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Gianni lo trovava sempre li, all'angolo della strada, quell'uomo, così strano, dalla barba incolta e dall'aspetto trasandato. Di solito gli chiedeva qualche spicciolo per un caffè ed il giornale; poi, si sedeva nel parco vicino, leggeva il giornale appena acquistato ed infine, spariva lungo il viale. Per Gianni, quella presenza era ormai diventata un’ abitudine e lui, lo incontrava volentieri, qualche volta, prima che andasse al lavoro, scambiavano anche qualche parola. Gianni aveva notato qualcosa di misterioso, stranamente, lo ritrovava nei posti più inconsueti, tanto da immaginare, che lo stesse seguendo. Altre volte, ancora, gli sembrava di riconoscerlo sotto altri aspetti, ma pensava, che fosse la sua immaginazione. Da quello che gli aveva raccontato, si chiamava Teo ed aveva un’ età imprecisata, senza fissa dimora, o meglio, indirizzo sconosciuto. Una sera Gianni, stava rientrando a casa dal lavoro, dove l’ aspettava la sua gatta Briciola, un bellissimo esemplare di gatto siamese; si ricordò che doveva comprare delle scatolette, allora, decise di cambiare direzione dalla strada che percorreva abitualmente, per recarsi presso un negozio per animali. Stava tranquillamente percorrendo Corso Francia, quando, passando davanti al parco Valentino, attraversato dal fiume Po, vide una ragazza, che da sola guardava il fiume, con un’ aria strana e molto triste. Gianni aveva una sensazione strana, osservandola, percepiva quasi un senso di inquietudine. D’ impeto accostò l’ auto, accanto al marciapiede e si avvicinò alla donna, era una bella donna, vestita in modo elegante, un cappotto di colore verde acqua, i capelli corvini, un foular a fiori ed un paio di stivali con i tacchi a spillo. Lui, aveva il timore di essere frainteso, ma trovò il coraggio e le chiese: “ Mi scusi, volevo un’ informazione, sa per caso indicarmi Piazza Garibaldi?” Lei si voltò ed a Gianni gli apparvero gli occhi più belli e tristi che avesse mai visto, tanto che nell'osservarla balbettò in modo imbarazzato: “ Forse l’ ho importunata, mi scusi non era mia intenzione!” Lei guardandolo, con aria interrogativa, rispose dolcemente: “ Non si preoccupi, a me non mi disturba più nessuno” e si voltò incamminandosi lungo la sponda del fiume. Gianni non si diede per vinto, della sua risposta e la seguì con lo sguardo, quando improvvisamente, la donna si lanciò nel vuoto, cadendo con un tonfo terribile nell'acqua gelida del fiume. Gianni urlò: “ No! Ma cosa ha fatto!?” E poi senza riflettere, si buttò anch'egli. L’ acqua gelida, entrava dovunque e lui, a grandi bracciate cercava di raggiungerla, ma la corrente era troppo forte e la vide sparire tra i flutti. Lui non si sentiva più le gambe ed il fiato cominciava a mancare, mentre la corrente lo portava via, fu un attimo e fu travolto e piano piano si inabissò nell'acqua. Intuì solo, che era la fine e restò così, con gli occhi sbarrati e le braccia aperte, portato via nel buio. Il suo corpo inerme era rimasto incagliato sul fondale ed ecco che inaspettatamente, sentì la mano di qualcuno, che lo riportava su. Si ritrovò in un posto strano, riconosceva il luogo, ma non la luce intorno ed ecco apparire una figura, dapprima sfuocata, poi man mano che si avvicinava, più nitida, era l’ amico Teo. Gianni era sconvolto e chiese: “ Ma dove diavolo sono? Tu che ci fai qui?” Teo lo guardò sorridendo, non aveva la solita aria trascurata, ma un alone di luce che lo attraversava, gli rispose: “ Come non riconosci il tuo Angelo?” Lui sbigottito chiese: “ Allora sono morto? Ma non posso morire, sono giovane, ho tante cose da fare… la mia gatta… come farà senza di me?” La sua voce divenne stridula, urlò: “ Io non voglio morire, hai capito?” Teo gli disse: “ Sai per il tuo gesto ti meriti il Paradiso, ma ti si è data un’ altra possibilità, per restare sulla terra, dovrai fare qualcosa di straordinario, per qualcuno che ha tanto bisogno di aiuto!” Gianni non riusciva a connettere, tanta era la sua confusione, ma ebbe il coraggio di chiedere: “ Io che cosa potrei fare, per aiutare qualcuno, che ha bisogno? Non mi sento all'altezza e poi, a chi dovrei aiutare?” Pazientemente Teo gli disse: “ Basta che ti guardi intorno e capirai!” Così come un replay tutto tornò indietro fino al momento dell’ accaduto. Si ritrovò in acqua, riuscì ad agguantare la donna e con difficoltà a portarla a riva. Intanto, vedendo che lei non respirava più, Gianni cominciò a praticarle la respirazione bocca a bocca, fino a quando, questa con un conato, buttò acqua dalla bocca e così, la riportò in vita, lei, con un filo di voce gli disse: “ Perché l’ hai fatto? Dovevi lasciarmi morire!” E scoppiò in un pianto liberatorio, mentre i brividi le percorrevano tutto il corpo. Gianni pensava che stesse sognando, ma vide da lontano, l’ ombra di Teo che si allontanava e capì che era tutto vero. Riuscirono a risalire ed a tornare sulla strada, la fece accomodare in auto e cercò di riscaldarla, dandole un plaid che portava sempre dietro. Lei, con lo sguardo assente non gli chiese nemmeno dove l’ avrebbe portata; allora Gianni le domandò dove abitava e lei gli indicò la strada. Arrivarono in un quartiere, fra i più lussuosi della città di Torino. Isabella, questo era il suo nome, si fece lasciare all'ingresso del cancello e lo salutò. Lui ritornò a casa, ma non riusciva a credere a quello che gli era capitato, né tanto meno, poteva raccontarlo a qualcuno, perché sicuramente, lo avrebbero preso per pazzo. Appena dentro casa si guardò allo specchio, ma non vide la sua immagine riflessa e quindi pensò, era davvero morto? Ma allora, perché gli altri riuscivano a vederlo a toccarlo ed a sentirlo? Era come se si fosse sdoppiato in due persone diverse, o meglio, anima e corpo divisi, ma nello stesso tempo indivisibili. Una sensazione strana, si sentiva soppeso su di una fune ed il suo equilibrio, stava nel mezzo, era tutto lasciato a metà, fra il sogno e la realtà, fra il mistico e la materia. La notte non chiuse occhio e quei pochi minuti che riuscì a riposare, fece dei sogni orribili, tanto che si sveglio madido di sudore. A metà mattina, gli arrivò una strana telefonata, un vecchio compagno di scuola, Carlo Notarianni, il quale lo invitava ad una rimpatriata in una casa, posta nella zona residenziale della città ed inoltre, gli assicurava divertimento a volontà, con l’ aggiunta della presenza di bellissime ragazze… molto disponibili e lui accettò, perché aveva bisogno di dimenticare tutto e perché sentiva l’ impulso, che doveva andare. Quando fu in prossimità del luogo, si accorse che l’ abitazione era la stessa della donna misteriosa, che aveva salvato dal fiume. Entrò nel cancello e vide che c’ erano già molte auto di grossa cilindrata, parcheggiate nel piazzale della villa. La sua auto, sembrava un reperto archeologico, ma non se ne curò molto. Entrato nel grande salone, Carlo gli si avvicinò, guidandolo verso gli altri ospiti, ma restò sorpreso, nel vedere che la maggior parte delle persone invitate, erano di mezz'età ed in compagnia di bellissime ragazze, vestite in modo succinto e fra tutte riconobbe Isabella. Non ci volle molto, per comprendere che era una festa di appuntamenti e le donne presenti erano delle “ escort”. Fece in modo di avvicinarsi a lei, la quale, appena lo riconobbe, sbiancò in viso, lui fece finta di non riconoscerla, perché intuì che l’ avrebbe messa in pericolo. La invitò a bere qualcosa sul terrazzo e lei lo seguì. Con voce tremante, gli disse: “ Ti prego, non parlare di quello che è successo, altrimenti lui, mi ucciderà.” Si! Il suo vecchio amico Carlo, in realtà, vendeva la sua donna a uomini facoltosi e senza scrupoli. Lei aveva cercato di fuggire, ma era stata aggredita e picchiata violentemente da Carlo, finita in ospedale, ci vollero diversi punti di sutura, su tutto il corpo. Gianni le accarezzò il viso e sentì un fremito, che gli attraversò il cuore. Era lei, la persona da aiutare, la rassicurò e pensò a come fare per poter liberare, quella bellissima creatura, da quella trappola infernale. Gli venne un’ idea, anche se molto probabilmente, lui ne avrebbe pagato le conseguenze. Salì in una delle tante camere, al piano superiore e di nascosto, chiamò la polizia dicendo, che quella dove si trovava, era una casa d’appuntamenti. Le forze dell’ ordine, con alcune volanti, non tardarono a venire, fecero irruzione, arrestando tutte le persone presenti ed anche Gianni. Appena in caserma, lui raccontò la storia di Isabella. Il suo amico Carlo, fu arrestato con l’ accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, aggravato dal sequestro di persona. Isabella finalmente, era libera di poter ricominciare un’ altra vita. Lei, che ancora si addormentava abbracciando il suo orsacchiotto e che si stupiva davanti ad un tramonto o ad un arcobaleno e che si emozionava davanti un bel film d’ amore. Lei che gli si stringeva il cuore guardando un bimbo appena nato. Era rinata una seconda volta, grazie a quell'uomo, dolce e sensibile, che era Gianni, gli aveva salvato la vita due volte e non vedeva l’ ora di abbracciarlo, per dirgli grazie, ma Gianni era come fosse sparito dalla faccia della terra, lo cercò dappertutto, chiese in giro ma non ce n’ era traccia. Andava di sera sulla sponda del fiume Po, nella speranza di poterlo rivedere, se ne stava per delle ore a fissare lo scorrere delle acque ma tutto sembrava inutile. Così trascorsero alcuni giorni, che a lei sembrarono un tempo lunghissimo; quando ormai, aveva perso le speranze di poterlo rincontrare, ecco che le si avvicinò un uomo, il quale le disse: “ Sei Isabella?” Lei rispose: “ Perché me lo chiede?” L’ uomo ribatté: “ Perché forse so chi sta aspettando, ma forse non potrà mai più rivederlo.” Lei si allarmò: “ Mi dica la prego, cosa è successo? La persona che si era avvicinata a Isabella, era Teo, il quale l’ accompagnò in ospedale, dove nel reparto rianimazione, in terapia intensiva, c’ era Gianni, dal giorno in cui, l’ aveva salvata dall'acqua scura del Po. Da quel momento, era entrato in coma e quello che aveva fatto, era stato possibile, in quanto aveva ricevuto anche il dono della bilocazione. Lei non credeva a ciò che vedeva, non era possibile, lui era alla festa con lei, aveva chiamato la Polizia, ed invece era lì da quel giorno e non si era mai svegliato. Isabella gli baciò la fronte ed in totale confusione se ne andò. Nei giorni successivi, si recò spesso in ospedale, per trovarlo, gli si sedeva accanto e con la sua bellissima voce, gli sussurrava canzoni d’ amore. I mesi passarono ed arrivò la primavera; le rondini, volteggiavano nel cielo terzo, rincorrendosi in giochi armoniosi, una leggera brezza portava profumi di viole e di primule; ed il sole, più caldo, faceva schiudere le gemme del pesco, in un’ esplosione di colori. Gianni, in quell'istante così magico, aprì gli occhi e non ricordò più nulla, del suo passato, aveva impresso nella mente, solo l’ ultimo istante della sua vita, il salvataggio della donna più bella che avesse mai incontrato e poi, aveva chiuso gli occhi al mondo. Ogni giorno, aspettava con ansia l’ arrivo di Isabella, capì che qualcosa, li aveva uniti per sempre. Dopo alcuni giorni, riuscì finalmente a ritornare a casa ed accanto a sé, aveva qualcuno che l’ amava per quello che era; un uomo semplice ma sincero e soprattutto con un cuore grande, per potervi racchiudere l’ amore di entrambi. Senza conoscerne il motivo, da quel momento, ogni sera Gianni, prima di addormentarsi, mandava un saluto al cielo, a quell'angelo, che aveva riempito la sua vita, di tanto luminoso amore! | |
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