CAPITOLO III – I Convitati
Ma me la sbramo subito, io, la mia porzione… che un po’ per fame un po’ che mi erano buone sul serio tutte quelle leccornie lì, mi ci ero messo giù con la testa, alla grande… che una menzione speciale andava però alle salcicce di carne e di fegato di maiale e a certi sottacetini fatti in casa che erano una delizia… e la Lina anche, col muso sotto, tutta impegnata anche lei a tagliarsi le sue fette di prosciutto, zitta zitta… così che mi avvicino al mio vicino, che gli riempio di vino il bicchiere quasi vuoto e ci domando, così, tanto per ingannare il tempo, con aria noncurante, innocente, che tipo è il tipo tutto serio e posato a fianco della Di Camillo… “ Ma tu mi sa che mi hai scambiato per il notiziario… papapà papapà… per il telegiornale… che ci hai adocchiato il tuo polletto stupidotto da spennargli le chiacchiere, tu… con quella faccia tutta candida che sembri il santo del santino, tu… che così ti credi che ci vengono le uova d’ oro da me, magari, in bocca, a te… ma chi sei tu?... chi ti conosce a te?”… allora racconto un pochino la mia storia… chi sono io e del perché sono lì… che avevo spedito una mia roba a quelli del premio… che sono stato premiato in una sezione… che poi per la mia timidezza per il pubblico, lì, gremito, mi sono bloccato un poco ad alzarmi per andare sul palco, là, in mezzo a tutti… così che mi sono scambiato con la Lina, che mi sta a lato… che ha fatto la finta che ero io, insomma… così si è ricevuta tutti gli onori e i battimani e per finire mi ci sono dovuto pagare, per scorno, anche la cena, che non è gratis, si capisce, per gli estranei… intanto la Lina ci ride forte al mio racconto e mi ripete “ Ma che stupido, tu… ma che stupido, tu”… allora il Santovito, che così si chiamava quel sospettoso, divertito e tranquillizzato per quella mia menomazione psichica, mi comincia a snocciolare una litania interminabile di fatterelli, e così attacca “ Ma mi devi scusare, ché sono stato così brusco, io, con te… che così è che sono fatto, che quando incontro per la prima volta qualcosa per strada, per prima cosa ci do un calcio per vedere cos’è… ma è il frate vergognoso che alla fin fine si riporta la sua bisaccia vuota… ch’è il succo della morale di quanto è successo a te… che sei tu la vera rarità, oggi, credimi… ma sì va là, che te lo faccio il cicerone, io… anche se non le conosco mica tutte le persone qua dentro… comunque… te lo vedi tu quello che mi hai indicato che sembra un po’ cazzone?... eh, quello è un poeta sul serio, invece, mica un pirla… ci fa veramente la tragedia, lui, con i suoi versi… col latino poi ti ci canta e ti ci parla in famiglia, che se lo conosce come le sue tasche… e ci mastica anche un po’ di greco… in più, s’è digerita tutta la letteratura classica, la critica estetica e di sicuro non si è lasciato scappare la filosofia… ma dicono, ma io non ne so niente però, però lo dicono, che si vede tutte le sere con la Di Camillo… che si fanno le loro cosucce dentro un’ utilitaria, vicino alla ferrovia… tanto che i pendolari del diretto se lo conoscono bene a memoria il culo, pardon, nudo del D’ Antonio che si agita sopra quella cavallona… che quella intanto ci ha dato il benservito al marito e anche al suo primo convivente… ma è che solo che gli strappa le lenzuola con gli zoccoli, dico io, che la femmina non si fa salire l’ asino sul letto… ma fino a che punto poesia e sesso si possono influenzare tra di loro, io, in questo caso, non lo so…
Questo è questione d’ altro che sonetti
di capitoli, d’ egloghe o canzone,
qui il Sannazaro e il Bembo non compone
né liquidi cristalli né fioretti
CAPITOLO IV
Quelli che vedi in fondo alla tavola, i più non li conosco, ma so che il tizio con la giacca a quadri, quel nasone lì, si è visto pubblicare le sue cose da una famosa casa editrice nazionale… quel calvo col nasetto invece, ha recitato un recital con Dario Bellezza, una volta, tanto tempo fa… insomma, gente del mestiere, quella… un po’ più vicino a noi conosco bene lo Spitillo, che non ci vive però lui, con le metafore… si è fatto una posizione invece che ci tira su bene tutta la famiglia con la sua fabbrichetta… ma se l’è sudata veramente la pagnotta lui, ma ha una moglie così tremenda, poi, così stressante e rompicogliona che non si sopporta per niente… ma senza le proprietà dell’ Elvira, non ci avrebbe cavato nemmeno il ragnetto dal buchetto, all’ inizio, con il poco del suo… e quella allora lo segue sempre, che gli sta come l’ ombra… a rimbrottarlo in continuazione con quella lingua d’ avvoltoio che si ritrova… ma non è da credere che lo Spitillo ci sta a farsi mettere i piedi in faccia… e così, a volte, spesso, si attaccano ch’è una vergogna, a litigarsi tra di loro, tremendo… di fronte c’è il Moscarini… è impiegato statale e ci è proprietario di un bel appartamentino al centro e di un gruzzoletto che gli ha lasciato in eredità la madre… più olio che vino, insomma… un bravo uomo, perbene, se non ci si fissava così tanto con l’ Alighieri… che da anni lui si consuma a farci le chiose alla Commedia… e ci trova cose, lì dentro, che nessun altro ci trova, per quanto tanti vi si sono affaticati a cercarle… ma lui ce le trova… lì c’è il Sarchese, che è un pezzo di pane, onesto… ma ci ha la sua sfortuna quello, addosso, che se si fa la croce è capace che si cava un occhio, ma è uno che scrive tosto… che se li è letti tutti, lui, i grandi filosofi, e se ti fa la sua invettiva, ti scavi la fossa con le tue mani, a nasconderti, per la vergogna… che ti butta tanta immondizia addosso che non ci risbuchi più dalla melma… ma si è impegnato pure le ciglia degli occhi, ultimamente… ma prima, quando campava la famiglia, non ci navigava male, poveretto… il Tirone, invece, quello col vestito blu e cravatta, è proprio un gran pezzo di merda, fuori della faccia nostra… un boccalone più adulatore di quelli che ti vedi in giro dappertutto, oggi, ormai… ma ha tanti di quei soldi, che non se li conta più quanti che ne ha… ma prima invece, non ci prendevi il pane dalle mani, tu, da quello… con i suoi quattrini si compra un po’ tutti… giurie, case editrici, critici… che ce lo ritroviamo sempre in mezzo, come il prezzemolo, alle letture, premi, cerimonie… insomma, a tutte ste balle qua… dicono che ora si è pubblicato dalla Mondadori il suo “ Il Vestitino Azzurro”… ma che sono però, secondo me, solo motivetti mielati, zuccherati… buoni per gli imbecilli… lo Spadaccini invece, che sta in fondo accanto alla Di Camillo, fa il professore universitario… ma si arrotonda la sua pagnotta facendo il presidente di premi, manifestazioni, giurie… il giochetto è che si fanno lo scambio dei ruoli e dei posti, come al gioco dei quattro cantoni… che se io ti presiedo e tu fai il giurato oggi, qui, domani poi tu mi fai il presidente e io il giurato, là… si capisce, una mano lava l’ altra… si tiene sempre la bocca cucita, che se li sa tenere, lui, i suoi ceci in bocca… ma che si pensa sempre alla domo sua, mica alle chimerette e alle favolette… quello che sta più vicino a noi, tutto rosso in faccia, è il Sarraiocco… ci ha una mania così segreta per la poesia, quello, che ciò che lui scrive, se poi scrive, non se lo fa leggere da nessuno, nemmeno dalla moglie, la Filomena… che è poi una donna, attiva, giudiziosa… il tesoro più ricco, forse, che possiede, assieme ai suoi tre figli… è qui perché è socio onorario dell’ associazione…