il risveglio
Dopo le ultime nevi ed il disgelo, la primavera faceva capolino. Il bosco fatato si stava ridestando come da un lungo sonno durato alcuni mesi. Ora, tutta la natura era in fermento, le foglie parlavano ai fiori, i fiori ai frutti che erano ancora chiusi dentro i germogli ma già frementi e impazienti di vedere la luce. Gli uccelli cantavano all'universo costruendo i loro nidi e le rondini tornavano da un luogo lontano per ritrovare i loro nidi sotto le grondaie.
Gli elfi stavano preparando con allegria, gli strumenti per il nuovo Concerto di Primavera.
Nel Concerto d'Inverno, avevamo salutato tutte le creature che popolano il bosco, chi avvolto nel sonno del letargo, chi infreddolito ed esposto al gelo che tentava di ripararsi alla meglio dentro i tronchi degli alberi, dentro tane preparate con mesi di lavoro,ma spesso insufficienti a preservare completamente dal freddo intenso del lungo inverno. Ora che la natura si ridestava gioiosa e tutto rinasceva a nuova vita gli animali erano allegri e pieni di brio.
Anche gli elfi erano eccitati per l'atteso evento che avrebbe dato il benvenuto alla primavera attraverso la musica di Antonio Vivaldi. Il concerto era in Mi Maggiore, e tutti gli strumenti musicali fremevano nell'attesa. Le note bloccate dentro i cuori dei violini, del clavicembalo e di tutti gli altri strumenti a corde, premevano per uscire e spandersi nel bosco per dare voce alla vita dei suoi abitanti.
Le fate si erano vestite con tutti i colori dell'arcobaleno e le loro ali leggere si aprivano per farle volare a pochi metri dal suolo, ma abbastanza in alto per poter guardare tutta la natura nello splendore primaverile.
Gli elfi avevano indossato i costumi di un verde chiaro, quasi giallo, che si intonava con tutta la natura. I campi si erano coperti di tenera erba e di piccoli fiori colorati nascevano in tutte le sfumature che andavano dal rosa al viola, al rosso, al bianco al giallo oro.
Nell'aria si diffondeva un intenso profumo. Il sole già era al tramonto e tingeva di rosso l'orizzonte, gli elfi laboriosi stavano disponendo gli strumenti sul palco per il concerto che si sarebbe svolto al tramonto del sole, quando tutti gli abitanti del bosco sarebbero tornati nelle loro tane, nei loro nidi, dentro i tronchi degli alberi più grossi per un breve riposo per poi prepararsi per la serata.
Tutti gli strumenti erano stati lucidati ed accordati e vennero disposti sul palco con i leggii già con sopra gli spartiti musicali.
Intorno regnava l'ansia dell'attesa: per tutte quelle dolci creature, il concerto per salutare le stagioni era ormai un avvenimento a cui nessuno di loro avrebbe voluto rinunciare.
Intorno regnava un'insolita allegria che rendeva tutto più eccitante. Ad ognuno degli elfi le fate avevano confezionato un bellissimo cappello fatto di foglie di un tenero verde e cosparso di piccoli fiori gialli che si intonava con il costume.
Tutti gli animali si stavano preparando all'evento, chi spazzolandosi la pelliccia, chi lisciandosi le piume, chi pulendosi gli zoccoli e c'era anche chi, come le femmine più vanitose che si adornava il collo con collane di fiori e piccoli frutti. Insomma nessuno di loro voleva essere in disordine davanti agli altri spettatori.
Quel concerto era un avvenimento che rendeva tutti più tranquilli e gioiosi tanto che venivano abbandonatiper quella sera, litigi, rancori, rivalità. Tutti volevano trascorre una serata meravigliosa che sarebbe rimasta a lungo nei loro cuori.
La sera scendeva lentamente e le ombre si allungavano proiettandosi verso il basso fino a scomparire del tutto, fu allora che comparvero le stelle, ed in breve, il cielo divenne una coperta cosparsa di diamanti pronta ad assistere alla bella serata.
Anche la luna brillava e le fate con il capo adornato di corone di fiori erano veramente creature meravigliose.
Tutti gli spettatori arrivavano e prendevano posto in silenzio disciplinati e attenti a non turbare l'atmosfera incantata.
Giunse per prima la fata Saffo che aveva composto una bella poesia in omaggio alla primavera, mentre il Maestro Elfo Diretto, annunciò il programma della serata.
“Cari amici”- disse - “ abitanti del bosco fatati e mortali, apriremo la serata con la lettura di una bella poesia che la nostra Fata Saffo ha composto per noi. Vi prego di ascoltare in silenzio, la poesia è una delle più belle espressioni artistiche e quando è vera poesia, rasenta il sublime e merita la nostra attenzione”
Così dicendo si allontanò dal proscenio e Fata Saffo entrò leggera, con in mano uno scritto.
Era molto emozionata ma cercò di calmarsi schiarendosi la gola. Poi con voce tremante iniziò a declamare i versi:
Dolce primavera
Eco di un canto soave che
fa vibrare i giovani steli
e si erge con passo
felpato cospargendo
ogni luogo di leggiadri
colori.
Abbaglia a tutti lo sguardo
e avvolge ogni cuore
all'anima della natura.
All'alba, all'intero
universo ha sorriso
inondando di versi
le mie labbra lunari.
Dolce primavera
Dopo aver letto la poesia la Fata Saffo, schiuse le sue bellissime ali e si allontanò leggera come se stesse volando a pochi centimetri dal suolo. Ma dal pubblico si alzò un mormorio di compiacimento e tutti ringraziarono la Fata per aver regalato loro quei dolcissimi versi.
Subito dopo, Elfo Diretto, prese la bacchetta magica ed iniziò a dirigere l'orchestra. I violini e il clavicembalo intonarono il canto degli uccelli.
Le note si diffusero nell'aria, poi si tramutarono in un suono più dolce che simulava il sonno del gregge e del pastore, mentre il cane vegliava il gregge in un silenzioso dormiveglia, per finire poi, con il canto delle foglie che crescevano e si muovevano al soffio del vento leggero, e la magica musica degli archi e del clavicembalo si levò nell'aria e tutti rimasero incantati da quelle note che l'autore aveva composto con maestria, infine, fu la volta delle viole che concludevano con l'allegria della danza sui verdi campi.
Le ultime note del concerto vennero quasi interrotte dal belato disperato di una pecora che giunse trafelata chiedendo aiuto.
Il suo piccolo era caduto dentro un fosso e non riusciva più ad uscire. Il piccolo piangeva e belava senza smettere un minuto per la paura. Era nato solo da pochi giorni e si era allontanato, zampettando ancora un po' incerto, mentre la si era seduta sull'erba ad ascoltare la musica del concerto e non si era resa conto del pericolo che il piccolo avebbe potuto correre.
La pecora corse di lui e attese cercando di calmarlo ma per quanto avesse provato di tutto per farlo uscire, persino porgendogli la sua coda ancorando le zampe davanti ad un cespuglio affinché il piccolo l'afferrasse, lui non capivae ache lei aveva rischiato di cadere più volte dentro il fosso.
Allora si era messa a correre chiedendo aiuto, verso il pubblico che ancora estasiato era rimasto fermo ad applaudire.
Elfo Perfetto era tra il pubblico e prendendo la sua magica valigetta si avviò per primo verso la direzione indicata seguendo la pecora.
Mentre si avvicinava udì il pianto disperato del piccolo e accelerò il passo. Intanto una schiera di animali si dirigeva verso di loro, offrendo il loro aiuto.
Quando Elfo Perfetto vide il piccolo, iniziò a parlargli con dolcezza. Gli disse:
“Ora ci siamo noi e ti tireremo fuori da qui, ma tu cerca di stare calmo”.
Intanto si lisciava il mento tentando di farsi venire un'idea geniale. Giunse una mucca seguita dal suo piccolo e offrì il suo aiuto. Poi un giovane asino, appassionato di musica per archi che fermandosi sulla soglia del fosso, disse.
“La mia coda è più lunga della tua. Inoltre io sono abituato a camminare per le strade impervie. Sarò io a salvare il piccolo”.
Tutti lo guardarono con meraviglia: era un asino, ma sapeva quello che voleva fare, dimostrando la sua intelligenza.
Allora, voltò il suo sedere verso il fosso, ed intanto con gli zoccoli davanti restava fermo e sicuro. Poi la sua coda cadde vicino al piccolo, ma la bocca del giovane agnello era piccola ed i dentini fragili e non riusciva ad attaccarsi alla coda del suo salvatore.
Fu allora che un tasso ebbe un'idea: salire sul salice che assisteva alla scena con i suoi lunghi rami, e rosicchiarne un paio per fare nell'estremo capo del ramo un anello ed infilarlo sotto la pancia del giovane animale tenendo l'altro capo del ramo ben stretto tra le zampe e quindi tirarlo su, quando si fosse attaccato alla coda dell'asino.
Si arrampicò e chiedendo scusa all'albero inizio a rosicchiare il ramo più lungo. Il giovane salice iniziò a lamentarsi un po' ma sapendo che offriva il suo ramo per una nobile causa, si strinse nel tronco e sopportò che gli venisse reciso il ramo.
Quando il ramo cadde a terra, Elfo Perfetto lo prese e seguì l'idea che aveva avuto il giovane tasso, per salvare il piccolo. Quindi lo legò e buttò nel fosso la parte annodata tenendo ben saldo l'altro capo. Dopo vari tentativi, il giovane agnello capì che avrebbe dovuto sollevare le zampe anteriori perché il ramo si posizionasse tra la sua pancia e la sua schiena. Poi finalmente prese in bocca la coda dell'asino, intanto che l'elfo e alcuni cani che si erano offerti volontari, tiravano per sollevare in aria il piccolo, che finalmente raggiunse il suolo e cadde con un tonfo sul prato. Vi fu un grido di gioia da parte di tutti i presenti che iniziarono una specie di danza per la gioia di vedere il piccolo fuori pericolo.
La pecora smise di piangere e di tremare e ringraziò tutti per aver partecipato alla salvezza del suo giovane agnello.
Passato il momento d'ilarità, Elfo Perfetto chiamò tutti verso il palco e per salutare la primavera iniziarono a recitare tutti insieme la poesia che Fata Saffo aveva composto per omaggiare la meravigliosa natura che in primavera rinasce splendente di luce e colori.