Imbruniva il giorno verso l'orizzonte rotto dalle case. Più in là ombre ... ombre allungate d'alberi nei tramonti conosciuti. Avevano memoria del sogno coccolato, come un figlio andato lontano. Ho sentito la commozione delle strade celarsi nelle parole di una lunga domanda, forse fatta solo per fame. Ho visto spiagge incompiute, gorgogliare sabbia offesa, pezzi di sole sconosciuto finire nel riflesso del mare, nel richiamo d'amore dei gabbiani che annunciavano la sua stagione. Onda su onda, si ripetevano le illusioni conosciute del tempo, chiedendo, cercando più forza a quella parte buona della luna ...Una luna bianca o una cosa pulita ... La nascita di una madre buona, perché le cose felici sanno di pane appena sfornato. Ed io ti ho raccontato ciò che i miei occhi intuivano, sentendo l'altro rumore di un giorno che stava morendo.

Troppe fughe hanno ferito il coraggio delle panchine. Troppi uomini negano il sorriso che sappia sognare la notte di un canto immaginato in volo. Troppi uomini arresi intuiscono il colore di un futuro andato nei racconti di storie e decisioni recise dal vero.

La vita è un inevitabile abbraccio con altre vite; le loro parole sussurrano, a volte vibrano all'amore,
il destino caparbio di un orgogliosa capriola mortale delle stelle e le loro indefinite strade d'infanzie appallottolate, trattenute nelle tasche, sfiorano le mani nel continuo infinito desiderio di una cosa pura.