione di lei, che seppur pavesasse la lunga coda e la folta criniera ancora da riordinare, manteneva pur sempre un aspetto gradevole agli occhi del giovane unicorno.
“ Alyser” ripeté ancora tra sé volgendo lo sguardo altrove e tentando di nascondere ai presenti l’ improvviso disagio che gli aveva procurato la presenza di lei.
Sia Mark che la silfide percepirono il suo imbarazzo e si scambiarono un sorriso malizioso.
Progetti di fuga
La permanenza di Alyser nelle stalle occupate da Gylldor e curate da Mark fu sin troppo breve, con grande rammarico dell’ unicorno.
Purtroppo, appena Taresh si accorse del cambiamento della giumenta, ripulita e rifocillata e di quanto in apparenza si fosse assuefatta alla prigionia, ne decise il trasferimento in un’ altra postazione.
Gylldor avrebbe voluto intervenire, impedendo che la giumenta venisse allontanata, ma Mark lo trattenne con decisione.
Taresh, impegnato com’ era a trascinare la giovane recalcitrante, ignorò lo scatto e i muscoli tesi dell’ unicorno e ignorò anche i grugniti e gli sguardi ostili che giungevano dagli altri scomparti.
“ Gylldor, aiutami! Non voglio andar via!”
“ Sta tranquilla Alyser! Ti raggiungerò ovunque ti portino e ti libererò. Te lo prometto!” L’ ultima cosa che Mark e Gylldor videro dell’ amica furono gli occhi sbarrati dal timore e dalla disperazione.
Mark tentò di confortare l’ unicorno, che appariva rammaricato: « La ritroveremo presto, vedrai. Non dobbiamo perdere la speranza.»
« Spero solo che Alyser non si lasci andare allo sconforto e non reagisca alle provocazioni.» replicò l’ amico con aria afflitta.
« Alyser ha un carattere ribelle, ma sa benissimo a cosa andrebbe incontro se abusasse della pazienza dei suoi carcerieri. Vedrai che agirà con astuzia, proprio come faremo noi.»
« Hai già in mente qualcosa?»
« Qualsiasi cosa tu abbia ideato, deve essere elaborata alla perfezione.» intervenne Chrisell, apparendo all’ improvviso tra i due amici. « Non possiamo rischiare di essere scoperti per aver tralasciato un minimo particolare.»
« Certo, te ne avrei parlato alla prima occasione» replicò il ragazzo, un po’ risentito per essere stato ripreso.
Chrisell percepì la sua irritazione e gli sorrise: « Non prendertela, Mark. Non avevo nessuna intenzione di offenderti, era solo un’ esortazione a non trascurare nessuna possibilità.»
Mark annuì. Aveva avvertito la sincerità nel tono della silfide e si rilassò, ma Gylldor era ancora nervoso per ciò che era accaduto poco prima: « Dove la stanno portando? Perché non lasciarla qui?» domandò alla silfide.
« Probabilmente quel tizio esegue soltanto un ordine del re. Il sovrano avrà delle altre intenzioni nei suoi riguardi.»
« Che genere di intenzioni?» insistette l’ unicorno.
« Per quanto ho intuito la vorrebbe alla guida della sua biga durante la sfilata organizzata per i festeggiamenti.»
« Festeggiamenti?» ripeterono in coro i due amici.
« Sì! Il Malefico ha organizzato una manifestazione per festeggiare la sua ascesa al trono, e nella parata militare che ha previsto vuole mettere in mostra il meglio delle sue cavalcature. Alyser ha bisogno di essere addestrata e domata per questo compito.»
« Non avrei potuto occuparmene io?» domandò Mark demoralizzato. « L’ ho vista tanto spaventata.»
« Alyser se la caverà, vedrai! Io le starò vicina. Del resto, tu non avresti potuto addestrarla a una sfilata di tipo marziale, e il re è tanto puntiglioso e maniaco della perfezione che non tollererebbe sbavature durante la dimostrazione teatrale che intende dare al popolo.»
« E su di me che intenzioni ha? Mi ha catturato per tenermi rinchiuso qui per sempre?» domandò Gylldor con amarezza.
Chrisell gli si avvicinò, accarezzandone il manto: « Mantieni la calma, principe degli unicorni. Il re, insieme ad Alyser, ti considera il pezzo più prezioso della sua collezione, da sfoggiare e di cui vantarsi davanti ai sudditi e ai suoi denigratori. Ma il tuo carattere ribelle e la tua ostinazione lo hanno convinto ad agire con cautela finora. Malefico non si fida di te, Gylldor, e se vuoi entrare a far parte e a guidare la quadriga del re devi dimostrare la tua rassegnazione e la tua totale obbedienza. Solo così potrai uscire da questa stalla e ricongiungerti ad Alyser.»
« E solo così potremo sperare nella fuga» concluse Mark. « Non mi è difficile credere che Malefico abbia tanti nemici, ma tu hai parlato di denigratori. Vuoi dire che il sovrano potrebbe essere vittima di una cospirazione?» domandò Gylldor.
« Zephar è un tiranno, e come tutti i despoti deve stare attento a come si muove ogni singolo membro della sua corte.»
« Nell’ eventualità di una insurrezione potremmo approfittarne» disse Mark speranzoso.
Chrisell scosse la testa. « Non credo che i tempi siano maturi per un evento così disastroso per il suo regno.» La voce della silfide divenne all’ improvviso tentennante: « Ma… mi sono soffermata troppo e sento che la mia essenza ne patisce. Devo andare, ma fossi in voi non conterei su una simile possibilità. La maggior parte delle creature di questo regno è di natura malefica, e chiunque è un potenziale nemico per noi» concluse con voce ormai rotta.
La sua immagine tremolò per qualche istante, e i due amici si aspettarono di vederla svanire, come sempre, ma la figura della silfide riapparve in tutta la sua consistenza.
« Che ti succede, Chrisell? Perché quell’ aria spaventata? E perché non sei sparita?»
« Non lo so» rispose lei con un filo di voce. « Mi sento… mi sento poco bene. Non riesco a mettere in atto l’ incantesimo di occultamento. Non ne ho le forze.»
« Chrisell!» Mark, preoccupato, accorse a sostenere la fanciulla che barcollava vistosamente. « Mark!» urlò a sua volta Gylldor.
Tutto intento a prestare soccorso, a Mark sfuggì il richiamo allarmato dell’ amico.
« Mark!» ripeté l’ unicorno. « Stanno arrivando! Dobbiamo nasconderla!»
Il ragazzo tese i sensi in ascolto e percepì all’ istante un suono di pesanti calzari in avvicinamento che battevano sull’ impiantito. “ Nasconderla? E dove?” pensò Mark guardandosi intorno. Nel box non vi era possibilità di celarsi alla vista se non sotto un mucchio di paglia.
« Presto, portala qua» ordinò in modo concitato l’ unicorno ammonticchiando con le zampe una buona dose di paglia secca.
« Sta male!» esclamò Mark, sostenendo a peso morto il corpo riverso della silfide sulle proprie braccia. « Non possiamo fare altro che nasconderla, per il momento. Sbrigati, dannazione! Se la scoprono è finita!»
I due amici riuscirono a ricoprire la silfide sotto un ammasso di paglia qualche attimo prima della comparsa di Taresh e del suo compare Norok.
Mark s’ immobilizzò e assunse la solita aria da ebete, mentre l’ unicorno si posizionava in modo da coprire alla visuale degli sgherri il punto in cui si celava il corpo della giovane. « Credevate davvero di potermi prendere per il naso?»
Il tono autoritario e l’ atteggiamento minaccioso non facevano presagire nulla di buono, ma nonostante questo, Mark rimase impassibile, anche se il suo cuore aveva preso a battere all’ impazzata.
« Togliti di mezzo, imbecille!» sbraitò il gigante assestando una spinta tale al ragazzo da farlo cadere come un pupazzo inanimato sull’ impiantito.
Mark si morse le labbra per non urlare, ma la spalla che aveva urtato con violenza il pavimento gli doleva a tal punto da fargli lacrimare gli occhi. Si sforzò comunque di giacere nello stesso punto in cui era crollato, poi una serie di calci assestati nelle gambe e nella schiena lo indussero a gridare per il dolore.
« Li senti questi, stupido essere umano?» Taresh sembrava aver perso il lume della ragione e infieriva sul corpo del giovane stalliere a furia di calci e pugni, e probabilmente lo avrebbe ammazzato se non fosse stato per l’ intervento di Gylldor.
L’ unicorno, nel vedere il suo amico in pericolo, si volse e, imprimendo la massima forza ai muscoli delle zampe, assestò un colpo poderoso nelle terga del gigante. Taresh emise un grugnito degno della sua altezza e della capacità della sua gola, mentre Norok reagì a sua volta catapultandosi contro l’ unicorno e frapponendosi tra lui e il suo capo.
Il gran baccano provocato dalla rissa mise in allerta i Pegasi Oscuri ospitati nelle scuderie, e fu proprio in quel momento che il pandemonio scoppiò.
Mark, accortosi del pericolo di essere calpestata che la silfide correva, strisciò fino al punto in cui giaceva il corpo e la scoprì, rivelandone la presenza ai due sgherri.
« Lo avevo immaginato!» urlò Taresh facendo schioccare sulla parete la frusta e tentando di allontanare i due pegasi più audaci che, avanzando nonostante lo spazio ristretto, minacciavano di investire e di calpestare tutti i presenti.
« Mark» mormorò Gylldor « Approfitta della confusione e fuggi fin che puoi!»
Il ragazzo guardò con aria stralunata l’ amico: « Che stai dicendo? Sai che non lo farei mai! Non sono un vigliacco e non abbandonerei mai gli amici!»
« Ragiona, ti prego! Sei l’ unico che ha qualche possibilità, una volta fuori di qui, di nascondersi tra la folla. Una volta al sicuro potresti elaborare un piano per liberare anche noi due. Ti prego, pensaci!»
Mark scrollò la testa come a voler scacciare l’ idea, ma il dubbio che l’ unicorno avesse ragione si era già insinuato nei suoi pensieri. Nonostante ciò, tutta la sua attenzione rimase concentrata sulla figura appena visibile della silfide.
« Mark, ti prego! Fallo anche per lei! Non sottrarci l’ unica speranza che ci rimane! Vai, amico mio! Salvati, almeno tu!»
Il ragazzo si mosse a disagio. Sul suo volto era evidente la lotta interiore che sosteneva. Non ci fu più tempo di controbattere. Si ritrovò prigioniero tra i corpi possenti dei due pegasi e fu solo per un puro caso o per fortuna che non rimase schiacciato.
La poderosa spinta ricevuta lo costrinse verso l’ uscita del box e lontano dalla presa dei due sgherri.
Se anche Taresh e Norok si accorsero del pericolo di fuga, nulla poterono per impedirla, e Mark si ritrovò a correre a perdifiato, scansando e scartando una miriade di zampe e zanne minacciose, fino a che si ritrovò all’ aria aperta e poté tirare un sospiro di sollievo. Solo allora, sistemandosi la tunica, si ricordò dell’ ampolla affidatagli dalla silfide e per un attimo fu tentato di tornare indietro, ma il pensiero di affrontare i pegasi glielo impedì.
« Dannazione!» imprecò, allontanandosi a malincuore dalla scuderia, inseguito da una serie di grugniti e nitriti minacciosi.
« Te lo giuro Gylldor, te lo giuro Chrisell: non vi abbandonerò nelle mani di quei demoni!» Con una corsa a perdifiato, Mark raggiunse il sottobosco, quindi si dileguò nel folto.
Prigioniera
Inutilmente Gylldor impiegò tutte le sue energie in difesa della silfide. I due giganti erano troppo forti perché l’ unicorno, dal fisico ancora debilitato, potesse sperare di prevalere. Eppure, nonostante quella residua debolezza, Taresh dovette faticare non poco per raggiungere il corpo riverso della creatura silvestre.
« Lo sapevo, era un po’ che ti percepivo nell’ aria. Avvertivo un singolare alone di magia intorno all’ unicorno, subodoravo la tua presenza. Ma non potevo sperare di catturare una preda così interessante.»
Taresh prese tra le dita una ciocca serica dei lunghi capelli di Chrisell e si mise ad annusarla con aria deliziata: « Una creatura così rara, così diafana e delicata. Immagino la felicità del mio sovrano quando ti vedrà!»
« Non toccarla!» urlò Gylldor strattonando le corde che lo tenevano di nuovo impastoiato e rischiando di cadere « Non sei degno nemmeno di sfiorarla!»
« Oh, non temere! Non le farò del male. Comunque, hai ragione. Una silfide non è affatto una creatura adatta a un gigante come me, ma il Signore del male troverà sicuramente un ruolo che le si confaccia. In quanto a te» terminò con aria bellicosa e sollevando senza il minimo sforzo il corpo minuto tra le sue braccia « ti consiglio di startene buono se non vuoi che finisca male. E non sperare nell’ aiuto del tuo amico, d’ ora in poi sarai guardato a vista!»
« Norok» ordinò infine « Sei responsabile di questo unicorno. Tieni il tuo sguardo ottuso puntato su di lui e non abbandonarlo mai, qualsiasi cosa succeda!» terminò, volgendo le spalle e portando via la silfide ancora svenuta.
Chrisell riprese i sensi, attanagliata da un senso di nausea e di disagio infinito. Tutto si muoveva e dondolava intorno a lei, e la prima cosa che distinse furono gli occhi fosforescenti delle arpie fissi sulla sua figura. “ Dove sono?” si domandò per un attimo, ancora intontita. “ Sono prigioniera!” constatò amaramente tendendo le braccia alle sbarre che la circondavano per aiutarsi a sollevarsi. Ma la manovra non le riuscì, un po’ perché l’ altezza della gabbia in cui era stata rinchiusa non le permetteva di stare ritta, ma soprattutto perché le sue mani non solo erano state fasciate in bende molto spesse, ma erano anche legate in un modo tale che non riusciva ad avvicinarle. Chiunque fosse il suo aguzzino si era dimostrato previdente, impedendole di poter usare la sua magia, che si attivava solo grazie ai gesti arcani che solo lei era in grado di fare.
Chrisell sospirò, e considerato che il pavimento era piuttosto instabile, perché la gabbia era sospesa nel vuoto e dondolava, si accosciò di nuovo in un angolino e lì rimase, con le braccia appese come in croce.
Avrebbe pianto. Era nei guai e non vedeva via d’ uscita. Scrutò intorno a sé e si accorse di trovarsi in un vasto ambiente. Dalla posizione in cui si trovava riusciva a distinguere le colonne marmoree e le volte a ogiva che adornavano il soffitto, mentre del pavimento coglieva soltanto qualche bagliore emanato dal suo essere tirato a lucido. Però riusciva a distinguere molto bene il brusio emanato dalla gente che affollava la sala. “ Per tutte le stelle! Sono nella sala del trono! Dunque, prigioniera di Malefico!” realizzò intimorita. La fama truculenta di quell’ ambiente aveva superato i confini del regno ed era giunta fino agli abitanti del bosco.
« Chi sei, mia candida colombella?» Chrisell si volse al suono della voce profonda che la stava apostrofando con tono mellifluo.
« Da dove vieni, fanciulla? No! Non me lo dire! Scommetti che indovino?»
Chrisell si ritrovò a specchiarsi negli occhi di ossidiana del sovrano del male e rabbrividì, suo malgrado.
« Sei una creatura silvestre e arrivi dal regno limitrofo, di cui non ho ancora avuto il tempo di occuparmi e che è dominato dalla Dama del bosco. Bene! Bene! Il nostro primo incontro è stato breve ma intenso, e riconosco che tra me e lei ci sono state delle piccole incomprensioni.» Il pensiero del Signore del male tornò allo scontro avvenuto tempo addietro, quando lui stesso tentò di conquistare il regno silvestre e gli venne impedito dai poteri magici e dall’ energia arcana della dama.
Il re sorrise ammirato al ricordo di lei. In quella occasione era rimasto impressionato dalla sua bellezza e dal suo carisma. Quella volta Malefico aveva subito una bruciante sconfitta e si era dovuto ritirare, tuttavia non aveva mai rinunciato a conquistare sia il cuore della dama che le terre che lei dominava.
“ Un giorno sarai mia!” le aveva promesso in un dialogo silenzioso.
“ Piuttosto, morta!” aveva risposto lei.
Malefico tornò al presente: « Ho sempre sperato di poter rivedere la tua signora, e ora, per merito tuo, forse questo mi sarà possibile.»
« Quelle terre ti sono state interdette!» si lasciò sfuggire incautamente la silfide « La mia signora ti ha sempre impedito di mettervi piede!»
I cortigiani rumoreggiarono aspettando la reazione del sovrano. Malefico scese dal trono con calma ostentata e le si avvicinò. Chrisell si morse la lingua. Dall’ espressione gelida del re intuì di avere osato troppo e di essere stata troppo avventata. Poi, quando lui le fu vicino, rimase impressionata dall’ altezza e dalla sua prestanza e, in confronto, non poté che sentirsi un fuscello.
Lui allungò un dito attraverso le sbarre e tentò di sfiorare la pelle della prigioniera. Ma Chrisell si ritrasse per quanto le fu possibile, e il sovrano sorrise in modo paterno.
« Sei piccola e tenera, oltre che coraggiosa. Proprio un bocconcino prelibato per le mie amiche con le ali.» Il suo tono era volutamente suadente, ma lo sguardo si posò in modo significativo sulle arpie rinchiuse a poca distanza.
Quasi avessero inteso le parole, gli arcani rapaci emisero i loro versi sgradevoli, lanciando occhiate bramose sulla prigioniera. Il cuore di Chrisell prese a battere all’ impazzata.
Il re, seppure continuasse a sorriderle nel suo modo subdolo, le aveva appena prospettato una morte orribile.
« Ma tu sei fortunata, colombella! Quest’ oggi mi sento particolarmente magnanimo e ti perdono la tua impudenza» affermò, riuscendo a sfiorarle con un artiglio la pelle serica di un braccio e procurandole così la pelle d’ oca.
« Sarà forse perché la tua essenza delicata m’ ispira tanta tenerezza. Per questo voglio offrirti un’ ottima opportunità che, se sarai furba, prenderai al volo, piccola cara.»
Il re fece una pausa, pur continuando a squadrare la prigioniera.
« Ho sempre sognato di avere accanto una consorte dal carattere forte e deciso come quello della tua signora. La Dama del bosco è una donna incantevole e possiede dei poteri magici che, sommati a quelli miei, ci renderebbero padroni del mondo. E non parlo solo della dimensione arcana nella quale viviamo, ma addirittura potremmo pensare di conquistare quella terrena. Mia cara fanciulla» sospirò in modo plateale « non trovi sia un progetto straordinario?» concluse, ritornando sul trono.
« In poche parole, se mi aiuterai avrai salva la vita e potrai continuare a servire la tua signora; in caso contrario, sai la fine che ti aspetta. Pensaci, fanciulla!» le suggerì, quindi si dileguò in un gran rotear di mantello.
Chrisell rimase come di sasso. Quel demonio le chiedeva di ingannare la persona che considerava maestra di vita e modello esemplare. Non una semplice regina a cui dovere ubbidienza, ma piuttosto una dea. E ora, per aver salva la vita, lei era costretta a deludere e a tradire la fiducia del suo idolo. La silfide sentì le lacrime pungerle gli occhi e strinse le palpebre per trattenere un pianto a dirotto.
Le arpie avvertirono la sua disperazione e sghignazzarono, immaginandone forse l’ imminente, atroce fine.
Il fuggitivo
Da quanto tempo stava correndo? Mark non avrebbe saputo rispondere. Forse solo pochi minuti, o forse erano ore che cercava di sfuggire alla cattura.
Appena messo piede fuori dalle stalle si era accorto di decine di occhi malevoli che seguivano ogni sua mossa, e allora si era dato a una fuga ancor più precipitosa. Alle sue spalle, una decina d’ inseguitori, per fortuna senza cavalcature, altrimenti la sua corsa disperata sarebbe durata una manciata di secondi appena. Con il cuore che batteva all’ impazzata, Mark si buttò tra i campi coltivati di erbe e cereali.
A volte le coltivazioni erano talmente alte da riuscire a nasconderlo alla vista, a volte gli toccava piegarsi in due per riuscire a rendersi invisibile.
Ben presto la fatica e l’ affanno divennero insostenibili. Avvertiva di essere ormai a corto di ossigeno e di energie, e per questo occorreva che trovasse urgentemente un nascondiglio. Per sua fortuna, il folto del bosco non era poi così lontano, e cercò di incoraggiarsi da solo: “ Forza! Fallo per te e per i tuoi amici. Fallo per Chrisell, che di certo sarà stata scoperta e imprigionata. Sei la loro sola, unica speranza di salvezza. Corri ragazzo, corri!” si disse attingendo alle ultime stille di energia, e poi, all’ improvviso, si trovò immerso nella boscaglia.
Alle sue spalle scese un gelido silenzio, e Mark si volse per accertarsi del motivo.
Perché a un tratto gli sgherri avevano rinunciato a seguirlo? Cosa si celava di così terrificante in quel bosco da indurre quelle creature maligne a lasciarlo andare?
Mark ignorava il fatto di essere ormai entrato nel regno della Dama Silvestre. Terre considerate aliene e ostili dai miliziani di Malefico, che solo per questa ragione si erano bloccati al limitare della radura.
Il ragazzo rallentò la sua corsa e cercò di riprendere fiato avanzando con passo più prudente. Quel bosco, quegli alberi apparivano strani, e l’ aria stessa che si respirava sembrava rarefatta. Una lieve nebbiolina avvolgeva i dintorni, mentre un silenzio alquanto anomalo aleggiava tra i rami. Nessun cinguettio, nessun fruscio. Dov’ erano finiti gli uccellini e ogni altro abitante silvestre? Persino la vegetazione sembrava immobile, in sospeso, come in attesa di qualche evento improvviso, e il cuore di Mark riprese a battere come impazzito.
La forte emozione gli serrò la gola. Da chi o da cosa avrebbe dovuto difendersi da lì a poco? Si mosse ancor più circospetto mentre le brume venivano spazzate via da una folata improvvisa.
Mark si bloccò all’ apparire di una figura evanescente che prendeva consistenza in modo graduale. Il sudore che impregnava la tunica che indossava si fece gelido e si appiccicò in modo fastidioso sulla pelle della schiena.
« Non temere! Qui sei al sicuro» gli suggerì una voce celestiale.
« Chi sei?» balbettò il giovane arretrando d’ istinto.
« Sono la signora di queste terre. Mi puoi chiamare fata Silvestre, se vuoi» gli rispose lei.
« La Dama del bosco!» l’ esclamazione di sollievo fu quasi un grido, e la dama sorrise, mentre intorno il bosco riprendeva vitalità.
Mark guardò con ammirazione quella splendida figura femminile avvolta in una veste ampia, lunga sino ai piedi nudi, impalpabile. In quel momento una lieve brezza smuoveva il tessuto intorno alla silhouette longilinea della creatura, così come smuoveva i serici capelli, inanellati in riccioli di un colore dorato.
La dama era bellissima. Di una bellezza diversa rispetto a quella delicata e fanciullesca di Chrisell, più adulta ma altrettanto affascinante. E poi aveva una voce dolcissima, dal tono suadente.
« Chrisell mi ha parlato di te. Mia signora, sono felice di averti incontrata.» L’ entusiasmo di Mark per quell’ incontro si smorzò subito in una profonda preoccupazione, « Devi aiutarmi! Malefico ha imprigionato Chrisell.»
« Lo so! Quella benedetta fanciulla si è dimostrata molto imprudente ed è riuscita a mettersi nei guai. Avrei dovuto non affidarle un compito così complicato» concluse amaramente.
Il volto di Mark si fece rosso mentre avanzò di qualche passo con impeto: « Non è stata colpa sua! Ti posso assicurare che Chrisell ha messo tutto il suo impegno nel cercare di proteggerci e di aiutarci. Ma qualcosa è andato storto. La sua essenza magica ha attirato l’ attenzione di quelle creature maligne, siamo stati scoperti proprio mentre stavamo elaborando il nostro progetto di fuga.»
Silvestre inarcò un sopracciglio scrutando a fondo negli occhi di Mark e gelando ogni altra reazione.
« Calmati. Non occorre che ti agiti così, anche se noto che perori la sua causa con grande trasporto. Posso sapere quale sentimento ti lega a lei?»
Il ragazzo arrossì ancor di più: « Siamo… siamo amici. Grandi amici» rispose, sempre più confuso.
La Dama del bosco non smise mai di scrutarlo, lui ebbe l’ impressione di essere scandagliato in ogni fibra del suo essere.
« Mi auguro davvero che si tratti solo di amicizia. In caso contrario sarebbe un disastro per voi due.»
Mark abbassò lo sguardo. Non aveva il coraggio di confessare che in realtà si era innamorato di quella fanciulla delicata e nello stesso tempo tanto coraggiosa. Lui la trovava incantevole, ed era quasi certo che il suo sentimento fosse corrisposto, ma per il momento doveva mettere da parte le sue emozioni e pensare invece al da farsi per liberare Chrisell e l’ unicorno.
« Mia signora, cosa possiamo fare adesso? Voglio dire, Chrisell e Gylldor sono nelle mani di Malefico, e io avrei bisogno di un consiglio. Cosa posso fare per liberarli?»
Il soprannome del tiranno piombò come una scure tra di loro e, come per incanto, il bel volto della dama si oscurò. Un gelido silenzio calò intorno, mentre l’ incantevole figura femminile si mosse, per la prima volta a disagio.
continua...