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Due nomi, un cane

Fantasy

Era una notte d’ Inverno molto fredda . Un profondo silenzio riempiva le ombre create da stelle così vicine che parevano quasi appese agli alberi scuri. Ognuno, nella propria casa, beneficiava del tepore di un letto caldo e morbido. Fuori, il sibilo del vento si insinuava in ogni via. In quello scenario, un cane pastore di nome Grog, arrancava per una strada, neppure il suo folto pelo riusciva a ripararlo da quel tremendo gelo. Anche se allo stremo delle forze, l’ istinto stimolava il suo fiuto eccezionale nel cercare la scia di quell’ odore che lo avrebbe riportato a casa.

Quante isolate notti in cui s’ era dovuto arrangiare, sotto un cielo stellato o troppo nero per le nuvole cariche di pioggia. Era un cane che per natura amava stare in compagnia, stabilire relazioni con gli altri, sia che fossero suoi simili o persone. Grog aveva una famiglia ed esso ne faceva parte. In se conservava la gerarchia del gruppo e i padroni erano coloro ai quali s’ era spontaneamente sottomesso. Veramente miseri i due esseri che non avevano esitato ad abbandonarlo con sul volto l’ infamia della bugia celata da una falsa giovialità .Lontano da casa loro, in un bosco fitto, mossi dal disappunto di possedere un cane che da splendido esemplare non era ritenuto più tale perchè ammalatosi di cuore.

Non si può essere che carogne se si abbandona un animale nel momento in cui la malattia lo rende più vulnerabile. Questo Grog non lo poteva capire e desiderava solamente ritrovarli, in fondo essi erano il suo branco, il senso del suo esistere.

Erano ormai mesi, dall’ Estate passata che percorreva strade, autostrade e cavalcavia nell’ angoscia di finire sotto le ruote di qualche camion. Che fine orrenda avrebbe subito e ancora peggio che tormentata fine solitaria se lo avessero solamente ferito a morte.

Adesso erà là, su di una via gelida con le zampe quasi congelate e con le forze esaurite.

Quanta fame patita e la sete così intensa da fargli penzolare la lingua impastata da non poter neppure abbaiare. Da cane disinvolto di indole equilibrata e intelligente non capiva la cattiveria degli uomini che incontrava sul suo vagabondare. Lo scacciavano inveendogli addosso, lanciandogli pietre o legni, purchè se ne andasse lontano da loro. Certo non poteva rendersi conto di quanto avesse il pelo lurido per la vita da randagio che era stato costretto a fare. Qualche ferita supurata e un odore addosso non certo piacevole. Grog credeva d’ essere ancora quello splendido esemplare di Pastore Tedesco, un po’ fulvo e nero con un muso grosso importante e uno sguardo molto intuitivo e sveglio. Eccolo allora in quella notte d’ Inverno calata sul paese. Un vuoto freddissimo copriva ogni cosa, solo una parte di luna luminosa accompagnava, come un faro, la macchia di pelo che sempre più senza forze arrancava per la desolata via.

Si accasciò in un rantolo d’ agonia accanto al giardino di una villetta e là chiuse gli occhi .Tutto intorno era compreso da un incanto notturno tipico delle notti d’ Inverno. Le stelle tantissime, vibravano luce, sembrava cantassero una ninna nanna al povero animale che presto le avrebbe raggiunte. Certo sarebbe morto se....

Al mattino, Antonio uscendo da casa per recarsi a scuola, notò immediatamente la sagoma congelata di un cane pastore. Il sole, libero dall’ orizzonte, scalfiva con chiaroscuri il piccolo paese, mentre il cane respirava appena .Gli andò vicino senza paura. Provava tanta pietà per quell’ essere così abbandonato Egli amava tanto gli aniamali, figuriamoci i cani. L’ anno prima gli era morto il suo di vecchiaia. Nel cuore c’ era uno spazio vuoto che inconsapevolmente sentiva di voler colmare.

Lo sfiorò sul muso indurito per il freddo, lo accarezzò sul pelo incrostato di brina e poggiò il capo sul petto del cane per sentirne il battito. Era lievissimo e allora corse a chiamare la madre .

Ella, di rimando, lasciò ciò che faceva, avvicinandosi all’ animale che restava immobile per terra. Si fecero aiutare dal babbo per portarlo in casa, là certamente non poteva restare. Quella mattina il ragazzo non avrebbe voluto neppure andare a scuola, tanta era la sua eccitazione. La madre capiva che quel cane aveva le ore contate, ma non voleva esprimerlo. Chiamò il veterinario del posto che arrivò immediatamente. Riscontrò una grave forma di bronchite e s’ accorse subito della malattia cardiaca del cane. Doveva avere sei o sette anni, guardandogli i denti.

Gli restava poco tempo da vivere e per non farlo soffrire, eventualmente, lo avrebbe soppresso portandolo all’ ambulatorio del paese.

Alla donna vennero le lacrime agli occhi e cercò tempo suggerendo di rintracciare i proprietari del cane. Certamente saranno stati disperati per averlo smarrito. Un cane malato riceve ancora più attenzioni che servono a preparare quel distacco che la malattia annuncia.

Da persona generosa e sensibile quale era, pensava a tutto ciò.

Chiese con discrezione al veterinario di tenerlo in casa, dal momento che suo figlio aveva dimostrato tanto interesse per quell’ animale. Successivamente, Grog fu posto nella vecchia cuccia appartenuta al precedente cane, dopo esser stato pulito con tenerezza e coperto con un vechio plaid. Di tanto in tanto la donna gli si avvicinava per controllare la situazione.

Un tepore confortevole e la radio sottovoce creavano un piacevole ambiente .In cucina l’ odorino di stufato aleggiava nell’ aria e giunse fino alle narici dello stremato cane che chissà come, aprì gli occhi e annusò. Gli sembrò di essere a casa sua e richiudendoli credette di aver ritrovato i suoi padroni.

Tornò a riaprirli quando, dalla porta, entrò un simpatico ragazzetto biondo che dopo aver salutato la mamma corse da lui .Inginocchiatosi accanto, prese a sfiorare il muso del cane. Questi lo fissò con i suoi occhi neri .Avrebbe voluto abbaiare per dimostrare riconoscenza, ma non ce la fece. Troppa era la debolezza . Antonio si accorse che il petto del cane si alzava ed abbassava velocemente e intuì che qualche cosa non andava. S’ affrettò in cucina riferendolo alla madre. Lei immaginò il peggio e addolorata per una prossima fine del cane, ebbe un senso di sconforto. Sapeva per certo di quanto Antonio sarebbe rimasto turbato.

Fu chiamato nuovamente il veterinario che somministrò un farmaco per il battito del cuore dell’ animale in sofferenza. Ora c’ era solo d’ aspettare, il tempo avrebbe parlato nel bene o nel male.

Com’ era splendida questa famiglia, quanta delicatezza d’ animo possedevano.

Per tutto il pomeriggio, il ragazzo rimase seduto per terra accanto al cane che quieto riposava.

La sorte volle che l’ animale verso sera migliorasse .Accovacciato nella cuccia ora osservava intorno. Forse non si spiegava la presenza di persone e cose che esso non aveva mai viste prima.

Tuttavia la voce di Antonio ed le sue carezze lo rassicuravano facendolo stare assai meglio.

La mattina dopo Grog sì era già ambientato a quella casa ed ai presenti regalò tantissime effusioni di affetto .Il ragazzo ed i suoi rimasero assai commossi ed anche increduli. Certo restava un cane cardiopatico, bisognoso di cure .Fu a colazione che Antonio chiese di poter tenere il cane con loro. I suoi genitori si guardaro negli occhi e per un po’ non seppero cosa rispondergli, ma l’ animo buono che possedevano prevalse alla ragione acconsentendo. Naturalmente ragguagliandolo sulla possibilità che i proprietari lo reclamassero. Ma al ragazzino questo non interessò poi molto.

Antonio provava per quel cane un forte trasporto che lo riempiva di gioia.

A Grog la sorte diede una nuova possibilità di vita e i successivi cinque anni nei quali visse con quella famiglia furono a dir poco splendidi. Lo rinominarono Zeno e Grog sparì definitivamente. Quanto amarono quell’ animale, attenti alle sue necessità,alla sua malattia, curandolo con assiduità .Altrettanto il cane corrispose alla famiglia, con dedizione, fedeltà

e con comportamenti tanto intelligenti da stupire chi gli stava accanto. Chissà se nella mente Zeno ricordasse ancora i precedenti padroni. Il suo comportamento presupponeva li avesse cancellati dal ricordo. Il tempo però non concede niente di pù di ciò che spetta ad ogni essere vivente. Infatti in una sera tiepida di inizio Primavera, il destino scompaginò nuovamente ogni certezza. Dopo cena, Antonio fece il solito richiamo a Zeno per l’ uscita serale. Non vedendolo avvicinarsi lo cercò per casa. Il cane stava riverso sul pavimento, fermo con un rantolo di respiro. Sconcertato iniziò a fissarlo e nel farlo, un’ onda di immagini lo travolse stringendogli la gola. Così armonioso nel suo aspetto, elegante dal pelo ancora folto e lucido, lo rivedeva incedere allegro sul prato d’ erba novella e infilare il bel muso fra le prime pratoline appena sbocciate. E correre leggermente allontanandosi da Antonio, quasi a fargli un dispetto, per poi aspettarlo seduto con la lingua a penzoloni ed il respiro corto. Tutto intorno sfumature di primo verde, cinquettii allegri d’ uccelli contenti di vivere la loro nuova stagione. Loro due là, come in un piccolo paradiso, con l’ eco lontano di rumori quotidiani. Zeno s’ era attaccato a loro in una maniera incredibile. La sua natura di cane che darebbe la vita per il padrone, l’ aveva dimostrata in quei cinque anni vissuti assieme. Zeno era rimasto un cane traumatizzato senza dubbio, ampliando in esso una commovente gratitudine .Ora quel cuore generoso e fedele stava per fermarsi .Fuori la notte calava silenziosa Ad una ad una le stelle si presentavano in un cielo che lentamente si rischiarava. Nell’ aria odori di rinascita, di vita ritrovata. In quella stanza invece, moriva la felicità.Accorsero anche i genitori accanto all’ animale, silenziosi e commossi. Improvvisamente gli occhi del cane s’ aprirono ancora limpidi ed espressivi, cercarono quelli di Antonio che in essi percepì l’ emozione intensa dell’ addio. Un debole guaito emerse dalla bocca del cane, mentre il ragazzo pensava< Ovunque tu vada, portati con te una parte del mio cuore che sempre ti apparterrà> Lo accarezzava premendo la mano, voleva imprimersi quell’ ultima sensazione di contatto amorevole con il cane. Quando arrivò all’ alteza del cuore di Zeno le dita percepirono l’ ultimo battito .Levò veloce la mano, turbato e commosso. Strinse le dita a pugno portandolo al suo petto. In esso sarebbe restato per sempre il battito di Zeno e tantissima rabbia verso un destino che nessuno poteva cambiare, neppure un intenso amore.

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rita iacobone 22/10/2017 17:09 1 1207

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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«che meraviglia questo racconto, che non è solo un racconto è realtà .Non ci crederai ma, mi piacerebbe tu, bella scrittrice, mi vedessi in questo momento con le lacrime che scendono sulle guance .Quando, a parte l’argomento, una scrittrice sa far emozionare così, bè allora è una brava, grande! Complimenti di cuore è stato bello conoscerti! un abbraccio»
Stefana Pieretti

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La Morte beffarda (26/10/2013)

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