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Quando prendevo un pugno di pensieri nello stomaco, creati da circostanze che non mi piacevano, mi usciva sempre il sangue dal naso.

Schiumoso a volte, altre, come un fiume dal rosso colore sfociava sulle labbra, poi salato, finiva nella mia bocca.

Mi piaceva il gusto del dolore e dell’essere offeso.

Quasi, mi sentivo perfetto con Dio e il divenire.

Ero stupido, penso…

Non calcolavo la perdita delle proteine, e nemmeno l’offesa di tale fuoriuscita.

Con la lingua, gustavo il dolore e il piacere del liquido che il corpo produceva e perdeva, senza mai soffermarmi sulla fabbrica magica della vita. Sì, insomma, sulla produzione di quelle magiche e paurose perdite di parole non elaborate, tipo: < piastrine, globi rossi, ematocrito, valore cellulare, etc.> Parole, che prese singolarmente, sembravano il mantra di una sacra preghiera precristiana.

Quand’ero piccolo, vomitavo per i pensieri cattivi che facevo, un giorno, ricordo che pensando alla morte, vomitai per un'intera giornata. Poi, ci fu un’evoluzione, quest'avvenne per non essere troppo indifeso rispetto ai pensieri; si evolse il tutto con lo scorrere del sangue dal naso. Non mi dava fastidio, mi sentivo un eroe. A volte, mostravo il fazzoletto imbevuto di sangue a mia Madre; glielo presentavo come una bandiera strappata al nemico.

Avrei preferito, certamente svenire, sarebbe stato molto più clamoroso, smarrirsi, scomparire da ogni scena frustante e dolorosa. Il corpo reggeva bene ai rulli del motore in avaria... Si limitava alla perdita del colore rosso, quale, circolava come fiume dentro di me. Mio Padre, mi diceva che ero fragile, mia Madre, che ero debole. Quanti arrosti di carne sulla brace la sera… Mi zaffavano il naso con striscie di lenzuola vecchie che non usavano più per il letto.

Certo, ora conosco il dolore, il sapore e l’aspro salato del sangue. Non ho paura e nemmeno sono fragile per le perdite. La stessa vita, inizia con una perdita, il nido della placenta… Il cordone ombelicale… La fuoriuscita da un adattamento a una vita precedente… La morte e la resurrezione in un’ altra dimensione. Hanno calcolato bene i passaggi atavici di ogni vita, i potenti della chiesa.

Quanto provo dolore, in barca mi allontano…

Preferisco starmene da solo come sempre…

Remo veloce, mi allontano dall’offesa, non mi ritrovo... se non in una solitudine perfetta in mezzo al mare aperto, dove il nulla tocca il cielo e poi scompare del tutto.

Invento, procreo così, moderni pensieri e nuovi abiti adattati. Mi alleno alla vita, poi, ritorno...

Mi tuffo nell’ oceano, nuoto verso… Tra la schiumosa, bavosa, acqua salata del mare. Nuoto, verso l’isola che non c’è… Verso il porto che sempre ho ritenuto sicuro e mio amico.

Col tempo che passa, ritorno, dimentico… Vado avanti più forte, più umile, perdono l'offesa subita, il tradimento, il distacco e ogni pena vissuta. Guardo in alto non in basso, guardo verso la stella più luminosa, guardo lo spuntare del nuovo giorno, del nuovo e sempre stesso sole che illumina ogni giorno questa vita che fluisce, tra le difficoltà di essere insieme e quelle di non essere a pezzi.

Il tempo è fermo, come l'orologio senza sfere.
Di tanto in tanto, cinguetta l'uccellino sulla terrazza,
tra molliche bucate di pane, saltella.
Un intruso, mi avverto nel quadro della scena.
Il tempo è muto, è caldo.
Non cade dentro, nemmeno una moneta d'amore
per farmi ascoltare un po di rumore.
Silenzioso stamane il cuore,
pulsa lento.
Solo gli occhi,
come due fari nella nebbia della vita,
annotano gli accadimenti del quotidiano.
Oggi ho deciso,
scappo lontano da me, con la barca di sempre... Spero che non mi fuoriesce sangue dal naso, anche perchè, preferirei svenire, più che altro....

Bevo dalla solitudine.
Mi nutro di silenzio.
Questo,
mi riempie, come il pane.
Non ho scelto di cibo.
Certo, potrei permettermi di andare al ristorante.
Non preferisco.
Mi nutro dei miei pensieri.
A volte, amari come il digestivo,
altre volte, dolci, croccanti sotto i denti,
come la cioccolata fondente.
Non mi lamento ...
Ogni cosa ha il suo momento - - - -
Anche un bacio, non dura in eterno...
Così l'amore nei dolci baleni.
Figuriamoci l'attimo,
esala dal momento
e sfugge al tempo.
Tutto passa e tace;
Senza rumoreggiar nessun brusio di onda (...
che dalla pianura mare, _____________
giunge a riposar nel letto di ogni umida spiaggia.


Pasqui 26/11/2013 23:58 698

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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