Uno spicchio di luna spiava tra le ombre della sera, Giorgio affrettava il passo verso casa.
Dopo una pesante giornata di lavoro, con il capo che continuava a fargli pressing, non vedeva l’ ora di sdraiarsi, finalmente, sul divano e poter leggere il giornale in pace.
Beh…, diciamo che proprio in pace no, con la moglie che continuava a brontolare, i bambini che correvano per casa lanciandosi tutto quello che avevano in mano, la figlia adolescente, in preda ad una crisi esistenziale, chiusa in camera, con la musica a palla. Il cane, che gli rubava le scarpe e poi, andava in un angolo a mordicchiarle… ripensandoci, non è che avesse tanta voglia di rientrare. Tergiversò un po’, parcheggiò l’ auto vicino ad un supermercato, entrò e comprò un panino farcito al prosciutto, perché cominciava a sentir fame. Si sedette su una panchina del parco, iniziò a mangiare e addentò il pane, con voracità, gli sembrava così gustoso. Assaporava ogni boccone con delizia, mai mangiato un panino tanto buono… almeno così gli pareva.
Il parco, a quell'ora, era così tranquillo e finalmente poteva godersi un po’ di quiete.
Il telefono squillò, facendolo sussultare, era sua moglie Beatrice, la quale cominciava a preoccuparsi per il ritardo.
Lui, senza pensarci, staccò il telefonino, non voleva parlare con nessuno. Strano, non avvertiva alcun senso di colpa verso la famiglia, si crogiolava in quei momenti unici e rari, lui, sempre oppresso da doveri ed incombenze: bollette da pagare, il mutuo, il bollo auto, l’ assicurazione ed altro… Si sentiva soffocare, aveva voglia di evadere, di pensare un po’ solo a se stesso.
Mentre era intento a formulare queste congetture fantastiche, gli si sedette accanto una persona anziana, la quale gli chiese: “ Disturbo?”
Lui, seppur infastidito, rispose: “ Ma certo che no!” anche se in cuor suo, pensava a quando se ne sarebbe andato.
Il nonno, intanto, per niente imbarazzato, cominciò a fare domande, se era sposato, se aveva figli, e così via... Giorgio rispose in modo evasivo, ma lui, senza scoraggiarsi, continuò: “ Io purtroppo, sono solo, sa, ho avuto anch'io una moglie che mi ha lasciato tempo fa e avevo dei figli, anzi, ho dei figli, ma sono anni che non li vedo, credo che la colpa sia stata anche mia, se mi hanno abbandonato, adesso le racconto la mia storia.”
Giorgio, spazientito, fece per alzarsi, ma l’ uomo lo trattenne dicendo: “ La prego, mi faccia un po’ di compagnia, passo le mie giornate in solitudine, inoltre, dolorosi ricordi e rimpianti, non mi lasciano dormire!”
Sentì una morsa nel cuore, tanto da non riuscire a dire di no e aggiunse: “ Va bene, resterò ancora per pochi minuti:”
Rincuorato, nonno Beppe, iniziò a raccontare la sua storia: “ Un tempo, ero un Dirigente di un’ azienda che aveva commesse, anche all'estero, la mia vita era tutta incentrata sulla carriera, sugli amici, sul mio aspetto fisico, la palestra… ed avevo pochissimo tempo da dedicare ai miei figli e a mia moglie. Lei, ad un certo punto, non ha resistito più a lungo e mi ha lasciato, portandosi dietro i figli. All'inizio, mi sentivo quasi liberato da un peso, non mi rendevo conto che una parte di me se ne era andata. Nei giorni successivi, continuai la vita di sempre, ma più passava il tempo, più sentivo un vuoto crescere dentro, diventando una voragine. Fino a quando ho realizzato che quello che mi mancava era la mia famiglia, l’ abbraccio dei miei figli, il calore di una casa, l’ amore di mia moglie. Allora, sono andato a cercarla, ma lei, ormai, mi aveva cestinato nei ricordi ed i figli, pieni di rancore, non si ricordavano più nemmeno il mio viso. Sono andato via con la coda fra le gambe e con il peso sulle spalle dei miei errori, adesso eccomi qua, a compiangermi, malato e solo ed i miei occhi sono aridi di pianto.”
Giorgio, restò impietrito dal racconto del vecchio e con la bocca asciutta si girò per dirgli qualcosa di carino, ma lui se ne era già andato, incamminandosi a passo lento, lungo il viale, con le spalle ricurve, sostenendosi ad un bastone!
Non riusciva a credere cos'era successo, guardò l’ orologio e si accorse che era tardissimo, riaccese il telefonino e vide che Beatrice l’ aveva chiamato, forse una ventina di volte. Si affrettò a telefonarle per rassicurarla, dicendole che aveva avuto degli imprevisti sul lavoro.
Salì in auto, quella sera, la strada del ritorno, gli sembrò così lontana come non mai. Appena fu a casa, aprì la porta, il cane le saltò addosso, leccandolo tutto, la moglie con l’ aria preoccupata ma rabbonita le andò incontro, e i bambini lo circondarono con abbracci e baci. Si vergognò di se stesso per quello che aveva pensato e per aver rischiato di smarrire la strada di casa.
Era stato un attimo, ma gli era balenata l’ idea di fuggire lontano, alla ricerca di un qualcosa, che lui erroneamente, chiamava libertà.
No, non importava la sua stanchezza, non importava il sentirsi a volte prigioniero, quello che contava era l’ amore immenso che possedeva e che poteva ancora donare. Si sedette sul divano, prese il giornale, per leggere un po’, la cena, ormai era fredda sul tavolo apparecchiato. Si guardò intorno, i bambini avevano fatto la confusione di sempre, giochi dappertutto, il cane scodinzolava per casa, la musica del piano superiore indicava che la figlia era già tornata, gli scappò un sorriso, chiuse il giornale, chiamò Beatrice e le disse: ” Che ne diresti se parliamo un po’?”. Lei lo guardò sorpresa ed un velo coprì i suoi occhi verde mare, rispose: ” Stai bene? Certo che avrei voglia di scambiare qualche parola con te, anzi, dovrei dirti qualcosa di molto importante”.
Lui cominciava a sudare e intanto, pensava:” Non è che mi vuole lasciare come ha fatto la moglie di Beppe?” La guardò dritta negli occhi e lei, prendendogli la mano, l’ avvicinò sul suo ventre e disse: “ E se facciamo un’ altra stanzetta al piano superiore?”. Un’ emozione di gioia lo pervase tutto ed ebbe soltanto la forza di dirle: ” Con gran piacere, tesoro!”. L’ abbracciò forte, questo era amore, questa era la sua vita, non poteva desiderare di più.
Si sentiva fortunato e ripensò a nonno Beppe con malinconia, ma la sua mente, ritornò indietro nel tempo, quando aveva visto il padre, con le valigie in mano, sulla porta di casa, andarsene la vigilia di Natale. Da allora, non l’ aveva mai più incontrato.
Ricacciò questi pensieri nel profondo del proprio io, non voleva pensarci, al solo ricordo, il dolore diventava più acuto e sottile, quasi insopportabile. La sera successiva, uscì dall'ufficio e si recò al parco, sedette sulla panchina guardandosi in giro con ansia, sperando di rincontrare Beppe, ma dopo un’ ora di vana attesa, stava decidendo di andar via, quando ecco apparire da lontano, una sagoma che avanzava con fatica, era proprio lui!
Gli andò incontro dicendo: “ Nonno, ti va di venire a cena a casa mia?”. Lui non credeva a ciò che aveva sentito, rispose con un filo di voce, accettando l’ invito.
Giorgio telefonò a Beatrice e le disse solo: ” Aggiungi un posto a tavola perché abbiamo un ospite!”. La moglie, chiese chi fosse e lui con semplicità rispose: ” E’ un nonno per i nostri bambini!”.