Pioveva, un temporale come non capitava da mesi.
La visibilità era prossima allo zero, i fari delle macchine sembravano pallide luci di candele.
Faceva freddo, ogni tanto una folata di vento scuoteva gli imponenti alberi che costeggiavano il viale facendo cadere ancora più acqua sull’ asfalto ormai saturo di pioggia.
I lampioni erano accesi, per fortuna.
Adam prese un lungo sospiro, la stanchezza che aveva nelle ossa e nei muscoli era quasi dolorosa.
Una giornata come le altre, ma il freddo, la pioggia e un lieve, ma crescente mal di testa, rendevano difficili anche le cose più semplici.
Accese la radio per non pensarci, il bagliore delle luci del cruscotto dava una sorta di conforto.
Voleva solo tornare a casa.
Gli amici lo avevano invitato a restare fuori, non stasera, era esausto.
Imboccò la strada provinciale sapendo che ci avrebbe messo più del previsto.
Il traffico nell’ ora di punta e la pioggia avrebbero reso il viaggio di ritorno più lungo del previsto, sbadigliando ancora, accostò al margine della strada. Si allungò per aprire il cruscotto, mai gesto fu più doloroso.
Cercò affannosamente un analgesico per placare quel martello che gli stava scombinando l’ umore. Inghiottì quella pasticca con la foga di un animale affamato. Dalla tasca dello sportello prese il termos, dentro c’ era rimasta una lacrima di caffè, amaro come il veleno.
Un brivido gli percorse la schiena, un malessere generale rendeva quel temporale ancora più intenso, accese il riscaldamento, il motore già caldo e il potente sistema di areazione fecero il resto. Reclinò il sedile per rilassarsi un attimo, la musica a basso volume, il vento e il ticchettio della pioggia erano nocivi come quella sensazione di spossatezza che gli aveva abbassato i riflessi.
Dopo aver chiuso gli occhi per alcuni istanti ed aver immaginato il bagno caldo che gli avrebbe ridato un po’ di energia, rinfrancato da quel pensiero, affondò il piede sull’ accelleratore.
Il potente V8 ruggiva con tutta la potenza di un treno a pieno vapore.
Il mal di testa stava passando.
Una breve vertigine, una lieve fitta alla schiena e si rimise in marcia.
La pioggia non voleva diminuire, il vento in compenso era calato, giunto allo svincolo, vide l’ enorme coda di macchine che lentamente procedeva a passo d’ uomo, era tutto bloccato, sgranò gli occhi, non ci voleva credere.
Con un ingorgo come quello ci avrebbe impiegato delle ore.
L’ ennesimo sbadiglio, si accese una marlboro, ma il sapore era troppo forte, quasi nauseabondo, la spense. Dopo circa un’ ora il traffico cominciava a defluire.
Arrivato alla fine della fila, davanti a lui si apriva la superstrada, dette gas lasciando il motore libero di respirare fino a che il limitatore non gli intimava di cambiare marcia.
Arrivato quasi ai centotrenta chilometri orari mise la 5° marcia e lasciò che il cruise control facesse il resto. Man mano che la strada si faceva più nitida e la pioggia inziava a cadere con meno intensità, anche il malessere di Adam andava migliorando, era quasi arrivato.
Il cartello “ Blue Bay “ segnava l’ ora con dieci minuti di ritardo.
Le varie pubblicità ormai strappate, sbiadite, rendevano ancora più solitario quel cartello.
Canticchiando a bassa voce, tamburellando con le dita sullo sterzo, il viaggio stava per finire.