Cammino nel grigio dei quartieri della mia città con le mani nelle tasche mentre il vento freddo scava nel mio petto. Le pietre colorate dall’ ombra del sole, sudate, lasciano scivolare le scarpe sul loro corpo senza opporre nessun attrito. Si scivola su di esse come le barche a vela sul mare. Il giallo del sole bagna come da sempre l’ alta collina di Posillipo; terra fertile in tempi passati, con fusti di agrumi che splendevano sull’ alta vetta, tra questi, padroneggiavano alberi di mandarini e di aranci, tutto era colorato dall’ oro del sole un tempo, ora, quartiere borghese, fu creato ad arte per la nobile borghesia che venne privilegiata dalla speculazione edilizia del dopo guerra, insieme a quella media del quartiere Vomero alto, altra ricca terra fertile, oramai rassegnatasi e sepolta da una modernità scriteriata e senza regola. Non mi prolungo … Ora il fumo delle macchine, il trambusto e il caos che queste fanno, insieme all’ avvelenamento dell’ aria e e alla crescita smisurata del cemento copre ogni scena naturale della collina.
Fortunatamente, c’è rimasto non si sa come, o per quale fortuna, il parco Virgiliano che ancora bagna la fantasia di noi abitanti rendendoci poeti e artisti semplicemente con un colpo di vista. Con uno sguardo sul panorama si accarezza il mondo intero, il paradiso terreste, l’ eden naturale e spirituale. Questo, ancora ci permette come gabbiani, di volare in alto con i nostri pensieri, filosofare sul creato e osservare la natura ancora intatta e favolosa in ogni sua nascita e forma. Volano gli angeli bianchi nel cielo azzurro … Certo, la vista era stupenda tempo fa, ed è mozzafiato tutt’ ora, è qualcosa di meraviglioso da quell’ altezza collinare, si vedeva una volta il Vesuvio sbuffare, il mare ingrossare e i piedi lucidi della città immergersi nel celeste mare incendiata dal sole. Gli occhi degli abitante di questa città si aprivano ogni mattina su un paradiso naturale, e il fumo rarefatto dal calore soffiato in alto della bocca del Vesuvio, creava nuvole sulla sua testa, in alto, un cielo azzurro pregnante illuminava il tutto. Ora tutto è cambiato. Il Vesuvio ha smesso di fumare, gli scugnizzi non indossano più la famosa cuppù lella con la visiera che li distingueva, ora, indossano abiti griffati e cravatte colorate. Tutto è cambiato, tutto si è rinnovato, dinnovato direi, idee, modi di vivere e di percepire, perchè no anche l’ osservazione è cambiata. Tutto è ammutolito e senza colore dentro le porte di questo tempo, solo i romantici conservano intatte le immagine di un passato e di un presente che passa: Sintesi. Qualche poeta stralunato, come me, ancora ne descrivere le meraviglie naturali di questo luogo intatto che fa da cornice a una città ferita dagli anni, dalla storia e dalla speculazione edilizia. Amo comunque questo nido che è la mia città: " Napoli " Sono fiero di appartenere a questo dipinto, a questo eden naturale dove i colori sgargianti e il bianco e nero brulicano nell’ anima.
Sono nato nell’ ombra, quartiere,
dentro il bianco e nero.
Non conoscevo da piccolo i colori.
Quando per la prima volta vidi il mare,
mi spaventai.
Mio Padre me lo fece baciare lanciandomi
nell’ azzurro del suo ventre:
" Nuota non mollare"
Non indossavo nessun galleggiante, salvagente.
Ricordo che il sole mi bruciò la pelle,
e il sale dell’ acqua del mare sul corpo mi
piaceva
Tornai a casa stanco dopo una giornata
passata su un guscio di legno,
le mani di mia madre sulla mia pelle
raffreddarono il fuoco.
Vidi per la prima volta il nido,
assaporai per la prima volta
i colori del cielo e del mare
di questa fermentata terra.
Mi dissi:
" Che mi succede,
il cuore esplode come una stella gonfia.
E’ saturo di combustibile...
Scoppia tra mille atomi di luce.
E’ una stella che finisce.
No mai!
E’ una stella che si espande.
E’ ricco d’amore,
grazie a Dio. |
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