Tutti avevano accolto con entusiasmo la decisione di cenare al ristorante cinese. Lisa, a dire il vero, era un po' giù d'umore perché al giornale dove lavorava, non si sentiva considerata. Pensava di cambiare lavoro. L'anatra alla pechinese era gustosa.
Lisa alzò d'istinto lo sguardo, i suoi occhi incrociarono quelli del cameriere cinese che l'aveva servito. Fu un contatto di pochi secondi. Da quel contatto fuggente, incominciò a dipanare un filo che univa ricordi, immagini, sensazioni.
Scendendo la scaletta dell'aereo che l'aveva portata a Pechino, fu assalita da un vento caldo. Le formalità furono veloci: recuperò il bagaglio e dichiarò la sua valuta. Poi si avviò verso l'uscita. Al primo gate vide il cartello con la scritta: "Journalism society. Summer meeting. Hill Hotel". Lo reggeva un uomo di età indecifrabile, in divisa grigia. Gli si avvicinò e con cenni d'assenso cercò di fare capire che era una partecipante al congresso, che l'attendevano. Il cinese s'inchinò, prese i bagagli e fece cenno di seguirlo. Percorsero un lungo corridoio, discesero una scala grigia e infine furono fuori. Di nuovo il vento caldo le affannò il respiro.
L'uomo si fermò vicino al taxi nero della Nissan. Lei entrò, sentì chiudere il bagagliaio con un colpo secco ma ovattato. Poi il cinese entrò in macchina e si pose alla guida. Imboccarono un viale alberato, fiancheggiato da prati e da case di mattoni rossi. Lei si indicò: “ Lisa”, poi indicò il cinese che disse: “ Pao Lì”. Lisa estrasse un notes e scrisse “ Hill Hotel”, vicino disegnò un orologio che indicava le dieci. Pao Lì negò con la testa e indicò le undici con il suo orologio. Continuavano ad apparire muri ovunque: di mattoni, di creta, di pietra grezza.
Quando il paesaggio cambiò, Lisa notò che si stavano avviando verso colline coperte di pini e percorrevano viuzze polverose dove si aggiravano carri trascinati da buoi e da asini.
Si inerpicarono su per la collina.
Quando l’ auto si fermò lesse distintamente sul portale di cristallo “ Hill Hotel”. Salutò Pao Lì con un sorriso e gli chiuse in mano una banconota di parecchi uan (valuta pregiata concessa agli stranieri). Lisa si trovò subito a suo agio: rivide i colleghi francesi e inglesi, chiacchierò un po’ con loro, poi prese possesso della sua camera che trovò bella e confortevole. Iniziarono le relazioni al convegno ma lei, appena aveva del tempo libero, si appropriava dei grandi spazi della Cina che divideva con Pao Lì, sempre a sua disposizione per i giri turistici. Dialogavano con disegni e, così, il tassista comprese che doveva accompagnarla al Tempio della Felicità per vedere il tramonto di Tian ‘ anmen. Le fu di impercettibile presenza durante la visita alla Città Proibita. Il meeting si avviava alla conclusione e Lisa incominciava a sentire malinconia ogni volta che guardava il calendario. Fu al Summer Palace, in uno splendido giardino e in un tripudio di colori che scoprì una profonda tristezza sul volto di Pao Lì.
Gli si avvicinò sorridendo. Pao Lì la osservò, poi le diede un foglietto: c’ era disegnata una barca che navigava in mezzo al mare. Il tassista indicò se stesso, poi la barca e, infine, con gesti timidi Lisa. Fra due giorni lei sarebbe partita per l’ Italia, avrebbe sepolto dentro al suo cuore una storia timida e silenziosa. L’ indomani non trovò Pao Lì davanti l’ ingresso. Il suo collega inglese la sorprese alle spalle: “ Hello Lisa!”.
“ Ciao Robert”.
“Aspetti il tuo tassista? No verrà più, credo che sia quello che la notte scorsa, è stato arrestato “.
“ Come? Cosa stai dicendo?”. Rispose lei sbalordita. “ Si, era lui. Non potevo dormire e ho passeggiato nel parco, ho sentito dei rumori, ho visto delle guardie che tenevano immobilizzato un uomo. Poi lo hanno trascinato verso una camionetta. L’ ho visto bene in faccia, era il tuo tassista. Il ragazzo della reception mi ha confidato segretamente che quell’ uomo era accusato di avere accettato moneta pregiata da una straniera e di tenerla in modo illegale”. Ritornò in camera, respirò profondamente, chiuse le valigie: DOVEVA DIMENTICARE .
Lisa raccolse stancamente la salsa dal bordo del piatto. Non aveva più fame: uno sguardo sfuggente, due sottili occhi a mandorla. Si, aveva ritrovato Pao Lì.