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"Prigioniero"

Azione e Guerra

Prologo

"Ogni passo che diede nel mondo, venne scandito dai suoi ideali e nel rispetto degli altri!"

I° Atto

(Prima)

.......Erano mesi e mesi che si arrotolava su se stesso, in quel bugigattolo umido e scuro, scomodo ma tiepido, non ricordava nemmeno lui da quando era lì!

E fu proprio lì che imparò le prime regole di quella vita, le prime necessità, mangiare, bere, e... La Terza Necessità!

Accipicchia questa terza era un vero problema, poiché egli si trovava in un ristrettissimo monolocale senza servizi, di cui unici confort erano; il tepore e la filodiffusione.

Sì la filodiffusione con quella di tanto in tanto fortunatamente era informato del mondo fuori, inizialmente con velati brusii, poi però, man mano che l'allenamento costante rendeva evidente il progredire delle sue forze, riusciva sempre meglio ad intendere spesso una voce melodiosa cantare oppure leggere nuovi comunicati.

Ascoltava volentieri quella voce, mentre dondolava attaccato a quella "liana" appiccicaticcia, dimenticando cosi il problema della "terza necessità", anzi un giorno si rese conto che era anche un vantaggio. Si, meno fatica, evitava il dover correre "in quel posto lì" come sentiva accadere informato dai vari "comunicati esterni".

Di tanto in tanto poi, sentiva come un trambusto, un tremare strano, e tutto attorno a lui iniziava ad ondeggiare ritmicamente, quasi un terremoto, pian piano si abituò ed imparò anche a rispondere, c’ era lì fuori qualcuno che certamente voleva comunicare con lui, forse chissà qualcuno in un bugigattolo vicino al suo.

Quel ticchettio, ben ritmato oramai lo conosceva bene dapprima uno sfregamento, poi un tamburellare a ritmo, una specie di “ tan ta ta- tan tan- ta ta” era a quel punto che cercando d’ interpretarne il significato e di contraccambiare con un “ son qui” spingeva con forza contro le pareti.

Il tempo passava ed egli trovava quella sua abitazione sempre più scomoda e stretta, l'altalena poi iniziava a diventare un vero fastidio, attorcigliata come si era, su se stesso, tanto da essere letteralmente avvolto dalle liane.

Iniziava così a stancarsi in maniera esponenziale, avrebbe preferito trovare altri spazi ed aria nuova, con queste motivazioni iniziò metodicamente a perlustrare il perimetro dell'area designatogli, ogni giorno con una rudimentale mappa fra le mani ispezionava pareti e pertugi, segnandone il limite per ricominciare il giorno dopo dal punto dove era giunto il giorno prima, cercava con pazienza certosina, cercava, cercava e riprovava, macché nulla!

Un giorno poi quasi per caso facendo un grande starnuto finito in un singhiozzo ininterrotto, inciampò in una specie di fiore posizionato al contrario, spostò la vegetazione che copriva la visuale e finalmente notò una lieve luminosità, "un vedo e non vedo roseo chiaro, semitrasparente".

Cercò così di dirigersi verso quella che riteneva fosse finalmente l'uscita, all'improvviso si ritrovò al punto d'origine, ma con un colpo così forte che lo stordì. Ogni giorno, oppure ogni secondo, chi mai potette calcolarne il tempo, comunque ogni sua energia era tesa a trovare definitivamente quella finestra/porta, insomma non sapeva cosa fosse, ma capiva che era importante per andar via di lì!

Suo malgrado ogni qualvolta tentasse ritrovarne l'uscita, qualcosa lo tratteneva ed addirittura lo riportava indietro, anche con severi strattoni, proprio come la prima volta……

Sonnecchiava pigramente quel mattino, poiché durante tutto il pomeriggio precedente, non riuscendo a capire il motivo per il quale proprio non riusciva ad evadere, aveva cercato con estrema fatica di superare quell’ ostacolo, purtroppo ogni tentativo risultava ancor più faticoso del precedente, iniziava a crollare anche l’ insuperabile sicurezza in se stesso, per fortuna nonostante ciò il suo “ Ego” non ne veniva affatto scalfitto.

Fu improvvisamente svegliato dal suo dormiveglia da un comunicato dalla filodiffusione, la voce però era meno suadente, anzi ebbe quasi l’ impressione di percepirne i sentimenti!…… Sì avvertiva nella voce esterna, ansia, dolore, si rese conto che qualcosa di grave stava accadendo alla sua comunicatrice del "lì fuori”.

Nell’ agitazione generale ed in preda a chissà quale “ raptus” ricominciò nei suoi tentativi di fuga, si attaccò nuovamente alla poderosa liana appiccicaticcia lanciandosi con forza in direzione della luce che gli apparve per un momento più forte, più vera, ma nulla, anche questa volta non ce la fece, anzi sentiva mancare il senno, la sua testa pian piano attutiva suoni e sensazioni, inseguendo un pensiero si disse: - Ecco lo sapevo, questa volta è davvero finita-.

Oramai disperato ma impotente, s’ abbandonò al fato raggomitolandosi su se stesso.

Quasi dormire, è forse questa la sensazione del passaggio? No non poteva certo arrendersi, Mai Lui non si sarebbe arreso mai di fronte a nulla, mai di fronte a nessuno e se poi quelli lì fuori avessero avuto cattive intenzioni? Certo in quel caso ci avrebbe ben pensato lui a sistemarli e nonostante le forze gli venissero meno approntò a guisa di lotta i suoi pugni avanti al volto, non sapeva, non ricordava il perché ma sapeva che era così che si faceva………………….

II°Atto

(Adesso)

Come mai sento battere il mio cuore le mie tempie così forte, cosa accade?

C’è lì fuori uno strano tramestio, c’è fermento, forse un cambiamento, oppure gli altri lì fuori nei bugigattoli hanno trovato la soluzione di cui anch’ io ho necessità?

Mi fermo nel massimo silenzio ad ascoltare, a percepire ogni rumore, ogni movimento, ogni sensazione, solo ora mi rendo conto che è un po’ che non sento più comunicati di lì fuori, quella bella voce è in totale silenzio da tempo, non ricevo nemmeno più quei ticchettii che avevano iniziato a farmi piacevolmente compagnia. Si sarà stancato di segnalare Mah!

All’ improvviso quasi un boato ed a seguire un’ esplosione di luce la in alto una curva luminosa che s’ ingrandisce sempre più, mi sento catturare mi aggrappo disperatamente alle mie amiche liane appiccicaticce, ma nulla posso….. “ LORO MI STANNO TRASCINANDO FUORI”!!

Annaspo, mi manca il mio tepore, ho voglia di gridare i miei pugni non hanno l’ effetto che immaginavo, mi controllano, mi girano, sento un fortissimo vociare che mi stordisce ancor di più, infine ecco sono quasi ancora nel mio bugigattolo ed è di nuovo umido tepore!

Ehi piano, trattatemi con cura, ma chi sono questi altri qui? Cos’è, ditemi? Ma cosa mi dice, sento ripetere infinite volte “ su, su è fatto il bagnetto ora si va a ninne!” Ma cos’è “ ninne”? Mah?!

Mi hanno imprigionato di nuovo, sono chiuso in una teca di vetro, in alto oltre corrono veloci delle luci, oppure è la teca dove sono chiuso che corre?

Non so ma, mentre protesto, m’ agito, sento un ticchettio familiare sul soffitto della teca dove sono rinchiuso un “ tan ta ta- tan tan- ta ta” regolare, mentre ancora agito i miei pugni cerco di sgranare i miei occhi …. Vedo un’ ombra che, fra invidiabili peli sul volto e sulla testa, mi mostra nel mezzo una striscia bianca un po’ curvata all’ insù ……………..

“ Apparentemente è semplice nascere, eppure non vi è nulla di così tanto più pericoloso, difficile ed impressionante”

Epilogo

Pensavate che LUI si fosse dimenticato della suadente voce dei comunicati?

No, non avrebbe mai potuto, infatti eccolo è lì mentre viene avvolto teneramente da quelle braccia che gli hanno dato la vita, che lo guideranno nella vita, ha finalmente incontrato “ La Voce” e d’ ora in poi Lei stessa nutrirà di latte, futuro, conoscere, quel cucciolo d’ uomo sino a che:

LUI diverrà un “ Vero Uomo”!


Sandrine Novelli 21/01/2014 23:51 1592

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Tanto, tanto tempo fa, t'aspettavo nel vento delle mie paure, sotto pioggie di risate e tempeste improvvise, colmavo la tua culla di batuffoli di nuvole e sorrisi e piccole melodie, mentre misuravo nella mia mano due piedini di lana col fiocco di raso immaginandoti, respirandoti nei miei respiri, sognando dei tuoi occhi immaginati dai miei...
Ora che il tempo segna i tuoi sogni... aspetto che tu sia, non pretendo felice, la felicità è una grande parola ma troppo spesso sopravvalutata, ecco vorrei semplicemente tu viva nella gioia del tuo animo sereno... Figlio mio!
»

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Bellissimo racconto. Complimenti davvero. (Paolo Gugnoni)





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