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In una delle desolate periferie fiorentine, piazza Dalmazia, passa un canale che, senza dire niente, va verso l’Arno. Un tempo c’erano piccoli orti, curati da gente del posto, relitti della “cultura contadina”; poi la modernizzazione degli amministratori ex-contadini li ha fatti sparire, lasciando al loro posto il vuoto, il nulla. Due grigi muri di contenimento e un filo d’acqua d’estate, un po’ di più in inverno, che scorre come su un’autostrada, trascinando lattine. Poi ultimamente l’amministrazione si è un po’ addormentata, ha trascurato la “manutenzione”. L’assenza dell’amministrazione può fare miracoli. La natura ha cominciato piano piano a riprendersi; dalla tabula rasa del fondale hanno cominciato a crescere piante selvatiche, timidamente, disordinatamente; tanto non vale la pena darsi troppo da fare, visto che prima o poi tornerà l’amministrazione. Invece è passato del tempo ed ho assistito ad un prodigio. In un punto vicino alla piazza è cresciuto un vero e proprio boschetto di canne; erba e piante rampicanti (chissà dov’erano) si sono fatte coraggio e tutti insieme hanno inventato una piccola oasi, uno scenario semplice ma suggestivo, anzi, visto il contesto intorno, commovente. Sì perché non è finita qui: sono arrivate anche le anatre selvatiche, che si sono stabilite nel boschetto, passando la giornata nel piccolo laghetto che si è formato. Ho visto la gente del posto incredula a guardare uno scenario così semplice, suggestivo e soprattutto venuto dal nulla. Sembrava di essere in una ridente cittadina olandese. Qualcuno ha pensato di portare un paio di panchine e piano piano è diventata una consuetudine per molti sedersi lì ad ammirare i giochi delle anatre. Così anche la gente è entrata a far parte dello scenario e si è creato un minuscolo, spontaneo, armonico giardinetto, un giardinetto insolitamente animato, vivo, vero. Tutta la piazza si è addolcita per questo suo angolo e tutto questo senza spendere una lira. Viene spontaneo fare confronti con i costosi e pacchiani “arredi urbani”, che l’amministrazione ogni tanto esibisce, che per fortuna incuria e vandalismo tolgono di mezzo rapidamente. Decisamente troppo per l’amministrazione, che, forse nel timore di perdere il controllo su quella briciola di periferia, ha pensato bene un bel giorno di riprendere le dimenticate manutenzioni. Davanti a pensionati sbigottiti, una fiammante, enorme ruspa è scesa nel greto, per la cd "messa in sicurezza". Con la pala, larga quanto il piccolo canale, ha raso al suolo tutto in circa tre minuti. E pensare che c’erano voluti almento cinque anni. Nessuno ha aperto bocca: nemmeno io, nemmeno le anatre, in fila dignitose, immobili sulla piana fangosa a guardarsi intorno; poi sono sparite, chissà dove, forse a farsi sparare nelle campagne intorno. Tutti siamo stati lì a guardare inebetiti, come fosse stata una sciagura naturale. Certo necessità di sicurezza idrogeologica non saranno mancate. Ma non mancano neanche in Olanda, dove piccoli canali come questo sono pieni d’acqua e usati, se non per comunicazioni, quantomeno come giardini acquatici. Ma forse l’Arno presenta problemi più complessi dello Zuider Zee, problemi tecnici che gli olandesi non si sognano nemmeno e che richiedono interventi duri, con il bisturi. "A Firenze ‘un si scherza, nini!" Amministrazione con le pale!
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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