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Il treno dei desideri

Ragazzi

Il treno correva veloce lungo i binari che separavano le storie dei due ragazzi.

Erano trascorsi ormai anni da quando i loro rispettivi genitori li avevano fatti conoscere, quasi forzatamente, come avviene quando due adulti separati, che tentano di rifarsi una vita, cercano di propiziarsi la nuova unione coinvolgendo i figli, nella speranza che l’eventuale sintonia tra di loro, possa essere interpretata quale segno positivo volto a mettere a tacere i loro sensi di colpa, per il naufragio dei loro precedenti legami.

Il più delle volte questo avviene inconsciamente ma, senza rendersene conto, i genitori che si dividono, tendono a sobbarcare i propri figli di quelle responsabilità che loro stessi non hanno avuto il coraggio di assumersi e Daniel e Fabianne questo lo sapevano molto bene. Daniel era figlio di lui mentre Fabianne era figlia di lei, entrambe avevano alle spalle l'esperienza di furibondi litigi dei quali oltre ad esserne passivi testimoni, erano anche stati vittime innocenti.

Le affrettate quanto premature relazioni, sovente, nella loro acerba inesperienza portano, al loro interno, il seme dell’illusione che il futuro possa sistemare ciò che il presente non sa risolvere. All’inizio Daniel e Fabianne non si potevano neanche sopportare, benché avessero molte cose in comune, tra cui la passione per i libri ed una innata predisposizione a suonare la musica ad orecchio, così, semplicemente ascoltandola una volta e poi ripetendola esattamente come l’avevano sentita, senza l’ausilio di alcuno spartito.

Con il passare del tempo tra loro si venne a creare quell’affiatamento tipico di chi sa cosa si prova a vivere determinate situazioni, di chi sa cosa vuol dire desiderare, dal più profondo, di ammutolire inutili quanto sterili polemiche.

Fu cosi che i due ragazzi cominciarono a guardarsi sotto una nuova luce, vedendo l’uno nell’altro un confidente capace di capire la lingua parlata da chi, per necessità, è diventato sordo alla sofferenza, sperando in tal modo di zittire anche gli urli nati dalle dispute altrui.

Daniel divenne molto protettivo nei confronti di Fabianne che dal canto suo era ben lieta di essere finalmente presa in considerazione, cosa che sua madre non aveva mai fatto, reputandola semplicemente una ragazzina con mille grilli per la testa.

Capitava che si aiutassero a studiare e che trascorressero interi pomeriggi a leggersi i passaggi dei libri che avevano particolarmente colpito la loro sensibilità.

Gli amici li vedevano come punti di riferimento, insieme erano una forza, avevano una carica di simpatia tale alla quale neanche il più accanito dei musoni avrebbe saputo resistere.

Un giorno Fabianne tornò a casa in lacrime, ma per non farsi vedere, corse subito in camera sua. Ovviamente sua madre non si accorse di nulla, occupata com’era a prendersi cura della sua carriera, ma a Daniel la cosa non sfuggì.

Bussò alla porta e non ricevendo risposta, la aprì: Fabianne era sdraiata sul letto, con la faccia piantata nel cuscino, nel tentativo di soffocare il pianto. Daniel si sedette accanto a lei e carezzandole i capelli le chiese cosa fosse successo: “Dimmi chi è stato a ridurti così, che lo concio per le feste”. Tra singhiozzi e lacrimoni lei rispose: “Pensavo che Roger mi amasse, ed invece si è preso gioco di me. Non ha perso tempo, lui che mi professava la sua eterna fedeltà, a rimpiazzarmi con quella che diceva essere la più antipatica della scuola. Figurati se gli fosse andata a genio, che cosa sarebbe successo?!”

“Non piangere, Fabianne, non ne vale la pena, lo sai come si dice, no? Chi non ti ama non ti merita”, ed in quel momento le parole rimasero come sospese nell’aria, per poi volteggiare attorno ai loro sguardi che per la prima volta andavano oltre al loro rapporto di fratellanza acquisita. Era come se il resto della stanza fosse scomparso, era come se al mondo ci fossero solo loro due: nel silenzio più assoluto il battito dei loro cuori risuonava insieme alla leggerezza dei respiri che all’improvviso si unirono in un'unica e totalizzante apnea che tolse il fiato ad entrambe, regalando loro un attimo di completo abbandono.

Fu in quel momento che la madre di Fabianne irruppe nella stanza e li sorprese, andando su tutte le furie … forse perché nel vederli così giovani, innocenti ed innamorati, si ricordò con rammarico di come era stata anche lei, un tempo, quando ancora nell’amore ci credeva. Decise pertanto di suo arbitrio che quella storia non avrebbe potuto funzionare e che anzi avrebbe dovuto essere troncata sul nascere. Con il padre di Daniel optò quindi per una drastica quanto definitiva risoluzione: mandare Daniel e Fabianne in due collegi differenti, distanti centinaia di chilometri l’uno dall’altro.

Mentre Fabianne guardava il panorama scorrere speditamente fuori dal finestrino del treno, misurava, con il metro della nostalgia, la lontananza che la separava dall’unica persona che l’avesse mai veramente amata, paragonando la sua vita alle montagne russe: dove la folle corsa degli eventi le aveva inizialmente impedito di distinguere quello che realmente voleva.

Un po’ come quando si osserva sfrecciare velocemente un paesaggio che, nel rallentare, da una macchia indefinita di colore, comincia a prendere pian piano la sua forma precisa, chiara e ben delineata.


Chiara Vacchieri 09/02/2011 10:20 1259

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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