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La paura di Raschida

Azione e Guerra

Promemoria storico di Raschida.

La mia terra è L’ Afganistan, e negli anni del 1920 l’ esercito reale Afgano insieme alla complicità dei Russi aveva dovuto combattere contro i ribelli mussulmani dell’ Asia centrale (Basmaci … Banditi), e li aveva sconfitti. Nel 1950- 1960 la povera Nazione era geograficamente interessante per monitorare i moti politici di tutta l’ Asia occidentale, e le Nazioni limitrofe a essa. L’ Unione Sovietica in piena concorrenza e rivalità Geo- politica con l’ America, ci avevano aiutato nella costruzione e la modernizzazione del paese negli anni sessanta. Le due superpotenze avevano gareggiato inviandoci tecnici e ingegneri. Gli Americani avevano costruito la diga sul fiume Helmand, per irrigare e fornire elettricità alle regioni desertiche del sud, mentre i Russi avevano realizzato il tunnel di Salang, galleria che collegava le regioni del nord a quelle del sud Afganistan. Gli Americani ci fornirono l’ elettronica e i sistemi di comunicazione, insieme al radar per la creazione dell’ aeroporto di Kabul, e per rendere uno scalo aereo commerciale, nella capitale. Il Cremlino per concorrenza all’ America realizza tutte le infrastrutture strutturali dell’ aeroporto, con tutte le logistiche necessarie per portare la modernità nella città, e in tutto il paese. Dal 1969 il popolo attraversò degli anni di siccità e di carestia, e la mia popolazione moriva di stenti e di fame. Il generale Mohammed Daud rovescia suo cugino, il re Mohammed Zahir Shah, nel suo quarantennale comando della Nazione, e abolendo la monarchia instaura un governo repubblicano molto oppressivo. Nel 1973 Daud è il primo presidente della Repubblica d’ Afghanistan. Una volta al potere il presidente Daud tenta di pianificare e investire nel pubblico commercio per incoraggiare un mercato economico interno al mio paese. I modi con cui egli tratta i comunisti e i mussulmani che erano i suoi diretti avversari politici, sono un preludio alla più becera e diplomatica repressione sanguinaria.

È la violenza repubblicana del regime a innescare gli eventi del 1978.

Il 17 aprile fu ucciso per la Strada Akbar Khyber, un membro influente e stimato del partito democratico popolare Afgano.

Le altre fazioni politiche contrarie alla politica di Daud comprendono immediatamente che il governo Repubblicano era il mandante del barbaro omicidio.

Il Partito democratico del popolo Afgano per l’ assassinio di un proprio membro politico organizza una grande raccolta di protesta, manifestazione che raduna quasi quindicimila persone. I dissidenti contrari alla repubblica che democraticamente erano scesi in piazza sono oppressi da una violenta e sanguinaria repressione di polizia.

I comunisti del partito democratico popolare Afgano (Pdpa) temendo che il governo volesse eliminarli attraverso una dittatura repubblicana attaccarono il palazzo presidenziale, ed eliminarono il presidente Daud.

I responsabili Sovietici stessi del Kgb, a Kabul, furono colti alla sprovvista dall’ azione simultanea ed efferata dei democratici popolari Afgani.

Per la Russia, l’ Afghanistan non era ancora maturo per un buon socialismo, e tanto meno, lo era il Partito Democratico Popolare Afgano nel poter governare la martoriata nazione. In effetti, il pdpa era composto tra due fazioni. Il Khalq (« Popolo» che era la corrente maggioritaria e radicale che aveva organizzato il colpo di Stato. L’ altra frangia minoritaria e moderata, il Parcham (« Bandiera» era radicata a sua volta nelle classi medie che parlavano il Dari.

L’ inizio del periodo che vede nel potere il Khalq è sanguinoso, e sono sommariamente assassinati degli islamici, dei maoisti, e persino i membri del Parcham. Questa violenza suscita l’ inquietudine dei sovietici, nonostante siano promulgate nel paese diverse riforme progressiste. Le riforme sociali che erano state emanate portavano nel loro grembo un’ importante innovazione: Il divieto di matrimonio per i minori, riduzione della dote per le donne, e l’ abolizione delle ipoteche rurali. Inoltre erano iniziate la campagna di alfabetizzazione per gli uomini e le donne, e una grande riforma agraria. Comunque alcuni grossolani errori nella gestione della frangia del Khalq suscitano la reazione contraria di una parte della popolazione. L’ ostilità crescente verso gli Islamici da parte del governo comunista dei Khalq, porta ben presto numerosi uomini politici a rifugiarsi in Pakistan. In Pakistan iniziano a organizzarsi anche dei guerriglieri di Mujahidin, ostili alla mentalità atea e progressista del comunismo.

Nel frattempo il vento fondamentalista in Iran era tornato a imperare, e dalla Francia era ritornato nella propria patria per comandare, l’ ayatollah Komeini. Nel 1979 la popolazione delle città Afgane era più avanzata culturalmente, nel converso della parte maggioritaria e rurale del paese. Le comunità e le tribù delle campagne che tenevano una mentalità patriarcale e feudale furono contrarie a ogni cambiamento innovativo per non perdere i vantaggi personali, le tradizioni sociali e religiose islamiche. Nel settembre 1979, il presidente Nur Mohammad Taraki è legato a un letto, e soffocato brutalmente.

Quest’ omicidio fu ordinato dal primo ministro Hafizullah Amin, suo compagno e rivale all’ interno del Khalq.

Il Cremlino che considerava il presidente Taraki il più moderato e idoneo a capo del partito comunista del (pdpa), ne è seriamente preoccupato da questo improvviso assassinio.

La paranoia s’ impadronisce dall’ intellighenzia Russa, dove si teme che Hafizullah Amin non sia altro che un agente degli Stati uniti.

Nel 1979 la quarantesima armata Russa entrò nel paese, e con i suoi corpi speciali occupa Kabul eliminando fisicamente il presidente Amin.

L’ invasione dell’ Unione sovietica perdurò per nove anni, con ingenti massacri verso la mia popolazione Afgana. Il dirigente scelto come sostituto dai sovietici, Babrak Karmal, apparteneva all’ ala moderata del Pdpa, ma la sua incapacità nel governare il paese e la propria debolezza all’ alcool ne determinò una forte ostilità da parte del mio popolo, e una crescente diffidenza della frangia mussulmana e tradizionale del paese.

Gli Stati Uniti, con la complicità del Pakistan e dei Sauditi, per contrastare l’ espansione politica dell’ Unione sovietica attraverso il partito democratico popolare Afgano di matrice comunista, nel frattempo iniziano a sovvenzionare i ribelli mujahidin in armi micidiali, e soldi. Tra questi pavidi guerriglieri sovvenzionati dagli Stati Uniti, vi è anche il giovane Bin Laden.

Soltanto con l’ avvento della preistorica di Gorbaciov, la Russia si trovò costretta a lasciare l’ Afganistan che era ormai divenuta una Nazione in parte autonoma grazie alla politica del presidente Najibullah. Poi vi fu l’ ascesa di Eltsin in Russia, e il patto scellerato e ipocrita tra le due super potenze, da nessuno delle grandi Nazioni, rispettato. L’ America non doveva più sostenere i guerriglieri mujahidin, mentre la Russia doveva eliminare ogni aiuto al presidente nazionalista e progressista Najibullah. Fonti storiche ci dicono che lo stesso presidente Russo Eltsin tenesse legami con gli stessi Mujahidin, e che in America con il governo di Reagan, continuassero i Bleeders (sanguisughe) attraverso la Cia e le hobby Afgane a rifornire i Mujahidin. La guerra d’ intellighenzia e d’ ipocrita diplomazia tra Usa e Urss termina con gli accordi di Ginevra del 14 aprile 1988. Una guerra si lascia dietro alle proprie spalle un milione e mezzo di afgani morti, e quindici mila soldati russi caduti in una patria non loro; e milioni di mine sparse ovunque con tre milioni di mutilati. Najibullah, il politico comunista durò soltanto tre anni dopo la dipartita dell’ armata Sovietica nel 1989, considerando che la presa in carica di Eltsin portò la sua Nazione in pochi anni in un decadimento sociale, economico e politico.

Nel 1988 Najibullah ribattezza il Pdpa col nome di Watan (Patria) e si discosta parzialmente dai Russi, e questi cambiamenti notevoli dopo la sua ascesa alla politica, sono una parte storica dell’ Afganistan chiamata riconciliazione nazionale. Nel febbraio del 1989, infatti, l’ ultimo carro armato sovietico aveva attraversato il Ponte dell’ amicizia, a nord del fiume Amu Darya. Tuttavia, il governo Afgano di Najibullah riesce nel marzo 1989 con le sue truppe a rompere l’ assedio dei mujahidin a Jalalabad, in prossimità della frontiera pakistana. Se i mujahidin fossero riusciti a prendere Jalalabad, il loro obiettivo futuro sarebbe stato il medesimo Kabul.

Dalla sconfitta subita i sette partiti mujahidin nonostante la loro superba tecnica militare fornita loro dall’ America e dai soldi dei Sauditi e dal Pakistan e dall’ Iran, restarono incoerenti e divisi nei loro combattimenti nel duro contrasto al governo di Najibullah. Nel frattempo uno dei principali generali Afgani, Abdul Rashid Dostum inspiegabilmente passò con i nemici. Il presidente Najibullah nell’ aprile 1992 venne al fine rovesciato con la complicità dell’ America (Cia) e dei Sauditi. Vari gruppi di guerrieri per fede fondamentalista, e fanatici etnici nazionalisti calarono su Kabul.

Dopo un’ esperienza assai breve di governo di patto, le fanatiche fazioni dei Mujahidin entrarono in conflitto tra di loro. Nel frattempo, gli ultimi membri del partito democratico popolare afgano (pdpa) entrano in clandestinità, o fuggono velocemente dal paese.

Najibullah tenta di arrivare a Mosca ma gli uomini del traditore Dostum, gli impediscono di raggiungere l’ aeroporto. Nei quattro anni successivi, Kabul sprofonda nella barbarie più cruenta.

I gruppi di Mujahidin in competizione tra di loro sprofondano il paese nella pura follia di un fanatismo sociale e religioso. Le centrali elettriche, e persino le statue del Buddha nella valle di Bamiyan ne sono annientate, e tutto ciò che incarnavano la modernità occidentale, sono distrutte e saccheggiate dai Talebani; e i servizi pubblici smettono di funzionare. I combattimenti tra le fazioni opposte fanatico- religiose radono al suolo metà della città. Nella perdita di vite umane si stimano in centomila le vittime innocenti, in maggioranza poveri civili.

Il presidente Najibullah, intanto, rimane confinato in un complesso di edifici delle Nazioni Unite.

Quando i fanatici Talebani prendono completamente il comando della città nel 1996, catturano il povero Najibullah e lo torturano, lo evirano, prima di trascinarlo esamine per tutta la città e appenderlo sopra un palo, a monito per i nemici della guerra fondamentalista Santa. I governi che si sono succeduti nel mio straziato paese nei primi decenni del novecento furono dapprima la monarchia costituzionale, e quindi, la repubblica del presidente Daud. Durante l’ invasione Russa il popolo subì il socialismo alla sovietica, e infine, il nazionalismo disperato di Najibullah che tentò di liberare il paese dalle proprie catene ideologiche, religiose e sociali. Alfine abbiamo la Nato con tutte le sue forze occidentali in campo, che liberarono Kabul dalla barbarie dei talebani, ma che tuttora tentano di instaurare nell’ Afganistan una Democrazia improbabile.

In questo momento le forze occidentali e i medesimi Stati Uniti D’ America proteggono gli aspiranti ricostruttori di Kabul, che per un paradosso ironico e avvilente, sono in maggior parte in carica del governo Afgano e che lavoravano per il presidente Najibullah. Il Pakistan, l’ Iran e i sauditi continuano a sostenere i fanatici fondamentalisti. Ormai gli Afgani sono sottomessi alla democrazia liberale e avvilente, imposta dalle regole della Nato.

Inoltre, l’ Afganistan è sempre dovuto soccombere alle interferenze politiche e religiose tra le strategie becere di Nazioni confinanti e interferenti; l’ Iran e il Pakistan e l’ Iraq, e il governo dittatoriale di Saddam Hussein. Inoltre la povera Nazione ha subito pressioni abnormi da parte dei colonizzatori Inglesi, e della Democratica America insieme all’ invasiva Russia. L’ Afganistan inoltre deve far conto delle sue divisioni sociali, religiose, e culturali che persistono nel paese.

La paura di Raschida.

Nei miei occhi sparuti c’è una minaccia riflessa/.

Una macchia informe che si diffonde/

Le mie iridi uno specchio deforme/

Un riflesso incomposto nel suo macabro disegno/

La rappresentazione della morte mi soffoca/.

La sua voracità di possesso mi annichilisce/.

Spergiuro e rivolgo grazia alla mia vita/.

Un forte puzzo di carne bruciata penetra le mie narici/.

Un persistente afrore che mi soffoca nel respiro/.

Un compulso vomito che mi preme/.

Ho spasmi lancinanti nell’ addome/.

Ho paura di morire/.

L’ angoscia che non posso dominare/.

Fuori dagli occhi miei … l’ inferno/.

Un pulviscolo incorporeo che incombe/.

La follia … umana/.

Una rappresentazione effimera/.

Vorrei fuggir lontano/.

Il villaggio giace in una nebbia spettrale/.

A mezz’ aria una polvere abbagliante ridiscende/.

Un fuoco che corrode famelico/.

Il suo mantello che arde il vivo/.

La sua efferata immediatezza/.

Ho perduto il riferimento emozionale/.

Indecisa vago di moto casuale/.

E corpi di esseri viventi fumanti/.

Carne in grumi di sangue e poltiglia/.

Residui in un macabro falò/.

Geometrie corporee dissolte/.

Disseminati come grano arso

in anime spente nelle strade/.

Sagome di ossi di nero carbone/.

La Nato che sciorina vacue parole/.

I soldati travestiti da guerra emancipata/.

Le loro democratiche bugie/.

Fondamentalisti che massacrano i civili

nel nome di uno spietato Allah/.

E queste bombe al fosforo

che incendiano senza alcuna distinzione

di sorte/.

E armi per uomini ciechi

e lamenti di dolore e morte/.

L’ aridità non rilascia lacrime

in questa terra tramortita

da un colore di morte Afgano/.

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Bombe al fosforo sono state lanciate in Afganistan nella zona di Farah.

Gli Americani sostengono siano state lanciate dai Talebani con lanciarazzi rudimentali, mentre alcuni testimoni affermano fossero state lanciate da aerei della Nato.

Nulla da obbiettare, tranne che, l’ animo umano ha nuovamente ostentato la propria insita putredine guerrafondaia.

La Democrazia non si esporta, e tantomeno si può insegnare. Si costituisce lentamente nel cammino interno di un popolo, che attraverso l'accettazione della diversità di un’ altrui civiltà, ne acquisisce un parametro dignitoso verso un compromesso di crescita sociale e interna al paese proprio.

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Per redarre questo racconto mi sono servito di fonti giornalistiche e storiche, che cito per approfondimento culturale.

Afgani PEACE ORGANIZZAZION.

TRUTH MAGAZINE NAUTILUS, bombe al fosforo a Farah.

Le monde Diplomatique … Afganistan articolo

Cristian parenti … il comunismo in Afganistan.



Giuliano leandro loy 24/11/2012 18:16 1 2842

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Il racconto si celebra ampiamente nella sua descrittiva!»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«E'vero, la Democrazia non è un bene commerciabile, non la si può insegnare, imporre, esportare e neanche accoglierla per importazione. Ogni popolo ci deve arrivare da solo. Gli interessi e i giochi di potere sono quelli che stanno portando l'umanità alla fine. Racconto interessante.»
Grazia La Gatta

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La paura di Raschida (24/11/2012, 2843 letture)


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