Eppure voleva farlo. Chiuso dentro la sua cameretta dalle pareti color arancio, Enrico aveva una voglia matta di spalancare la finestra e di rimettersi a tirare con la cerbottana. Aveva voglia di far danni, nonostante i rimproveri della madre. “Un altro tiro” -non faceva che ripetersi- “soltanto un altro tiro e poi la metto via.”
Un vecchio, intanto, procedeva sulla strada di sotto faticando sopra la sua bicicletta. In giro non c’era nessuno, dal momento che tutti erano fuggiti al mare o in montagna; tutti, meno la famiglia di Enrico e quel vecchio. Troppo povera, infatti, la famiglia del ragazzino per potersi permettere una vacanza, e troppo solo e stanco questo vecchio per trovare la forza di uscire dal quartiere.
Ora stava sudando come un maiale, sotto l’implacabile sole d’Agosto e pedalava lentamente. Molto lentamente e si era quasi fermato. Era un bersaglio troppo facile quello, era una preda da non lasciarsi sfuggire. Enrico caricò la cerbottana, mirò con calma e lo colpì in pieno sulla nuca. Quello per il colpo e per la sorpresa perse l’equilibrio, e cadde pesantemente a terra. Enrico lo guardò soddisfatto, mentre un liquido rosso usciva dalla testa di quel disgraziato disteso sull’asfalto rovente. Era rosso quel liquido, era sangue. Una marea di sangue che dissetava la strada cittadina. Stette così Enrico, per alcuni istanti fissando quel morto. Era stato un tiro perfetto quello, non c’era nulla da dire. Allora, venendo meno a quanto si era ripromesso, ricaricò la cerbottana e continuò a sparare addosso a quell’essere remoto che non si muoveva più. Tanto adesso sua madre non c’era, visto che si era recata da un' amica e non sarebbe rientrata prima di sera. Poi quando ebbe la certezza che quello non si sarebbe più rialzato, chiuse la finestra e andò in soggiorno a fare merenda.
Adesso Enrico era felice, poiché aveva fatto una cosa importante e aveva vinto quella noia che di solito lo prendeva a quell’ora del giorno. Altro che pallone o videogiochi, aveva ucciso un vecchio Cristo! Aveva tolto la vita a un essere umano!
Sentiva l’adrenalina mordere il suo giovane corpo. Doveva calmarsi un attimo, doveva riflettere. Poi magari sarebbe tornato di là e avrebbe ricominciato la mattanza.