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Mamma

Biografie e Diari

Di per se essere svegliati nel cuore della notte è un trauma, se poi è una telefonata a farlo, l’infarto è assicurato.

Risposi come un disco preregistrato, dovevo ancora capire chi era e che ora fosse.

Dall’ altra parte della cornetta una voce femminile, rotta dal pianto e dai singhiozzi " sta per lasciarmi, corri, Matte ". Mia sorella Nadia, Cristina sua figlia, mia nipote, in fin di vita.

Restai con il telefono in mano, con aria inebetita, mentre un brivido di freddo oltre a darmi la sveglia, mi provocò una fitta alla testa.

Era malata da tempo, i dottori non ravvisavano dei miglioramenti e la fine era prossima, ma la speranza non muore mai... sopratutto quella di una madre.

In certi casi son fatalista, mi rassegno con passività agli eventi, specialmente quando c’è di mezzo un cancro così dannatamente maligno.

"Ha combattuto, si è fatta forza, non ha mai mollato". Sferrai dei pugni al muro, non c’è giustizia in questo merdoso mondo, bestemmiai.

Il cane mi guardava impaurito da sotto il tavolo, gli feci una carezza per rassicurarlo.

Afferrai il primo paio di pantaloni puliti e una felpa, erano quasi le sei di mattina, un freddo secco, vento da nord. Bruciai alcuni semafori, non rispettai nemmeno i limiti da quanto ero fuori di testa.

Arrivai nel piazzale delle ambulanze, lasciai la macchina dove capitò.

Sempre mezzo addormentato, corsi alla porta del padiglione, bussai forte. Mi aprì la solita infermiera di turno, ci guardammo senza dire nulla.

Mio cognato stava rimettendo l’anima.

Il dottore di guardia mi venne incontro, scosse la testa, mi strinse la spalla.

Entrai in camera e per alcuni istanti persi completamente contatto con la realtà.

Palloncini, pupazzetti, cartoncini colorati e quell’odore di ospedale, di sofferenza, di incertezza.

Mia sorella non disse nulla, guardai il letto. Fili, cavi, flebo, quel corpicino ormai devastato dalla malattia, sembrava una marionetta, ogni tanto un "bip" dal monitor, i numeri erano tutti piccoli.

Vederla cosi, arresa, vicino alla fine, quando sei mesi prima correva con tutta la forza che aveva in corpo, saltante come un grillo e vitale come l’ acqua. Dovetti fare appello a tutta la mia pazienza, a stento trattenni la rabbia. Entrò un equipè di dottori, riconobbi l’oncologo ed il chirurgo, parlottavano piano, in disparte, annuivano, sembravano avvoltoi, mi stavano dando ai nervi, mi avvicinai, non per capirci qualcosa, ma per evitare di esplodere.

" Aumenteremo la morfina, ma la pressione è troppa bassa, c’è il rischio di crisi." " preparate il carrello di emergenza" " la madre ha firmato un dnr "
Il brusio cessò.

Mia sorella piangeva, mio cognato stava ancora rimettendo l’ anima nel bagno della corsia.

Non sapevo che fare, speravo solo che questo calvario finisse quanto prima.

Avrei voluto urlare, spaccare tutto, prendere per il collo il primo camice bianco e sbatacchiarlo come un cencio da spolvero.

Le giornate assolate, il mare, i pic nic, le feste, tutti intorno a quel tavolo, la passione per gli aquiloni, la sua energia positiva, poi una strana caduta ed una febbre bizzarra.

Un terremoto di dieci anni, si stava spegnendo come una candela, strinsi i pugni, mal di testa, senso di nausea.

Di li a poco, uno spasmo, d’un balzo, ci avvicinammo al letto, ti presi la mano.

Ti sorrisi, chiamasti " mamma " ed un secondo più tardi il silenzio, tranne quel lungo interminabile fischio del monitor.....

Ricordo tutto. Le frasi di circostanza dei parenti, le parole della suora " Dio chiama a se i suoi angeli", tirai una bestemmia con il consiglio di girare alla larga.

Il silenzio composto alla tumulazione, rotto dalle lacrime di mia sorella, lo strazio della bara bianca.

Le discussioni infinite con tuo papà, il conseguente divorzio.

Un tentato, non riuscito, suicidio ed una quantità di sensi di colpa senza fine.....

Ed eccomi qua, piccola Cristina, guardo la tua lapide, la tua foto ed il lilium.

Penso a quello che saresti diventata, piango sapendo che non potrai esserlo.

Mi asciugai le lacrime, dovevo andare a prendere tua mamma, farmi vedere tranquillo, ma dentro bruciavo di rabbia.
Ci vediamo domani stella, ti voglio bene piccola mia



Matteo Bio Matteucci 22/02/2016 23:24 967

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Il primo racconto pubblicato:
 
Scatole & ricordi (09/09/2014)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
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Dolce respiro (15/12/2016, 6385 letture)


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