Mi sveglio allo scoccar dell’ alba: come un boxeur suonato indosso il mio accappatoio in spugna (a righe bianche e verdi) mentre calzo, incerto, le mie pantofole in pelle sdrucite. Inforco gli occhiali, mi siedo e, così, mi preparo sul ring raccogliendo il mio book:
svendo abilitazioni, sdolcinando Master e Perfezionamenti comprati alle aste on- line,
arrogo B1: I speak English very well, DELFIZZO il mio improbabile francese,
biascico:“ Mi nombre es Candido Placido de Bragas”,
impacchetto il mio diploma di specializzazione del ’ 97 - “ Lo vuole in confezione regalo?” –
millanto crediti sportivi (mai stato a dieta),
scalfisco il mio salvadanaio demodé per un abito e cravatta (io uso maglioni tinta unita) mentre ripasso le soluzioni d’ improbabili equazioni cubiche
senza soluzione
conto le mie “ conoscenze” sulle dita della mano, orba di falangi da eccessivo uso di gesso bianco (e cassino)
arrivo a zero,
m’ immagino a surrogare titoli mentre demonizzo i miei antecedenti e conseguenti (reciprocamente),
prometto chimere sulle punta dei miei tacchi a spillo (poi, però, m’ accorgo dei mocassini neri),
rinnego tre volte il mio precedente re;
tesso le lodi del mio interlocutore in poltrona
che
mi guarda (da lì dietro) con un sorriso circonflesso (punto di massimo relativo)
- un po’ asimmetrico -
e
mi dice (fisso):
I want you!
Mi sveglio (tutto sudato): era solo un brutto sogno.