Al calar della sera, una leggera malinconia pervade l’animo e il pensiero di Giulia corre alla giornata trascorsa.
Il lavoro che svolgeva, portava la ragazza a considerare di prendere qualche giorno di pausa per ritornare nei luoghi della sua infanzia, dove il tempo non scandiva la fretta e la vita di città: una frenesia dimenticata. Una clessidra scandiva le ore, un vecchio cimelio portato sicuramente da gente che lo avesse lasciato in tempi passati: ignorava l’origine di quell’oggetto.
Quella clessidra: un’attrazione che scatenava la sua immaginazione. Spesso fantasticava nel capovolgerla per far scendere la sabbia e il tempo passava in quei piccoli granelli.
Giulia aveva bisogno di nuovo di assaporare quelle emozioni, sentiva il bisogno di disintossicarsi dal suo lavoro.
Lavoro oberato da un carico notevole, sempre di corsa in reparti dove la calma e la quiete sono indispensabili.
Si sa che, spesso c’è chi tira il carro e chi ci sale sopra: non era il caso di Giulia, lei era sempre a tirare quel famoso carretto.
Ragazza di bella presenza, alta con occhi azzurri e capelli neri la pelle bianca come neve; labbra rosse, donna bella e sensuale, con un cervello e non si faceva scrupoli di tirare fuori gli artigli all’occorrenza.
Aveva vinto il concorso ed era addetta all’assistenza in campo socio sanitario. Le piaceva quel lavoro e ci metteva anima e corpo, spesso anche troppo che al suo ritorno a casa alcuni casi la seguivano dentro il suo cuore.
Il giorno dopo, quando tornò al lavoro fece la richiesta per le ferie. Combaciavano con l’inizio del mese di maggio e la primavera inoltrata prometteva bene.
In quella casa aveva vissuto spensierate vacanze con i suoi parenti, ora tutti morti e lei l’unica erede rimasta.
La sua vita: scandita dal lavoro e da qualche amico, i genitori erano morti. Figlia unica, le erano mancati un po’ i fratelli, ma a questo mondo si fa l’abitudine a tutto. La sua vita era diventata solitaria e stava bene con se stessa.
Usciva qualche volta il sabato sera, spesso con inviti non disinteressati, ma non riusciva a trovare quell’anima gemella. L’uomo che le facesse palpitare il cuore. Ormai aveva quasi trenta anni, i suoi genitori l’ebbero avuta in età matura, senza aspettarsi più quel dono.
Venne il tempo di preparare la valigia e andare a rifugiarsi in quel luogo sicuro.
Non aveva bisogno di molte cose e si portò via lo stretto necessario: indumenti comodi e scarpe da ginnastica per fare lunghe camminate nel verde della natura.
Arrivata a destinazione la mattina stessa e organizzandosi con la spesa. Le occorreva diversa roba, non teneva molto in casa e tutte le volte si portava merce fresca.
Il portatile, il tablet e il suo cellulare, immancabile tecnologia dell’era moderna; il campo molte volte assente, qualche impulso di linea a volte arrivava ed era meno isolata. Si procurò una pila, le candele con i fiammiferi, così se andava via la corrente, evitava il buio totale.
Il sole scaldava, aprì le finestre, la casa odorava di chiuso, la clessidra al solito posto, la girò come faceva di consuetudine tutte le volte che lei tornava e la sabbia iniziò a scendere. Una veloce spolverata all'ambiente, fece una doccia e s’infilò un paio di pantaloncini corti con la canottiera, un cappellino in testa, mangiò qualcosa di sfuggita, prese un libro, l’ultimo che aveva comprato e andò fuori, mettendosi sotto la grande quercia.
L’ombra dell’albero dava refrigerio, ottimo stare lì sotto con quel libro che, da diverso tempo aveva catturato il suo interesse.
Il libro trattava di storia, materia sua preferita, tutto il passato e gli avvenimenti accaduti attiravano la sua curiosità, aveva studiato il periodo della sua famiglia, abitazione molto vecchia, risaliva a più di quattro secoli indietro e sempre appartenuta a loro, anzi l’avevano costruita di sana pianta con la consapevolezza di avere un capitale inestimabile per il periodo.
Molto curiosa dei fatti era andata a vedere negli archivi e aveva trovato diverse tracce ma ferme all’unità d’Italia.
Il periodo antecedente quando lo stato appartenuto al Papa, tutto segretato, non potendo accedere agli archivi e molto dispiaciuta che la sua ricerca si fermava, cercava libri che descrivevano l’epoca.
Giulia stava bene sotto quell’albero si era portata una birra, le piaceva bere quella bevanda, anche se non eccedeva troppo, ogni tanto quando sentiva caldo e ogni volta con la pizza, certo con quella pietanza il sodalizio era perfetto.
Mentre leggeva sentì un ronzio accompagnato da un formicolio, cosa strana; si mise subito in piedi cercando di sgranchirsi le gambe. Forse la posizione le aveva rallentato la circolazione? Non passava, fece due passi, stava già meglio, ma era preoccupata per quello strano malessere, cosa le era successo?
Si rimise di nuovo a sedere e notò una strana anomalia, la quercia si era ristretta, non aveva quella fronda immensa, ma solo un bell’albero giovane: alzò gli occhi e il cielo limpido, come prima, si guardò intorno e in lontananza vide un uomo con un cappello strano e vestito da pastore con animali al seguito, non si ricordava che ci fossero pastori da quelle parti, forse erano venuti dalla Sardegna.
Si accorse che la casa era diversa, aveva perso quei ritocchi fatti negli ultimi anni, nell’aia il pagliaio e animali da cortile. Un cane, le corse incontro festoso.
L’accarezzò dicendogli:
< chi sei? Da dove vieni?>
Non rispondeva di certo, ma scodinzolava, un pacioso cane che le faceva le feste.
Più avanti un gatto, pensò:
< tutti questi animali da dove vengono?>
S’incamminò verso casa, iniziava a preoccuparsi, qualcosa non andava e quello strano formicolio avuto?
Entrò in casa: nessuno, l’ambiente diverso, mancava la sua roba, spariti tutti gli elettrodomestici; una cucina di altri tempi con il fuoco acceso e con sopra un paiolo dove bolliva dell’acqua, la tavola apparecchiata che attendeva i commensali e non pochi.
Dalla madia usciva un profumo di pane.
Si preoccupò un po’:
< dove sono capitata?
Un sogno, un film, un incubo, si dette un pizzicotto, sentì male, era sveglia allora cosa stava succedendo?>.
Dopo poco iniziò a sentire dei rumori, gente che tornava con carri e bestiame e parlavano tra di loro.
Non sapeva il da farsi, voleva nascondersi, ma non fu veloce e la videro, così iniziò il silenzio assoluto.
Si guardarono: vide strani abbigliamenti appartenenti a secoli prima, gonne lunghe e corpetti, calzoni alla zuava gli uomini.
Anche gli altri osservavano quelle gambe nude, con pantaloni corti, scarpe mai viste e un cappello strano, chi sarà mai?
Una strega?
Qualcosa di soprannaturale che è venuto per castigare?
La paura degli uni e lo sgomento e la disperazione della ragazza: dove era capitata? In che epoca era? Oppure giravano un film, ma non si era accorta di nulla al suo arrivo.
La macchina era scomparsa e la casa diversa, il pensiero correva talmente veloce per individuare la soluzione e non riusciva a trovarla.
Voleva scappare, ma dove andare?
Loro erano davanti a lei ed erano una decina, tra uomini e donne e bambini, questi ultimi erano tre maschi e due femmine dai capelli arruffati con dentro un reggimento di pidocchi.