Sono cresciuto nel mito delle azioni militari del Comandante Troilo....
Mio padre, uomo taciturno ed introverso, che ha passato quasi tutta la sua vita a lavorare in una cava di pietre, in Francia, per sfamare i suoi nove figli, non parlava quasi mai delle imprese militari della “Brigata Maiella”, ma quando ne parlava, diceva sempre che la “Banda” era molto temuta dai tedeschi e dai fascisti, perché il Comandante Troilo non aveva paura di niente.
Trentatré anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1974, in piena “ austerity”, ho studiato a fondo la storia della “ Brigata Maiella”, perché ho ambientato la mia sceneggiatura cinematografica “Mandorle amare” a Gessopalena, nella “ Terra di nessuno”, durante la seconda guerra mondiale.
Ho inserito personaggi “ esistenti” ed “ immaginari” per dare maggiore spessore psicologico e credibilità alla storia d’ amore tra Ester e Giorgio, anche se la Guerra di Liberazione è sostanzialmente un “ rumore di fondo”; essa delimita la “ linea d’ ombra” tra la Storia vera (l’ eccidio di “ Sant’ Agata”, lo sfollamento, la distruzione quasi totale delle case, la miseria, il freddo), quella scritta a caratteri cubitali nei libri di storia, e quella tramandatami oralmente da molti testimoni oculari ancora in vita.
Il resto (alcuni dialoghi in dialetto gessano, certe situazioni familiari), è stato “ rivisitato” dalla mia fantasia ed adeguato al “ ritmo filmico” di un potenziale lungometraggio che deve oltrepassare i confini “ gessani” per essere compreso dagli spettatori italiani.
Tra i personaggi “ esistenti” appunto, c’è il Comandante Troilo che coordina un duro attacco contro i tedeschi, l’ espugnazione di un rifugio alpino sulla “ Maiella” e la liberazione di alcuni prigionieri inglesi, fuggiti dal campo di concentramento di “ Fonte dell’ Amore” di Sulmona.
Ho descritto Minghë de Davidë, così come mi è stato raccontato in questi anni: coraggioso, leale e, soprattutto, temerario.
Ho letto decine di libri, ho guardato centinaia di foto e filmati, per documentarmi sulle azioni belliche del Movimento di Liberazione abruzzese, con la speranza, inconfessata, di trovare qualcosa su mio padre: un riferimento, una nota scritta a piè di pagina, una citazione, una fotografia.
Poi, finalmente, due anni fa, il miracolo: mio fratello Peppino, che vive ancora in Francia, ritrova una fotografia che ritrae mio padre, con la divisa inglese, in compagnia di due altri partigiani.
Ho studiato a lungo il ritratto, che ho incorniciato e conservo gelosamente sulla parete del mio studio: i tre partigiani indossano vestiti leggeri; uno di loro, quello più giovane, impugna una pistola che punta scherzosamente in direzione del fotografo, sotto lo sguardo benevolo dell’ altro partigiano.
Mio padre, seduto su una sedia di paglia, con le gambe accavallate, ha lo sguardo malinconico e l’ espressione dell’ uomo triste, sereno e determinato che ho conosciuto ed amato, durante la mia difficile adolescenza.
Una cosa non di poco conto, i suoi scarponi sono sfondati e lasciano intravedere la punta dei piedi…
Un giorno d’ estate, ebbi il piacere d’ incontrare, a Gessopalena, il Comandante Troilo che mi disse testualmente:
“ Tuo padre, “ Angulinë dë Garibaldë” è stato un gran patriota!”
Grazie, Comandante, d’ aver onorato la memoria di mio padre in quanto partigiano combattente della gloriosa Brigata Maiella, ma avrei preferito, forse, che il suo nome fosse stato inserito in qualche libro, anche a piè di pagina, nonostante fosse un uomo taciturno ed introverso.