Tanto tempo fa, in un giorno di primavera, un giovane cavaliere giunse nei pressi di una foresta incantata e scorse da lontano un riflesso d’ argento. Incuriosito, mosso dal suo spirito di avventura, si inoltrò tra gli alberi seguendo la luce, sperando in cuor suo di trovare un misterioso tesoro.
Quando al tramonto giunse di fronte a una grotta, vide che non c’ era un tesoro ad aspettarlo, bensì una bellissima fanciulla confinata in un buio anfratto. Indossava un lungo vestito bianco che emanava bagliori d’ argento. Erano stati quei riflessi argentei a condurre lì l'avventuriero, che adesso osservava estasiato quella angelica figura, rapito da tanta bellezza.
La principessa Ofelia era in piedi davanti a lui, vicina eppure lontanissima. Un vetro di ghiaccio la teneva prigioniera, isolandola dal mondo esterno. Una lunga cascata di fiori incorniciava il suo viso d’ angelo. Due profondi occhi blu lo guardavano con stupore.
L'uomo le chiese chi fosse. Le labbra rosse di Ofelia si mossero, ma non si udì alcun suono. La fanciulla dunque poteva udirlo, ma egli non sentiva la sua voce. Il cavaliere provò in quel momento l’ improvviso desiderio di liberarla, distruggere quel vetro e stringerla tra le braccia. Si avventò prima con la spada, poi con un’ ascia, ma il vetro rimase intatto.
Egli si fermò sconcertato. Quella barriera sembrava un velo tanto era sottile, eppure era impenetrabile.
Una risata graffiante si levò ad un tratto dal fondo del bosco.
“ Chi è?” chiese il giovane subito all’ erta.
“ Non crederai di liberarla in quel modo!”, lo schernì lo sconosciuto.
“ Fatti avanti e dimmi chi sei”, ordinò il giovane.
“ Principe, si è cacciato in un bel guaio”, rispose la voce sinistra, sogghignando. Subito dopo, una creatura bizzarra fece capolino da un cespuglio. Di piccola statura, aveva però le fattezze di un adulto. Uno gnomo, pensò il principe.
“ Parla, se sai qualcosa”, lo incitò, guardandolo con disprezzo.
Lo gnomo rispose recitanto ad alta voce:
“ La bella fanciulla fu qui imprigionata
Un giorno di maggio da mano fatata
Il vetro non cela la sua pura bellezza
Ma sempre la priva di quella dolcezza
Che così facilmente potrebbe avere
E che la folle continua a temere!
La fata in guardia la mise un giorno:
“ E’ bello l’ amore, guardati intorno!”
Ma ella aveva una spina nel cuore
Che la causava un grande dolore
La fata le disse “ Soffri tu ora
Ma ahimè soffrirai di più ancora
Quando l’ amore da qui passerà
E mai tra le braccia ti stringerà”.
Il giovane, che aveva ascoltato lo gnomo col fiato sospeso, sperando in una rivelazione che lo aiutasse a comprendere in che modo avrebbe potuto aiutare la fanciulla, scopriva ora di essere impotente. Non per il volere di una strega ella soffriva ora, ma per un folle desiderio di difendersi dall’ amore. E ora l’ amore gli bruciava tra le mani, quell’ amore che avrebbe voluto darle, e che lei rifiutava.
Si avvicinò alla bella prigioniera, e posò le labbra ardenti sul ghiaccio crudele. Vide la fanciulla indietreggiare d’ un passo, portandosi una mano alla bocca.Con gli occhi umidi di rabbia e dolore, il misterioso cavaliere montò a cavallo, e com’ era venuto sparì.
Ofelia, rimasta sola, vacillava. Con passo incerto si avvicinò al vetro, dal quale per tanto tempo si era sentita protetta. Con le sue labbra rosse sfiorò il punto dove il giovane aveva lasciato un bacio. Il suo bacio per lei.
“ Sentì qualcosa spezzarsi nel petto
Perse le forze, cadde a terra di getto.
Così insopportabile divenne il rimpianto
Che il suo piccolo cuore infine fu infranto.”
Mille frammenti caddero disperdendosi ai suoi piedi.
L’ incantesimo era spezzato.
Le principessa non era più prigioniera, ma neppure l’ ombra di un sorriso illuminava il suo volto. In ginocchio, immobile, guardava tristemente davanti a sé. Le mani si allungarono e trovarono il vuoto, dove un tempo c’ era il vetro a proteggerla. Ma non era questo a rattristarla. Ciò che la addolorava era il vuoto d’ amore. Non c’ era nessuno per lei, ora che la magia era spezzata. Nessun ad aspettarla, nessuno che desiderasse stringerla tra le braccia.
Sarebbe rimasta così in eterno, la triste Ofelia, se una piccola mano non la avesse distratta dai suoi cupi pensieri. Una familiare presenza dallo sgradevole aspetto la guardava sorridendo.
“Alzati, non aspettare ancora”, le disse benevolo.
“ Alzati, lui non ti ha mai dimenticata
Ora che l’ antica magia è spezzata
Corri presto tra le sue forti braccia
Così il dolore perderà ogni traccia
Della fanciulla che ama sì tanto
Da tramutarne la gioia in pianto.”
La principessa pensava ora al cavaliere con speranza. Si alzò e ringraziò la piccola creatura. Avvenne allora un fatto che la sorprese. Lo gnomo si fece sempre più piccolo, e quando raggiunse le dimensioni di una farfalla, due ali splendenti presero il posto delle braccia deformi, e il viso rugoso scomparve. La fanciulla si ritrovò di fronte un paio di occhi verdi, scorse ai lati della minuscola testa due orecchie appuntite, e riconobbe la fata che un giorno l’ aveva resa prigioniera del muro di ghiaccio.
“ Il bel giovane ti ama tanto”, le disse la piccola fata.
“ Come posso ritrovarlo?” le chiese Ofelia speranzosa.
“ Il tuo desiderio ti farà da guida. Se non metterai più una barriera tra te e i tuoi desideri, essi verranno a te, e tu potrai toccarli e lasciarti toccare. Non difenderti più dall’ amore, esso non ha in serbo per te solo dolore.”
“ La principessa, così rinata alla vita
Non visse più da triste eremita.”
FINE