cap 24
Sergio era, in quei momenti, davvero inesistente, perchè sentiva la sua individualità dissolta, mentre viveva nel corpo di lei. Una simbiosi in cui ogni distinzione tra il corpo e la mente si estingueva.
Quasi inavvertitamente, dentro quella dissoluzione, i loro corpi erano scivolati altrove, come in nessun luogo.
Supino sul letto, Sergio sentì le carezze di lei attraversarlo tutto; con forte e sorpresa emozione, la sentì distendersi con tutto il corpo lungo la sua schiena, le sue gambe, sentì la loro pelle aderire completamente, i suoi movimenti dolci e profondi avvolgerlo nella più estesa delle carezze.
Si abbandonò completamente, le braccia spalancate, le gambe divaricate, completamente sciolto e recettivo di quel suo abbraccio.
Gli sembrava magica quella fantasia di Irene, inattesa, impulsiva e ricca di amore pieno; era completamente rilassato accogliendo quella totale carezza, l'assorbirva dentro sè con abbandono passivo e inesistente; nella sua propensione alla fantasia sensuale immaginava i loro corpi sciogliersi e diventare uno.
Sentiva tra loro uno spirito di gioco, unica regola alle loro effusioni quella d' amore, libero e quasi bambino, che poteva liberarsi non frenato a contenere la loro fantasia. Erano completamente aperti alle espansioni dell'amore e trascinati dallo stesso impulso di offrirsene a piene mani.
Sergio si sentiva con grande desiderio anche dentro quella loro dimensione attiva- passiva, e nella sua spalancata immobilità si sentiva vivo attraverso di lei e, dentro quel loro tempo chiuso e condizionato, provava una sorta di dispetto nel trovarsi limitato nella possibilità di ampliarsi in ogni sorta di fusione fra loro, fusione che fluiva e sbocciava in guizzi subitanei.
Era immenso il benessere che sentivano, uno stato di pace calda dentro cui non sembrava esistere niente oltre l'abbraccio, come se si potesse prolungare all'infinito. Come se, al moto con cui instancabili i loro corpi si amavano, corrispondesse anche una loro fissità; un moto infinito, una rigenerazione continua, che dentro quella competa fusione diventava quasi un annullamento del moto stesso.
Ora erano teneramente e fortemente abbracciati, a guardarsi in modo illimitato, con occhi liquidi di emozione.
Con le mani, e le braccia, avide, si stringevano nei loro corpi, sempre di più, sempre di più...ancora con l'impossibile anelito di essere l'uno nell'altro.
I loro sguardi erano pieni e, muti, dicevano tutta la loro immensa emozione, che in nessun altro modo sarebbero riusciti a dire.
Con la stessa intensità quell'emozione si espandeva nel loro bacio.
Un bacio tremante, giocoso, bizzarro, saltellante, ora impetuoso ed ora carezzevole.
La lingua di Sergio entrava piena di desiderio e lambiva la lingua di lei, quasi a rappresentare l'amplesso delle loro anime.
Era un bacio che non finiva mai, volteggiava in ogni direzione, guidato da loro impeto appassionato di sentirsi sempre più avvinti.
Quella forte emozione di sguardi e baci si propagava contemporaneamente a tutti i loro sensi e si sentivano avviluppati dentro un'immensa, unica, carezza.
Il loro desiderio, invasivo, intenso, ma lieve e senza asprezze, vibrava in loro.
Sempre sentiva il suo pene sussultare e rigido della più dolce e calma eccitazione; la sentiva perfetta, una crescita dei sensi che avanzava naturale fra di loro, si stavano già appartenendo in tutti i modi possibili e non esisteva nulla fra di loro che non sentissero completamente aperto e desideroso di completarsi.
Nel loro vivido abbraccio pieno di luce, Sergio aderiva col suo pene alle tenere fibre di lei, le sfiorava, le accarezzava, le percorreva invaso di dolce frenesia, e le sentiva aprirsi sempre più, bagnate di caldi umori e anelanti di accoglierlo.
Finalmente entrò dentro di lei, con la più libera naturalezza, il suo nido si apriva tenero, umido e caldo e sembrava lo aspirasse dentro di sè.
Sergio entrò dentro di lei, piano, sentendosi immediatamente invaso da una vampata di piacere, che si diffuse ovunque in loro.
E di piacere gli sembrò un'esplosione quando affondò completamente in lei e ne percepì la carezza più globale, vibrante e trascinante, sentì come se il suo pieno si fosse fatto vuoto, il vuoto di lei pieno.
Era una liberazione totale, il piacere del piacere, lontanissimi da qualsiasi giudizio o colpa in ciò che vivevano, in una piena appartenenza, che niente riusciva a turbare.
Non si possedevano, vivevano insieme in contemporaneità, in nulla si prevalevano o forzavano, ma si comprendevano in dolce fusione.
NELL'ABISSO
Per me sei un abisso
ti osservo e non vedo mai il fondo
ma lo intuisco
e non resisto
non sono circospetto
è buio ma son sicuro
annaspo nella confusione
ma già tu sei la soluzione
e non sento altra ragione
tu sei
tu sei
c'è in te l'indefinito
che subito mi aspira
c'è in te l'indefinito
dove vedo l'assoluto
stai ferma
non ti muovere
guardami
e non parlare
guardiamo lontano
siamo lontano
per sentire il mondo
mi basta la tua mano
tutto è fermo
ma noi voliamo
non ho lacrime
ma piango
dentro quei colori
che salgono nel cielo.
Vivevano una sensazione di appartenenza totale, in una dimensione di reciprocità piena e lineare.
Il piacere che provavano, in quei momenti di massima intimità, si espandeva ovunque in loro, dal loro centro di fuoco.
Si sentivano come un grande mare, dove rapidamente le onde calme e dolci diventavano impetuose, per poi placarsi e ancora rianimarsi.
La loro coscienza soggettiva era amalgamata con i loro sensi, unico altalenante turbinio di emozioni.
Si stringevano appassionati, le bocche si cercavano continuamente, avide di appartenersi come i loro corpi.
Con mani profonde si cercavano la pelle, la tenevano stretta, si sentivano sempre più vicini e provavano ogni contatto, mentre Sergio si muoveva lentamente dentro di lei. Saliva e scendeva nel suo ventre, e insieme salivano e scendevano i loro corpi.
Sentiva intorno al suo pene tutto il dolce calore del suo accogliente nido, ogni tuffo in lei era un piacere pieno e travolgente, come una scossa che simultanea si espandeva in ogni direzione. In ogni movimento, quando più profondamente entrava in lei, egli stesso si diffondeva, si distendeva interamente nell'abbandono.
Le loro mani seguivano ogni sinuosità dei corpi, le natiche, gambe schiena, sature di sensualità, come in un orgasmo tattile.
Ogni carezza si trasformava in invadenti brividi di piacere.
Interi i loro corpi si muovevano in una sorta di danza, insieme dolce e appassionata; nessuno spazio resisteva a dividerli e ogni attenzione, coscienza di loro stessi, spariva completamente, aspirata dentro i loro occhi.
Saliva e scendeva dentro di lei lieve ed eccitato, ora piano, quasi immobile, lasciandosi trasportare da un piacere sottile che ondeggiando si irradiava ovunque in lui, ora impetuoso, coinvolto dal crescendo del piacere, ed allora resisteva a quel desiderio prorompente che lo voleva trascinare irresistibilmente lungo la china degli estremi sussulti di piacere.
Provava, dentro quella simbiosi d'amore, un desiderio di eternità, uno stato di pienezza che desiderava conservare, viveva quel piacere, ora caldo, ora sottile, come la più dolce delle agonie e con calmo abbandono non voleva che avesse mai a finire, viveva il suo desiderio e il suo piacere in ogni luogo del loro abbraccio, nei suoi occhi, nella sua pelle liscia, nella meravigliosa unione in cui si sentiva avvinto e sempre tratteneva il suo desiderio di naufragio e galleggiava in quell'immobile agonia.
Irene era completamente aperta, plastica e molle, lo accoglieva dentro di sè come un mare il suo fiume, scivolata nel silenzio più bello, lo avvolgeva del suo amore, come un grande mantello che lo conteneva tutto e che lo aspirava sempre più fortemente in sè; era completamente sensuale. In quei momenti, fra di loro, ogni intercapedine era svanita, ogni controllo delle emozioni era volato via, erano un'unica emozione, dolce e impetuosa, coinvolgente e calda.
Si erano trovati dentro un attimo indimenticabile, che poi per sempre sarebbe riaffiorato nei loro ricordi come perfetta immobilità; era stato solo un breve tempo, ma l'avevano sentito come eterno, come pace assoluta. Ne avevano assaporato la liberazione dall'inquietudine, dall'angoscia di esistere che spinge ad moto inarrestabile ed è forse una condizione insita e costante dell'esistere.
Serrati l'uno all'altro in quell'attimo dilatato si erano sentiti immersi nella più dolce fissità, con la sensazione che quella fissità fosse la più perfetta sintesi della felicità.
Distesi sul fianco Sergio la attraeva contro di sè con forza dolce e appassionata. I loro occhi si penetravano, brillando fermi.
Con mani intense Irene lo cingeva a sè, desiderosa della loro massima unità, con le sue gambe lo circondava di dolcezza.
Si muovevano lentissimi l'uno dentro l'altro, come l'onda più lieve di un mare calmo; un piacere sottilissimo, ma ormai ovunque diffuso in loro, li invadeva.
Si muovevano solo come se se quel muoversi fosse stato il respiro necessario della loro immobilità; ma lo stesso erano immobili, dentro la pace che provavano, pregna di piacere.