Nel Bosco il calpestio dei piedi desta in gentili scricchiolii, e un soffuso vento sulle cime delle querce è come un canto impercettibile che sospira. E le verdi foglie si prodigano ad ossigenare l’incanto.
All’ombra di quei verdi rami saltellano giocose capinere e merli sbirciano da lontano emettendo fischi come volessero chiamare il loro amore. Tonfi di ghiande cadono dai rami creando un stratosferico rumore a salutare madre terra ma, quei tonfi a volte in quel silente spazio, fa sussultare di paura il cuore.
Nel silenzioso bosco ogni visione, ed ogni fruscio di rami appare come un rimbombante suono ad alternare favole all’ anima e purificarla facendole indossar la veste di ogni particella vegetale e sognando di quel sogno vive. In lontananza fra rami colorati dalla stagione autunnale si intravedono figure strane a mitizzarsi con l’ ambiente ad apparire, gnomi, maghi, folletti e sagome umane e farfalle colorate ad alternar immagini che incuriosiscono mentre lentamente avanzo in quei viali a tratti brevi o spazi circoscritti ed ogni minimo dettaglio m’ appartiene. Oggi torno con la mente in quei luoghi e quei tempi lontani dove andare per funghi era naturale vivezza, posti che davano il buon’umore ed oggi ancora ne ho un buon ricordo enfatizzando la loro bellezza naturale, in quei luoghi dove ne fui testimone oculare. Gioivo in quei boschi ove viandante ogni anno mi preparavo a ritornarci per la stagione dei funghi e fra
luci ed ombre ne osservavo l’ ambiente e la diversa vegetazione nei sottoboschi ricolmi di flora, ed imparai a riconoscerne lo splendore ad apprezzarne l’importanza e di quell’abito verde gli occhi riempivo beandone. Dal tepore e il profumo emanato dal macero fogliame vi scoprii il prolificare della vita e dell’ amore e camminando su quel tappeto di foglie e rami secchi udivo il tonfo dei miei passi che m’accompagnava all’avventura, mentre strane figure apparivano e scomparivano fra riverberi di ombre che a volte mettevano paura per accorgersi che, era solamente suggestione, erano rami rinsecchiti caduti sul terreno si intrecciavano con rovi, felci e agrifogli e tante bacche rosse a contornar cespugli.
Scoiattoli ruminanti contornavano quel mondo fiabesco e solitario, la mia presenza destava curiosità a quei piccoli abitanti impauriti dileguandosi veloci. Incanto fra verdi spazi ambrati steli di erba e piante rigogliose con la testa protesa a sbirciare orgogliosi le alte fessure ove penetrava il riverbero del sole. Visioni ad emozionare il cuore e silenziosa sedevo su un vecchio tronco d’ albero e per non destare l’incanto a codesta magnificenza del creato restando stupita della sua loquace parvenza ed a essa m’ inchinavo. Betulle e campanule dalle corolle erette fra le felci prepotentemente spuntavano appariscenti per riempirne l’ immagine. Ragni colorati ed insetti erano cordiali abitanti e sulle foglie verdi lievi si ponevano quasi impercettibili per non farsi notare. Funghi dai colori variopinti e bacche si confondevano. Fiabe romantiche e surreali, gnomi, elfi, principi e principesse in fantasiosa inventiva fermentavano la mente.
Le talpe foravano la terra di lunghi cunicoli in cerca di radici da mangiare il sotto terra sembrava groviera da mangiare.
Sensazioni veritiere a destar buone preposizioni, qui la paura arranca e si dilegua a contatto con l’amata terra, ed ogni foglia emana un respiro per farci innamorare.
Ad un tratto una tortora saltellando sbircia fra le foglie raccogliendo qualche seme caduto al suolo si prepara al pranzo andando alla ricerca di frutti selvaggi che ornano cespugli.
La tortora in quell’ ambiente saltellando si rallegra, e nel vedermi si posta su un ramo e smuovendo la testa saluta non teme la mia figura e s’avvicina, continuando a guardarmi come volesse per me danzare in fondo in fondo la mia ombra le appare statica e silenziosa non si muove. Continuando a Saltellare allegramente ammortisce la paura, potrei anche accarezzarla quanto mi è vicina, oppure muovendomi impaurirla ed indurla a fuggire, ma, adoro la sua danza d’amore che compiacente vuol conquistare il mio cuore. Vuole fidarsi e ne apprezzo la forza il coraggio ed un pensiero nella mia mente dilaga noi umani diffidiamo anche di noi stessi, invece la piccola e indifesa tortora avanza su quell’ ombra ambigua e sconosciuta. Ah la natura è una grande professoressa e noi alunni dovremmo apprenderne l’ operato.
La tortora svolazza come se volesse divenir la mia migliore amica!
Con il suo canto vuol rubare la mia attenzione ed io per non deluderla immobile mi diverto ad ascoltarla ma ad tratto un rumore viene ad interrompere quel lieve dialogo di cuore quella dichiarazione d’ amore, un farfugliar di foglie a destare paura alla tortora che fugge, lasciandomi sola e disperata in quel posto di streghe, maghi e fate, lei ha conoscenza di ciò che nasconde quell’ incantato luogo e quel che sotto alle verdi e gialle foglie si nasconde. Un viscido strisciar a tratti compare e scompare sopra le foglie secche creando un contrasto di stridenti note, ove l’ incerto s’ avvicina e l’intuizione fa dà padrona; una vipera! Ed ecco arguta e dinamica davanti agli occhi, lei mi guarda ed io la guardo, impaurite ci osserviamo, potremmo fidarci oppure ignorarci. A la pelle viscida e la testa piatta nera e marrone un triangolo ben fatto e due piccoli occhi. Un Aspide vipera temuta per il suo potente veleno mortale. Vorresti pungermi e ti comprendo ed io prenderei un bastone per abbatterti come i fagioli per farli uscir dal guscio, attimi infuocati quasi irresponsabili ma prevale la ragione non sono capace di uccidere e tu continui a guardarmi hai paura, non so se ti fidi cosa posso fare per fartelo comprendere che non voglio farti niente mi domando; avrai una famiglia da sfamare? sarai sposata? Avrai tante cose da fare? Oppure sei una vagabonda. Ad un tratto fai girare la coda come una girandola festosa a destra e sinistra poi la sbatti a terra come se volessi dir qualcosa e dalla bocca soffi sul mio piede, trattengo il fiato ma il cuore impazza di paura e finalmente hai compreso che non voglio farti del male e tu non vuoi farne a me, giri la testa e strisci prendendo altre direzioni. Riprendo la calma e deduco che la vipera agisce per paura, proteggendo la sua vita da chi a volte la calpesta. Folate di vento arrivavano fin dove sono seduta e incantata da quel lieve soffio che sono carezze di vita un mondo diverso dal mio solito vivere. Luogo reale a donare allo spirito elevate e serene odi musicate dalla natura per noi umani e pensieri positivi e prepositivi scacciano la solitudine sostituendola con fertili radici di anima e cuore, visioni a donar la vera vita ed emozioni a raccontarsi di quel delizioso viaggio ogni dettaglio. Oh le formiche piccole e laboriose amiche della terra ad ogni movimento e azione non passano inosservate e con piacere il loro vivere m’ attrae. Formiche a difendere il cibo che trasportano a volte anche in gruppi. Sono un popolo che si ama, proteggendosi una con l’altra formando eserciti o colonie dove abitano svariati ceppi famigliari con figli, nipoti e pronipoti, paesi e città a secondo il numero sociale. Tolleranti e parsimoniose si scambino favori e saluti con altre colonie di territori limitrofi. A volte inceppano in qualche formica più prepotente che le ruba il cibo e la poverina deve ricominciare a cercarsi il boccone per trasportarlo nel granaio ove lo deve riempire per passare il freddo inverno. La benevola formica con grande tolleranza perdona e va oltre, in altri luoghi a prelevar altro cibo. Le formiche non amano far la guerra è un popolo di pacifisti e hanno il loro motto;
Vivi e Lascia Vivere! Tutti conosciamo il detto e lo apprezziamo. Le formiche come esseri viventi non sono molto apprezzate nell’albo geologico del regno animale sono piccole e insignificanti e vengono calpestate e distrutte anche dall’ uomo con mezzi agricoli i formicai vengono rasati al suolo ma con parsimonia loro costruiscono nuovi paesi e città..
Piccole e pazienti avremmo tanto da imparare la loro. Dio creò l’universo e la terra, ed a ogni essere vivente diede la sua importanza inserendoci nel ciclo vitale del mondo e alla natura diede il suo compito. Non dovremmo mai distruggere ciò che ci appartiene così facendolo interrompiamo il ciclo vitale e tutto ciò si ripercuoterebbe contro la terra e contro di noi appunto avvengono disastri metereologici, terremoti, maremoti inquinamento e ciò che è di naturale che all’ uomo le allungherebbe la vita.
In questo luogo incantato anche i calabroni sembrano vogliano danzare ed accarezzare le foglie facendole gioire, con delicatezza e modi festosi.
Saltella un anima gentile un piccolo scoiattolo, uno scricchiolino dal lungo pelo a far la festa gioca sulla mia ombra, saltella con agile destrezza, fra un ramo e l’altro a mangiar qualche nocciola selvatica e godersi la mia presenza, figura a lui sconosciuta. Scoiattolo dal pelo fulvo con un ciuffo sulla coda come portasse l’abito di una Dama. Ramo su ramo armonizza la danza nel suo ambiente e dondolandosi s’allontana facendo ritorno nella sua casa...
Un tambureggiare sul legno un battito continuato desta il mio sguardo più in là appoggiato sul tronco un picchio ad alternare con il suo battito cadenzato a suon di tamburo. Il Picchio indisturbato s’affida al suo lavoro e non ha occhi per nessuno, intento e laborioso procede a fare il buco, la scorza incomincia a cedere, e con il suo becco duro apre la porta al futuro nido, batte e batte nell’alto fusto, dove nessuno altro animale può arrivare. Manto variopinto e becco lungo prepara la sua dimora per ospitare le sue future uova . L’incanto si risveglia sta arrivando qualche voce umana, risa e gridolini scherzi divertenti fra loro, arrivano fin qui voci di bambini e ragazzi che sono per funghi. Quel percepir di profumi e colori in questo luogo e visioni create dal bosco mi lascia interdetta e contenta e quei rumori della città dimenticati. Dovremmo imparare a godere del bel dono della natura che gratis lei ci dona, ed insegnare ai ragazzi le sue strade per goderne di quei piaceri a cicli naturali ed ammantarci della sua bellezza e dei tanti doni che ci conserva.
Uno scorcio di verde temporale impresso negli occhi e nella mente un passo di danza donato alla vita ad immersione di memoria. Ho Afferrato minuti ed ore per raccontarmelo di nuovo e raccontarvelo.
Adele Vincenti
7 Giugno 2018