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La religione secondo me

Sociale e Cronaca

Le religioni, e più in generale le divinità, sono il frutto della speculazione ontologica iniziata agli albori della vita con l'uomo pensante. Esse, tra l'altro, devono rispondere a due esigenze primarie dell'uomo: quella di superare i tanti limiti della sua condizione umana e quella di ricercare risposte positive rispetto al problema escatologico. Le principali religioni monoteiste sono l'islam e l'ebraismo e ambedue queste religioni contemplano quello stesso dio rivelatosi ad Abramo nel ventesimo secolo a. c.(la cui esistenza non ha certezza storica). Ma mentre il popolo ebraico è tuttora in attesa del messia, cioè dell'inviato da dio come salvatore del popolo eletto e anticipato da tante profezie, nell'islam invece l'esperienza religiosa si esaurisce con il profeta Maometto (6° secolo d. c.) al quale dio ha "dettato" i passi del Corano: libro sacro a ogni musulmano, contenente sia le rivelazioni sulla nuova religione, sia altre norme e regole di natura giuridica e politica che sono tuttora fondamento di non poche legislature di paesi islamici (shari'ah). Specialmente in oriente, si sono invece sviluppate dottrine antroposofiche che escludono la presenza di un dio unico e affermano la centralità della persona che, con tecniche meditative e psicologiche, riesce ad evolvere spiritualmente fino al punto di interrompere il ciclo delle rinascite e l'anima raggiunge il suo più alto grado di beatitudine (Nirvana).

Infine il cristianesimo, sul quale ci soffermeremo e che viene alla luce circa duemila anni fa con la morte di Gesù di Nazareth e successiva, opinabile, resurrezione. Esso fonda le sue radici in un ebraismo alquanto decadente in quell'epoca: una classe sacerdotale ipocrita e ottusa, più attenta al potere temporale e alla mondanità che alla salvezza delle anime, aveva introdotto una serie di regole che i meno abbienti facevano fatica a seguire. Una per tutte, la più deleteria, era il dover sostenere un costo economico per la remissione del peccato, sia sotto forma di obolo, sia con l'acquisto di un animale da immolare; la cui carne restava poi al sacerdote per la sua mensa!

Sicuramente Gesù era un non violento e grande sognatore che auspicava la venuta del "regno di dio sulla terra" attraverso una pienezza di relazioni umane improntate alla sincerità, alla fratellanza, alla giustizia. Aveva speso la sua breve vita nel tentativo di emancipare l'uomo dall'impalcatura di pregiudizi, paure e superstizioni per liberarlo dal giogo delle ideologie e degli indottrinamenti. E' emblematica, in risposta alle accuse dei farisei di non rispettare il riposo sabatico, la sua affermazione che "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non viceversa".

Dopo il suo crudele assassinio, per mano dei romani conquistatori e su richiesta dei sacerdoti, è verosimile che i discepoli ne mitizzassero a tal punto la memoria da trasformarla in culto e il culto in una fede. Attualmente il cristianesimo, nella sua componente cattolica, è la religione più diffusa al mondo; anche se, ad onor del vero, sembra che per "Cattolicesimo" non si intenda più l'universalità del messaggio cristiano, ma piuttosto il predicato di infiniti altri soggetti: dal momento che un qualsiasi credo o devozione viene assimilato al Cattolicesimo. Oggigiorno in molti "battezzati" si notano atteggiamenti che poi di Cristiano hanno ben poco! Anzi, si ha spesso l'impressione che certe persone vogliano "millantare" la condivisione del credo, unicamente perché ne riconoscono, a priori, il primato etico e morale e non già per un reale, profondo convincimento interiore.

C'è comunque contraddizione nel ritenere il cristianesimo religione monoteista, in quanto anche Gesù, uomo nato da donna, è ritenuto dal credente figlio di dio padre e quindi egli stesso dio; mettendo quindi in discussione quella plenitudine dell'essere quale prerogativa del dio unico.

Fatta eccezione per i vangeli, opere apologetiche e strumenti di primo indottrinamento, per il resto i dati che ci sono pervenuti sono vaghi e frammentati. In effetti un'indagine storica approfondita su Gesù, per quanto possibile, non è mai stata fatta: non gioverebbe né alla chiesa per la minaccia di eventuali contraddizioni coi vangeli stessi, né al credente nella sua convinzione che il "fenomeno" Gesù Cristo sia antropologicamente ripetibile. E non a caso, per quanto inverosimile secondo una logica votata all'empirismo, la risurrezione del Cristo trova il più alto consenso tra le masse, benché priva di fondamento storico accertato.

In effetti l'insegnamento cattolico si basa su tre postulati fondamentali, o meglio tre condizioni determinanti ed imprescindibili intese come verità fondamentali: 1- Gesù di Nazareth è risorto dalla morte dopo tre giorni.

2- Solo il Magistero della Chiesa è in grado di dare la giusta interpretazione dei Testi Sacri (la Bibbia).

3- L'esempio, l'insegnamento e la tradizione dei Patriarchi sono uniche guide nel percorso di fede.

Forse per sostenere queste tesi, nel corso dei secoli, la chiesa ha evitato e in qualche modo ostacolato la divulgazione dei testi sacri tra le masse, ritenendo che una lettura autonoma e personale potesse fuorviare e intralciare l'evangelizzazione. Nel confronto antropologico con i popoli discenti, spesso ha preferito assorbire ed avocare a se parte delle credenze, riti e pratiche religiose di quei popoli, oppure è ricorsa all'uso della forza pur di inculcare determinazioni apodittiche che avevano poco a che fare con il messaggio cristiano. Un'osservazione critica e distaccata di certi riti, certa mistagogia cattolica (compreso certi sacramenti) ci riporta a pratiche di era precristiana (come per esempio il culto dei morti, la verginità femminile o anche alcune festività, come il natale, ereditate dai culti pagani).

La storia vera, quella testimoniata, è colma di crudeltà, misfatti, crimini e nefandezze di ogni genere perpetrate nei secoli dalle istituzioni cristiane assurte poi a veri e propri centri di potere economico, speculando sulle masse incolte e disagiate che, giustamente, avevano sperato in un riscatto sociale attraverso il messaggio cristiano! L'oscurantismo medievale, con i roghi dell'inquisizione e le crociate, è solo la punta dell'iceberg; ma in effetti i crimini erano già iniziati all'alba della nuova religione: le lettere dell'apostolo Paolo, pervenuteci in appendice ai vangeli e indirizzate alle nascenti chiese locali, ci testimoniano di quanto esse fossero lontane dall'insegnamento del cristo. Quando poi i convertiti sono diventati maggioranza nell'impero romano e già con il primo concilio di Gerusalemme (49 d. c.), la lotta all'eresia si è fatta pretesto per cruenti vendette personali e stragi indiscriminate!

Sono occorsi secoli e secoli prima che la chiesa rinunciasse, non per scelta ma a seguito di guerre sanguinose, al suo potere temporale e a ulteriori conquiste territoriali. Solo in epoca moderna si sta attuando un revisionismo storico, e, con la crescente scristianizzazione della società, si stanno ricercando di volta in volta nuove ermeneutiche più aderenti alle esigenze materiali dell'uomo moderno. Resta purtroppo, ben salda, una certa mistagogia medievale, mista a magia, che tenta tuttora di tenere a freno le masse popolari, con aleatorie promesse di felicità e di vita eterna! Una gabbia ideologica avvolge tuttora i popoli convertiti, creata ad arte con alchimie intellettuali e vilipendio della semantica!

I presupposti stessi della religione, di una qualsiasi religione, confliggono fortemente con la crescita umana dell'individuo e non lo aiutano a liberarsi da pregiudizi e tabù che lo affliggono; anzi, gliene creano! Negando pregiudizialmente l'evoluzione biologica dell'uomo a vantaggio di una sua creazione metafisica, la fede cristallizza in lui tutte quelle ataviche paure derivanti da un'impronta genetica primordiale. La competizione per la sopravvivenza e la conservazione della specie, necessarie in un passato molto remoto, sono tuttora presenti nell'uomo, nonostante il progresso gli possa ora consentire una vita in completa armonia ed uguaglianza con gli altri esseri viventi. D'altronde una religiosità tutta appiattita sulla trascendenza e la metafisica non è in grado di affrontare e risolvere le conflittualità interiori dell'uomo: le nostre fragilità, i nostri limiti saranno comunque considerati peccati da cui redimersi. Sappiamo bene, a livello intellettuale, qual è la direzione del bene, eppure, per le tante paure inconsce che ci affliggono, propendiamo spesso per il male o tutto al più per un bene monco, un bene limitato che non comporti grosse rinunce e sacrifici. Davanti a scelte fondamentali per l'affermazione del bene, spesso c'ingegniamo per abbassare l'asticella dell'orizzonte morale; preferiamo venire a patti con la coscienza sminuendo l'importanza di certi valori che soltanto il giorno prima erano irrinunciabili. Quando si è vittima di una fede medievale, non si diventa soggetto di amore e altruismo per sentimenti propri, radicati nella coscienza; ma si vive una sorte di "egoismo benigno" in un continuo rapporto intimo e simbiotico col dio al quale tutto è dovuto: anche la beneficenza e le opere pie diventano punteggio per il riscatto della vita eterna! L'altro, il povero, il diseredato, sono entità relative, solo un mezzo per ingraziarsi la divinità o, in certi casi, il sacerdote che la rappresenta.

Oggigiorno un non credente che volesse avvicinarsi alla fede, resta frastornato da una certa esegesi che da un lato propone "riti magici" e dall'altro strizza l'occhio alle moderne neuroscienza e alla psicologia cognitiva; in questa zona grigia è cresciuta la mala pianta del nichilismo e del relativismo, di cui la chiesa stessa ne è divenuta fonte primaria.

Purtroppo nella nostra società (civilizzata dal cristianesimo?), il credente non offre più alcuna particolare visibilità o testimonianza; ma serpeggia anzi uno sfrenato egoismo trasversale ad ogni ceto. La dialettica democratica tra le nostre istituzioni governative, sia cattoliche che laiche, non ha più guidato l'intenzionalità politica verso il bene comune, la giustizia e la libertà, ma piuttosto l'ha declassata a mero opportunismo, a gestione del potere fine a se stesso. Così facendo la politica è andata in conflitto con l'etica dei valori e dei principi, l'etica dei fini ultimi! E puntualmente ad ogni occasione ed a discapito di quell'etica, si è voluto ostinatamente privilegiare il "diritto civile" anche in quei casi estremi in cui il medesimo diritto alienava il bene e la dignità altrui! Basti pensare a leggi come quella sull'aborto o il divorzio per capire che nessuna tutela è stata riservata ai più deboli della società: bambini e nascituri!

Nell'età contemporanea, ormai si fa strada la consapevolezza che purtroppo nessuna religione al mondo potrà mai liberare l'uomo; ma solo liberandosi delle religioni l'uomo potrà essere veramente libero! La fede mitizzata dalla trascendenza e dal misticismo non è più condivisibile, non dà conforto nella sofferenza del vivere quotidiano. Ma, attingendo comunque alla sua fonte che è il Cristo, bisogna invece che diventi fede nei valori immanenti alla persona: solidarietà, giustizia e verità in primis. Bisogna che passi finalmente il principio che ogni uomo, nel bisogno, diventi egli stesso dio per l'altro, rinunciando anche al dono della propria vita! Non era forse questa l'essenza del messaggio cristiano: dare la propria vita finanche per il nemico? Ma forse è troppo evoluto questo messaggio per attecchire alla mente dei deboli? E allora a questa fede si ispiri anche un nuovo concetto di divinità: non più solitario burattinaio che muove i fili dell'umanità, non più la "monade" (vedi Giordano Bruno), ma la Somma, la somma del bene di tutta l'umanità!

E d'altronde come potrebbe essere la sostanza del Sommo bene espressione del singolo e non della somma? Non sembra un controsenso? Il Bene è "dinamicità positiva": relazione e mutualità tra soggetti uguali e omogenei che si alimentano alla stessa fonte: l'Amore! Il concetto primitivo di un "dio persona", perfetto e onnipotente, è superato dalla storia e confutato dalla ragione! Più semplicemente dio è unicamente la sostanza dell'Amore, o meglio: l'Amore è sostanza di dio, non un suo accidente e la sua peculiarità è di nascere ogni volta che muore, in una perpetua antitesi alla morte! Quando parliamo di dio, a noi piace pensare ad un immenso, infinito e sterminato oceano le cui singole gocce d'acqua sono altrettanti esseri umani presenti sulla terra!


Andrea Garofalo 11/05/2015 10:43 1 1026

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Ciò che sostiene l'autore di queste interessanti e profonde considerazioni è condivisibile. A corollario del suo scritto, vorrei riportare il pensiero di un rabbino di due secoli fa, Moshe di Sasow (bisognerà pur riconoscere che gli Ebrei, pur essendo anch'essi monoteisti, sono stati spesso più lungimiranti e acuti dei Cristiani e dei Musulmani): "A che sarà stato creato l'ateismo? Anch'esso ha la sua elevazione nell'atto di pietà. Poiché quando uno viene da te e ti chiede aiuto, allora tu non devi piamente raccomandargli: abbi fiducia e rivolgi la tua pena a Dio; ma devi agire come se non ci fosse Dio, come se in tutto il mondo ci fosse uno solo che può aiutare quell'uomo, tu solo" .»
Antonio Terracciano

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molto interessante,rileggerò con +attenzione (Adriana)



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 I suoi 6 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
Il pescatore contadino (05/02/2014)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
La religione secondo me (11/05/2015)

Una proposta:
 
Ma quale 25 Aprile (28/04/2014)

Il racconto più letto:
 
Il regno di Anellandia (04/03/2014, 1643 letture)


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