Gli inverni a New York possono sorprendere con tempeste di neve e temperature che scendono al di sotto dello zero. La pioggia si trasforma in alluvione e la nebbia, come il velo di una splendida sposa, avvolge palazzi, strade e grattacieli facendo scomparire i lineamenti della città.
Ero in viaggio di piacere in quella città meravigliosa. Il mio Natale newyorkese nella grande mela delle meraviglie, con alberi illuminati da luci colorate e vetrine che esplodevano di regali e richiami.
Passeggiavo per le strade affollate di gente di tutte le etnie, avvolte in comodi abiti di lana. I taxi diventavano code di serpenti gialli serpeggianti tra file infinite di macchine cromate.
Mi soffermavo a guardare le vetrine dei ristoranti sempre pieni di gente sorridente, con l'aria indaffarata e quasi sempre di corsa. Persone gentili che non disdegnano di darti una mano in qualsiasi occasione se ne abbia bisogno. La notte capitava di inciampare tra cumuli di spazzatura visto che i cassonetti non esistono per le strade. O di scontrarsi con un barbone che scovava qualcosa da mangiare dentro cartoni e mucchi di immondizia abbandonata agli angoli. Lungo i quartieri dell'Upper West Side, tra 110a e la 125a street a nord, una ragazza silenziosa, sembrava seguirmi da lontano. Vestita con jeans sdruciti aderenti e felpa indaco con cappuccio, mani nelle tasche della felpa e capelli chiari che uscivano lunghi dal copricapo. Occhi blu chiaro indifferenti, ma attenti come un gatto che fila il topo. La ritrovai in una libreria new age dove ero andato a curiosare. La rividi all'angolo della 58a a sud, seduta sulla scalinata di un vecchio edificio mentre fissava il vuoto come se mi vedesse anche da lì.
Ogni notte, una barbona con la gonna dai colori sbiaditi, spingeva il suo carrello con tutti i suoi averi: sacchetti, coperte, e qualche pentola per farsi da mangiare. Mi passava accanto, mi salutava con una mano e mi diceva:
''New York is beautiful, is not it?''
Io gli rispondevo.''Yes probably,'' mettendogli nella mano una banconota da 5 dollari, mentre mi si stringeva il cuore a vederla così ai confini.
Lei mi ringraziava continuando:'' Yes New York is really beautiful, I could never leave!'' e se ne andava verso l'ignoto, scomparendo in viottoli a me sconosciuti.
Una notte non riuscivo a dormire, Mi affacciai dalla finestra al 40° piano.
Sotto di me si muoveva il mondo tra luci accattivanti e freddo polare.
Un'ombra attirò il mio sguardo sulla sinistra in fondo e sul cornicione di un palazzo vicino vidi la ragazza seduta, con la schiena appoggiata al muro e le gambe penzolanti nel vuoto. Sembrava a suo agio su quell'altezza da capogiro e guardava davanti a sé senza nessuna distrazione.
Cominciò a piovere forte ma lei non si mosse, rimase ad ascoltare qualcosa lassù nel cielo nero.
Passavano gli aerei dei voli interni, sulle nostre teste come uccelli di metallo. Io che abituato al mare ed ai miei piumati gabbiani, vedevo questi ferri volare come se niente fosse. Mi chiedevo a cosa pensava seduta lì in alto senza nessuna paura di cadere, senza nient'altro di meglio da fare.
La rividi dopo alcuni giorni, appoggiata ad un lampione nei pressi della Cattedrale St. John Divine sulla Amsterdam Avenue presso la 112th street. Harlem vibrava di vita come un cuore pulsante sangue metropolitano. Snella e misteriosa non accentuava assolutamente la sua femminilità, rimaneva muta nei jeans e la felpa col cappuccio ma sentivo i suoi occhi dentro la mia anima.
''Do not go there, it's no use!'' La sentìì dire in una risata, ma lei non aveva parlato affatto. Guardava verso gli alberi e se ne stava tranquilla. Sentivo la sua attenzione su di me.
Mi perdevo in quell'immensa architettura bizantina mista a romanico. Il mio spirito cercava qualcosa sulla cupola neogotica come se volesse rubarle un briciolo di quella bellezza che aveva preso al cielo.
Ogni tanto credevo che fosse una giovane senza tetto o una tossica in cerca di denaro. Ma c'era qualcosa in lei che sentivo vicino, non pericolosa, quasi amica.
Un giorno ero al Goddenough to Eat al 483 di Amsterdam Avenue con degli amici pranzare, quando la vedo passare più volte davanti alle vetrine del piccolo ristorante. Si fermò il tempo di un'occhiata penetrante al mio tavolo, poi proseguì per conto suo.
Una notte me ne andai a Central Park. Passeggiando per i lunghissimi viali alberati vedevo, coppiette che si scambiavano effusioni, gente che correva con le scarpe da jogging e barboni sdraiati sulle panchine del parco con dei giornali come lenzuolo. La luna era alta nel cielo come un faro malinconico. Io la guardavo camminando dirigendomi verso il lago. Ad un tratto la vidi seduta proprio di fronte al lago su una grossa pietra col viso diretto verso lo specchio d'acqua. Mi avvicinai e mi sedetti affianco.
''Why you follow me?'' Le chiesi con aria confidenziale.
'' It was you to follow me, this evening,'' mi rispose senza guardarmi.
Le sue parole non uscivano dalle labbra, le sentivo risuonare nell'aria circostante. Mi entravano nella testa passando dal cuore e si fermavano nell'anima a meditare.
''Hai visto come gira il mondo? Sembra una ruota con raggi nuovi e raggi rotti.'' disse.
Io: '' Parli la mia lingua!'' Le dissi entusiasta.
Lei: '' Potrei parlarle tutte ma in questo momento conosco la tua.''
Io: '' E' strano come la gente passi accanto a queste persone e non si senta partecipe di tanto dolore.'' Le dissi indicando i senza tetto che brulicavano nel parco di notte.
Lei: '' Trovo strano come la gente non si accorga che la vita, finisce in un momento ed invece continuano a farsi male.''
Il suo viso era quasi interamente rivolto verso il lago. Io vedevo solo lo zigomo e la sua testa da dietro coperta dal cappuccio indaco.
Una colomba si posò davanti ad i suoi piedi, le si avvicinò e lei allungò una mano.
Lei: '' Vedi, loro non conoscono l'odio, l'inganno, la vendetta. Sono semplici e non per questo meno intelligenti degli uomini. I loro pensieri sono rivolti alla vita che li ha fatti nascere e ne sono grati di tanto amore.''
Rimasi ad ascoltarla senza dire niente. Ad un tratto la luce di un lampione in lontananza si accese di botto ed un raggio colpì delicatamente il viso. Vidi una lacrima che scendeva lungo la guancia, brillava come una goccia di rugiada piena di luce.
Mi infilai una mano in tasca cercando il pacchetto di fazzolettini di carta. Lei mi fermò con una mano afferrando la mia.
''Non serve mi,'' disse,'' le lacrime sono il pensiero dell'anima quando si lava dal dolore. Lasciale scendere, non fanno male.''
Mi spostai lentamente per vederla meglio in viso e per un istante rimase ammutolito da ciò che vidi. I suoi occhi erano aperti, ma vuoti. Iridi e pupille sembravano svanite lasciando due buchi neri al loro posto.
''E' così che sentiamo il dolore del mondo e quando è troppo forte ci dissolviamo nella nebbia perchè non riusciamo a sopportarlo.'' Così dicendo mi mise una mano sul cuore. Era fredda come l'acqua quando scorre da un ruscello di montagna, profumata di albe e vento.
''Non chiederti perchè c'è tutto questo, io ho smesso di farlo. Sarà che gli uomini sono attratti dall'immortalità e facendosi del male credono di rubare l'anima agli altri per accrescere la propria. Ma nessuno è immortale ed il tempo è finito nei limiti della carne. Sarà che l'animalità della materia spinge lo spirito famelico che cresce dentro ad ogni cuore, a consumare tutto ciò che s'incontra nel proprio cammino, passando sopra a cadaveri in putrefazione. Ma questo è stato sempre e questo sarà in barba a quanto si possa credere alle illusioni troppo facili da dire, troppo difficili da seguire.''
''Ma tu chi sei?'' Le chiesi per vere conferma di alcuni pensieri che mi attraversavano la mente.
Lei: '' Nessuno. Ogni tanto mi metto dietro la tua spalla destra o quella di qualcun'altro ed ascolto i pensieri. Ogni tanto sono pazza di gioia ma tante volte piango di tristezza. Sono il fischio del vento che ti dice di guardare sempre in alto e non cercare quello che il mondo dà col sangue versato. Sono una goccia di pioggia che lava la disperazione asciugandola col fiato della sera o con una ciocca dei miei capelli. Ricorda che coloro che camminano con piedi d'oro e non comprende il dolore della vita, coloro che fanno sanguinare l'anima di un fratello e non allungano una mano per salvarlo, coccolarlo, amarlo. Coloro che porteranno sofferenza e morte nel mondo, saranno cenere come il niente. E dalla cenere grigia delle loro macerie, non risorgerà nessuna fenice, nessuna fiamma, nessuna possibilità di vedere la luce e la sua fonte.''
Io rimasi stordito da quelle parole e mentre cercavo di allungarmi verso di lei per ascoltarla meglio, una folata di vento mosse un cespuglio facendomi girare di scatto verso sinistra. Quando ritornai con lo sguardo a cercare la sua immagine, lei era svanita come il fumo quando si dissolve nell'aria.
Ritornando verso l'edificio che mi ospitava, pensavo alla stranezza di quell'incontro, alle parole che avevo sentito, a quello che avevo visto così vicino a me. Ma mi sentivo così leggero e col cuore pieno di gratitudine come se una briciola di luce mi fosse entrata dentro e per un istante si fosse adagiata nelle pieghe della mia anima.