Eccolo là, Manuel Ricciardi detto Riccio, davanti a quel dannato foglio bianco che in qualche modo cercherà di riempire con le prime parole che gli verranno in mente. Se poi saranno idiozie, lo lascerà decidere ad altri. Lui sembra non averne più consapevolezza e anche se in fondo non è così, quando è giù di tono se lo lascia credere. Certamente tutto è relativo e ciò che per lui può sembrarlo, non è detto lo sia per tutti. Sia come sia, il sole splende più che mai e lui non ha la benché minima idea di come passare il tempo. Potrebbe uscire a fare due passi ma la città è piena di gente e ogni volta che esce, gli sguardi delle persone non gli comunicano nulla di buono. Non sopporta quelli pieni di sé, quelli che ti squadrano dall'alto in basso credendosi migliori senza nemmeno sapere chi hanno davanti, quelli che ogni cosa che dicono deve essere presa per oro colato... tirano fuori le feci delle proprie convinzioni e lo fanno con una tale enfasi da farle digerire a tutti quelli disposti ad ascoltarli e a crederli. Negli individui è inoculato il desiderio di piacere agli altri, anche a quelli che non lo lasciano vedere. Non c'è niente di male in questo e ognuno al proprio modo di farlo, ma per quanto gli riguarda, non gli importa un granché. Certo, ci sono volte in cui si dovrebbe controllare un po' di più per non dare l'impressione di essere ciò che in verità non è. Come quando ad esempio beve troppo e chi è abituato a vederlo spesso così, pensa sia sempre così ma non è vero. Riccio sa essere amabile e presente innanzi a quel gruppo di persone a cui tiene e c'è un mare di emozioni dentro lui e solitudini struggenti simili alle onde spumose che s'infrangono sulle barriere rocciose e sollevano alti sbuffi di schiuma bianca...
Riccio si sente come una strana marionetta che giunta alla consapevolezza di potersi muovere senza essere manovrata da nessuno, vaga nomade per le strade e una volta esausta, torna solitaria alla sua base. Le attività collettive lo stancano, non suscitano in lui molto interesse e la competizione lo annoia, così come guardare le vetrine luccicanti dei negozi. Ha reciso i fili che la società gli aveva cucito addosso e per questo, è diventato un assassino ma non nel termine letterale della parola, cosa credevate, anche se non nega che a volte avrebbe gettato volentieri despoti datori di lavoro, giù dal quarto piano. Riccio è diventato un assassino semplicemente eliminando tutta quella gente che all'interno del calderone chiamato terra degli uomini, non gli ha mai trasmesso niente. L'ha lasciata cuocere nel brodo oleoso delle proprie certezze e ha smesso di frequentarla per preservarsi come in una sorta di autodifesa in cui non c'è obbligo di condizionale. Bé, comunque sia, non è un modo semplice di vivere e bisogna imparare a fare i conti con se stessi, con i propri demoni e bisogna imparare a combatterli anche se quando si è giù di corda, sanno sempre come tornare a fare capolino. Riccio non è uno facile e potrebbe morire nelle feste di piazza così come muoiono gli incompresi. D'altronde, si rende conto che la società per andare avanti e rinnovarsi, ha bisogno che ogni ingranaggio sia sistemato nel giusto ordine. Siamo come colonie di formiche che si danno da fare ma ognuna per se stessa, per il proprio nucleo familiare, fregandosene del prossimo e poi ci sono le cicale che riempiono di promesse irrealizzate, se non addirittura irrealizzabili, le menti dei delusi e commettono scempi a cui, a causa del disinteresse e dell'assuefazione collettiva, nessuno si ribella. Riccio ha rotto i ponti, ha bevuto e infranto bicchieri di tristezza contro mura che delimitano i passi degli uomini che vorrebbero cambiare vita. Di notte vola in groppa ai sogni simili ad enormi uccelli acquatici ed è bello il mare scuro visto da lassù, viene quasi voglia di tuffarsi e rompere definitivamente ogni legame con l'umanità. Immergersi negli abissi profondi e imparare a vedere ad occhi aperti, nel buio, liberamente, senza che nessuna rete oscura possa imprigionarlo nei propri artifici ingannevoli e fargli fare ciò che non vuole, ciò per cui non sente di essere destinato. In quei sogni ha il suo angolo ci cielo azzurro per non farsi catturare e lo spirito si emancipa.
Comunque, tornando a noi, c'è uno che una sera Riccio ha assassinato per il seguente motivo. Parlando del più e del meno, è saltato fuori che il tizio ha vissuto a Berlino per un po' di tempo.
Lui gli ha detto: << La città di Christiane F. e dei ragazzi dello zoo. Ho amato quel libro >>.
E il tizio: << Oh, quella, è solo una drogata di merda >>.
<< Ma come puoi giudicare la storia di una persona senza averla conosciuta? >> E a quel punto se n'è andato senza nemmeno chiedergli se avesse letto o meno il libro, tanto, non avrebbe fatto alcuna differenza. Lo stesso tizio già in passato aveva avuto esternazioni che non gli erano piaciute ma Riccio, non conoscendolo bene, avevo deciso di provare ad uscirci assieme qualche altra volta, fino a quando ha capito che non ne valeva la pena. E ce n'è una marea di persone che ha assassinato per ragioni simili, uomini e donne, leccapiedi e infimi soggetti, accomunati perlopiù dagli stessi concetti intrisi di superficialità, ipocrisia e pochezza d'animo. Gli è successo più volte di assassinare anche se stesso ma a causa della quotidianità e della noia. Con se stesso però è stato costretto a fare i conti e per non fare la fine della polvere, ha dovuto risorgere dalle ceneri e ogni volta ha dovuto rimettersi in piedi e reinventarsi. Riccio non ha nulla di cui vantarsi ma nemmeno nulla di cui vergognarsi e tuttavia, anche se ci fossero motivi atti a far vedere ciò di cui è capace, certamente non lo farebbe con presunzione. Poi, ci sono quelle volte che la sorte lo mette davanti alla fortuna di incontrare persone che emanano bellezza, candore, solarità e quando ci si siede per parlare un po', il tempo svanisce ed è come se non esistesse, fino a quando non si guarda l'orologio e ci si accorge di aver fatto tardi ed è ora di tornare ai propri impegni, qualunque essi possano essere. In quel caso gli piacerebbe, ogni volta che le lancette scorrono, mettere l'orologio indietro di qualche ora e ripetere l'operazione più e più volte, lasciando che scorrano gli anni e potrebbe anche morirci così, come all'interno di un romanzo in cui il protagonista viene meno dopo aver potuto affermare di essere giunto ad un punto di quiete assoluta. In quel caso, è un po' come allungare la vita della gente con cui si interagisce volentieri e anche la propria, lo si fa ricordandosene ma non è così che si vive il presente né tanto meno il futuro, non è così che si muore e ogni volta si deve ripartire, ovunque siano l'inizio o la destinazione.
La vita è movimento, dinamismo ed evoluzione, ma ahimè, siamo programmati come bombe ad orologeria la cui carica andrà esaurendosi fino a quando non salteranno i nervi a qualcuno. Allora saranno pianti o risate, mentre ci sarà chi penserà al gesto di un pazzo o chi al gesto di un disperato, mentre i bambini continueranno a giocare a pallone con le ginocchia sbucciate nel giardino sotto casa e le mamme penseranno a cosa prepararli per cena o a come toglierli le macchie d'erba dai vestiti. Si stava narrando che la vita è movimento ma nei timer che abbiamo nella testa, Riccio vede compromessi e poca mutevolezza, se non quella che spinge l'uomo a fare qualcosa di diverso quando ha del tempo libero. Non è colpa di nessuno, certo, l'infinito non esiste, abbiamo esigenze materiali da soddisfare e in un mondo che va al contrario, bisogna rendersene conto e fare lo straordinario col sorriso stampato sulla bocca. Questo è quello a cui si assiste fin da piccoli, ciò a cui ci si abituerà a credere da grandi e quelli di Riccio, non sono che gli atteggiamenti di un assassino che fatica ad adeguarsi, si guarda poco allo specchio e sorride ai cani.