Ricordo come fosse ora quando, ancora poco più che bambini io e i miei amici, organizzavamo le partitelle al pallone, sotto il sole cocente della Sicilia, partite che avevano questo di particolare: erano più belle e spettacolari prima che iniziassero, perché dapprima occorreva trovare un pallone che non fosse sgonfio e bucato, e questa non era mai una cosa facile.
Dopo bisognava trovare il campo su cui giocare, ed era un’ altra ardua impresa.
A volte giocavamo nel campetto della nostra scuola che, però, non si poteva utilizzare in orario extrascolastico e bisognava giocare con un occhio rivolto alla palla e un altro al portone della scuola per controllare che non uscisse il bidello che, con tono minaccioso, ci avrebbe cacciati dal campo.
Ovviamente la rete della recinzione era stata preventivamente e opportunamente bucata e predisposta per le fughe improvvise.
E’ incredibile come ancora adesso, dopo oltre mezzo secolo, sogno spesso di fuggire dal quel campetto inseguito dal tremendo bidello del quale non ho mai dimenticato il nome.
D’ estate andava un po’ meglio.
Dopo la mietitura ci impossessavamo di un campo di grano trasformandolo in un campo di calcio.
All’ inizio la ruvida stoppia graffiava a sangue le nostre gambe ancora delicate; era, però, sufficiente un goal per lenire e dimenticare qualsiasi dolore.
Al posto delle porte mettevamo due pietre e a volte stabilire se la palla fosse dentro o fuori era come pretendere di indovinare un terno al lotto.
Allora cominciavano liti furibonde e interminabili sul goal- non goal: Non avevamo la moviola e non c’ era neanche il VAR!
Protagonista di quelle partite era Totò, un amico d’ infanzia che aveva il goal nel sangue e quando volevamo invalidarne qualcuno, si metteva a imprecare contro la “ disonestà della vita”. Questa, da fervido credente, era l’ unica quasi- bestemmia che si poteva permettere.
Totò aveva ragione, la vita con lui è stata effettivamente disonesta dato che è stato costretto a lasciarla prematuramente stroncato da un male, come si usa dire, incurabile.
E ora mi piace immaginarlo mentre discute con San Pietro che vorrebbe impedirgli di organizzare una partitella anche lassù per potere segnare uno di quei suoi incredibili goal con i suoi fulminanti scatti sotto rete.
Totò diceva sempre che nessuno sapeva fargli i passaggi goal come glieli facevo io.
Per questo mi piacerebbe tanto, quando scoccherà la mia ora, poter giocare una partita insieme a lui, sperando che San Pietro sia più comprensivo del terribile bidello, incubo, non ancora rimosso, della nostra infanzia.