Entro dall’uscio della porta di casa e vedo le stanze vuote come congelate dall’assenza di vita. Scartoffie buttate qua e là in attesa di considerazione e null’altro, tranne qualche piccolo granello di polvere sospeso nell’aria. Anche il rumore non aveva più voce, in quel momento, ed il silenzio percuoteva le mura come un martello elettrico indemoniato dall’inconsistenza.
Apro il frigo: una Coca. La prendo. << Mi sono rotto di questa storia>>.
"La Siria ha appena annunciato lo stato di guerra contro la Turchia...", parlava nel frattempo la televisione che avevo appena acceso.
<< Oh, bene, almeno si sterminano tra di loro>>.
Il tramonto, intanto, reclamava il suo spazio e le case brillavano di rosso fuoco, tra lo scintillio del metallo delle auto che proseguivano incontro al sole, il quale si dimetteva sotto l’orizzonte, facendo entrare un affaticato bagliore intenso, dalla finestra, di colore arancio del cielo.
<< Sono tutti incazzati. Non sanno cosa fare e si fanno guerra>>.
"...non ha alcuna intenzione di mollare. I siriani sono decisi a combattere per..." si vedevano scene di persone che sparavano in aria con mitragliatori mentre, nel frattempo, bevevo un sorso della bibita e guardavo le scene.
<< Forse, mi devo prendere un fucile anche io. Magari cambiano le cose>>.
C’era un ovattato silenzio disturbato solo, qualche volta, dal fremito di un sottile vento che faceva alzare le tende, creando un piacevole ma sgradevole senso di pace e nostalgia che mi corrodeva il cuore.
Poi, spensi la tv. << No, basta, non posso continuare così!>>.
Mi alzai di scatto dal divano, sul quale mi ero buttato dopo il racimolo della Coca, come in estremità di forze, e presi il telefono cordless che mi trovavo vicino.
Digito i numeri con rapida attenzione.
<< Sarà a casa? Lo spero...>>.
Dopo una breve attesa, la cornetta squillò, dando i segnali caratteristici del libero.
<< Pronto?>>
<< Adelle, ciao! Ti disturbo?>> ho detto, io, in tono clamorosamente ingenuo.
Dopo un perplesso attimo di silenzio: << Matt, oh... Ti ho detto che non voglio parlare con te...>> gettando uno sbuffo tra il nervoso e lo scocciato.
<< No, Adelle, ascolta, volevo chiarire con te! Ecco, vedi... Io, quella volta, non volevo assolutamente offenderti>> tenevo saldamente il telefono e camminavo frettolosamente per le stanze come in cerca di una difesa dal giudice, davanti ad una condanna a morte <<...e, per di più, non sapevo neanche che stessi male! Chi poteva sapere che era successa quella cosa, ecco!>>.
<< Io non sto male>> continuando in modo conciso << sei tu che pensi questo>>
<< Sì, lo immagino ma...>>
<< E per di più ti sei permesso di offendermi quando non sai niente di me!>> ha anticipato ancora prima che finissi.
<< Lo so, scusami... Ma avevo notato che, magari, avevi dei pensieri che t’infastidivano e, inoltre, certi tuoi atteggiamenti, li avevo interpretati come accusatori perciò...>>
Non riuscivo a finire una frase che lei m’ incalzava dicendo altre cose e, alla fine, la lasciavo parlare. << Tu non sai affatto la mia storia e non puoi sapere quanto ho sofferto. Ho provato di tutto nella mia vita ed ancora sono qui, a dare corda alle persone come te che non capiscono nulla di dolori e sofferenze che derivano dai problemi! Non posso credere di averti dato fiducia quando, poi, mi liquidi in questa maniera come fossi niente!>>
<< No, lo so, scusami, non dovevo fare in quella maniera>>
<< No, tu non sai niente! E non è necessario continuare questa conversazione quindi, ora ti lascio!>>
<< No! Aspetta, ascoltami!>> Si crea un gelido attimo di silenzio << Ascoltami, ti prego>>. Non avevo alcuna intenzione di mollare. Lei era troppo importante per me e non potevo perderla per una sciocchezza del genere.
<< Il fatto è che, sai...>> lei stava in silenzio, probabilmente in ascolto <<...il fatto è che, la maggior parte delle volte, non capisco quando una persona sta male. Sono un idiota... Mi perdo nei miei pensieri e poi non capisco cos’ha l’altro... Scusami.>>.
Lei perpetrava lo stato di silenzio, ascoltando, e rimanendo in attesa, senza dubbio, che dicessi altro.
<< Non ho mai pensato che fossi scema. Non ho mai avuto alcun pregiudizio verso nessuno. E, per di più, non lo potrei mai avere con te>> rimasi in silenzio e mi concentrai sulle parole che stavo per dire perché, avevano una grande rilevanza ed erano molto vere <>.
Sento un soffocato gemito, come un inizio di pianto.
<< Non è vero>> quasi in tono di lamento.
<< Sì, è così>> Ne era convinto. << Adelle, mi perdonerai?>>
Dopo un attimo di ponderata attesa << Ma è l’ultima volta...>> disse lei in modo perentorio ma, non mascherando totalmente una certo tono di conforto.
Sorrisi per un attimo. << Ok, tranquilla, non lo scorderò>> e rimasi lì fermo, mantenendo una gioia che solo io potevo vedere in quella stanza.