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Parte 1 della raccolta "Le visioni oniriche della speranza " di Annamaria Gennaioli (13 racconti)
Racconti che si susseguono tra passato e presente per innescare un futuro |
Ormai siamo a un bivio, si cambia, o, si torna indietro, il passato non ci ha insegnato nulla, sacrifici fatti da persone ormai che non ci sono più, persone dimenticate, oppure nella memoria di pochi. Ascoltare storie mi è sempre piaciuto, fatti accaduti all’inizio del secolo scorso, quando ancora tutto era speranza, il cambiamento possibile. In quel periodo di miseria diffusa, nelle campagne la vita scorreva con il ciclo del giorno, il cibo non mancava, il lavoro era duro. Bisognava fare anche diversi figli per mandare avanti il podere, spesso a mezzadria, più si era forniti di braccia, più si poteva guadagnare, i bimbi avevano un compito piccolo, ma di responsabilità, quello di accudire agli animali e portarli al pascolo, solo pochi potevano andare a scuola, si trattava dei primi anni della primaria, la scuola dell’obbligo era fino alla terza elementare. Invece nei paesi la vita era diversa, il lavoro era necessario per vivere, se non avevi i denari, non mangiavi, dovevi arrangiarti a fare il bracciante dove capitava. I bambini erano meno diffusi, ma sempre abbastanza numerosi e con problemi, il loro compito era di mandare avanti la casa, quando i genitori erano al lavoro e badare ai fratelli minori, la scuola era possibile alcuni riuscivano a ultimarla. Le bambine andavano a sbrigare le faccende nelle case dei ricchi, dovevano sapere lavorare, oppure imparare in fretta, l’orario comprendeva tutta la giornata, spesso mangiavano gli avanzi, non potevano toccare nulla, senza ordine della padrona. Tutto era sottochiave, quando sole in cucina, sempre sotto comando, a una di queste bambine, le diceva di fischiare, così sicura che lei non poteva mangiare nulla. Altre meno fortunate, andavano in città, erano a loro disposizione 24 ore su 24, la vita dura le portava a rinchiudersi e sognare un mondo nuovo, la speranza non gliela toglieva mai, anche se a volte si sentivano con il morale sotto i piedi. Chissà, forse erano anche molestate, nessuna ha mai raccontato questo, solo fatto capire in qualche modo, in quel periodo l’omertà fomentata dalla vergogna, il silenzio e subire, oppure cercare di difendersi, ma era dura, perché come si dice il coltello dalla parte del manico, lo avevano loro. Le mogli se lo scoprivano, incolpavano tutta alla ragazzina, lei non sapeva stare al suo posto, e l’uomo si sa è cacciatore. Con questi pensieri falsi, le donne hanno subito e sono state anche carnefici di loro stesse. Penso spesso a quelle ragazzine, solo il lavoro, il gioco non era permesso. Una di queste, quella che doveva fischiare, era stata mandata in quella famiglia per via di un debito contratto dalla sua. Fino a che non fu saldato il debito, lei è rimasta, partita che aveva nove anni è tornata già ragazza adulta. Nel mondo ancora esiste tale commercio, tutto si fa silenzio, solo si porta alla ribalta quello che fa notizia ed è collegato al momento, ma sperduti in qualche landa desolata ancora ci sono bambini schiavi. Nei paesi del sud dell’Italia fino a pochi anni fa esistevano i “valani”, bambini che erano venduti il giorno di ferragosto nella piazza del paese, in cambio di pochi soldi e del grano, questi erano schiavi, dormivano nella stalla, la mattina dovevano essere i primi alzarsi per accudire al bestiame, fare il necessario e poi portare al pascolo le pecore. Brutta vita per dei bambini, i più piccoli erano di meno valore. Per non parlare dei caruso, lavoravano nelle miniere di zolfo in Sicilia anche questo fino agli anni ’ 50 inoltrati. Togliere l’infanzia è come rubare il futuro a una nazione, le ferite inflitte a questi bambini poi si percuoteranno sempre verso tutto, non concedendo istruzione, negare diritti, scandire le giornate con le ingiustizie e la violenza, la sporcizia, senza esporsi e confrontarsi con altri bambini.
Vivere una vita dignitosa, crescere nell’amore e nel rispetto verso se stessi e gli altri, imparare queste semplici regole poi la libertà viene come arriva il giorno. La Terra ci ha insegnato che per vivere basta poco, condividere, senza togliere a nessuno e senza sfruttare più del dovuto, oggi questo è solo un sogno, forse in un’altra vita. L’uomo si pentirà dei suoi danni e quelli inflitti ai bambini, ormai e quasi sicuro che un bambino violato un domani sarà anche lui un violatore. Certo non bisogna pensare sempre al peggio, ma con l’ipocrisia hanno ucciso la speranza, le ideologie sono frantumate in qualcosa che sa di facciata, hanno distrutto dalle fondamenta il coraggio di alzare la testa. Oggi nel mondo civilizzato, molti bambini fanno confusione, hanno molto e non hanno nulla, sono schiavi del progresso ma con poca fantasia, l’elasticità della mente, apprendere dalle piccole cose e cercare di osservare la natura com’è fatta nella sua magnificenza e stimolare la personalità ad affrontare i problemi e iniziare a ragionare crescendo con la propria testa. Oggi, come ieri . dimentichiamo i bambini.
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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«Per ricordare quello che si cerca di dimenticare...» |
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