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La figlia di Aphrodite

Amore

Spense la luce e si mise sotto le coperte. Aveva lavorato tutto il giorno e non riusciva più a mantenersi in piedi. La cena era stata particolarmente noiosa in compagnia dei genitori di lei in un ristorante della città. La solita mania di grandezza della borghesia che ama mettersi in mostra con macchine di lusso e ristoranti alla moda.

Alfred non sopportava più quella fatuità. Gli era venuta a noia anche la sola parola che incorniciava sempre ogni sua giornata, ''Fashion.''

Gli amici lo cercavano, lui li sfuggiva. La segreteria sempre intasata di messaggi non ascoltati. I cellulari spenti per non farsi rintracciare almeno per un quarto della giornata. La sua azienda si occupava di progetti e costruzioni di aerei di linea, mentre Lenka, la sua ragazza era un ex modella che aveva aperto una sua agenzia. Lei non parlava altro che di lavoro, feste, vacanze nei posti più cool del momento. Alfred odiava stare in mezzo a gente che ti guardava a misura degli zeri che seguivano il primo numero nel conto in banca. Più ce n'erano meglio era. Più si era profondi come lo spessore della carta velina e più si era simpatici agli ''amici'' di lei sempre troppo indaffarati a correre da una boutique all'altra, da una sfilata all'altra, come fosse d'importanza capitale. Non si perdevano una prima all'opera, né al cinema, tanto meno una serata trendy dove ci sono ''i polli che contano.''

Riuscì a prendere sonno verso le 3: 00 del mattino. Alle 6: 00 la sveglia fece il suo sporco dovere.....driiiiiiiiiiiiiiiiiin. Aprì gli occhi e gli sembrò di essere ritornato da un altro pianeta.

''Ecco qua, comincia un'altra giornata di merda!'' Disse tra sé guardando la stronza che aveva appena squillato come una sirena ubriaca nel bel mezzo del silenzio.

Andò in bagno si guardò allo specchio.

''Oh madonna!'' Disse disgustato da quello che aveva visto.

Si sentiva un reduce da una nottata di alcool e chissà quale eccesso, ma era semplicemente stanco, stressato e la sua faccia di primo mattino non gli piaceva affatto.

Squillò il telefono fisso. Sembrava il fischio della teiera quando bolle l'acqua.

'' Ha cambiato un'altra volta la suoneria! Fa tutto da solo questo marchingegno del cazzo!''

Non rispose e andò a farsi la doccia.

''Amore'' disse una voce di donna sul nastro che cominciava a registrare.'' Tira giù dal letto quel tuo fantastico culo, fatti una doccia e vai in ufficio. Oggi hai una riunione importante che ti aspetta.''Disse con un tono tra l'autoritario ed il tenero.

'' Non dimenticarti di passare dalla lavanderia verso l'una per ritirare il mio vestito di Versace che indosserò per la festa di questa sera. Mi raccomando controlla che sia lavato e stirato bene. Ah.....buon giorno mio dolce stallone, oggi è una bellissima giornata ed il tuo sorriso illumina l'azzurro come un sole.'' Disse Lenka dolcemente frettolosa.

Alfred tirò lo sciacquone, indirizzò lo sguardo verso la finestra del bagno per guardare fuori. ''Ma se piove!'' Disse stropicciandosi gli occhi.'' Questa si fa di lacca e stronzate,'' mugolò ridendo.

Lenka veniva dalla fredda Russia precisamente da Kiev. Con un colpo di fortuna era riuscita ad arrivare in Italia e lavorare nella mondo della moda. Il suo fisico perfetto ed il viso angelico, ma freddo e austero, l'avevano resa la modella ideale per molti stilisti. Alfred l'aveva salvata dalla taglia 36 e da un mandarino al giorno come sostentamento, come imponevano le agenzie alle ragazze per impedire loro di ingrassare.

''Ma cosa vogliono delle radiografie o dei manichini per far indossare i loro ridicoli vestiti! Sbottò un giorno vedendo l'eccessiva magrezza delle ragazze.'' Perchè non vanno a reclutarle direttamente all'obitorio, anzi all'ossario troverebbero quello che fa per l'oro.

Alfred trovava insulso, falso e fuorviante quel mondo patinato frivolo e capriccioso come il vento.

Erano insieme da più di cinque anni ed era riuscito a convincerla a lasciare quel lavoro crudele e pensare a star bene. Lei aveva accettato un po' titubante, ma scelse di aprire una sua agenzia per non staccarsi da un mondo che adorava.

Milano è una città che offre molto in tutti i sensi. Ma a volte è stressante e frenetica come tutte le metropoli del mondo.

La vita di Alfred si divideva tra ufficio, feste e sfilate per accompagnare Lenka. Non aveva molta simpatia per quel mondo leggero e inconsistente. All'inizio lo incuriosiva ma con l'andare del tempo si annoiava a morte ad ascoltare gente di cui la primaria preoccupazione era quella del colore del vestito da indossare o delle scarpe adatte per quel ricevimento. Lo faceva giusto per lei.

Un giorno decise di prendersi una settimana di vacanza. Ne parlò con Lenka.

''Amore che ne dici se stacchiamo una settimana e ce ne andiamo in vacanza con cellulari spenti e orologio nel cassetto?'' Le propose una sera di ritorno da una rappresentazione al teatro La Scala.

Lenka: '' Stai scherzando! Proprio ora che è il periodo cruciale per i cataloghi autunno- inverno!'' Gli rispose con gli occhi strabuzzati.

Alfred: '' Ma se siamo ancora a fine giugno?'' Rispose incredulo.

Lenka: ''Si ciccino, ma la moda corre avanti. In estate si crea già per il prossimo autunno e per l'inverno seguente. Si decidono i colori che dovranno dominare nelle prossime stagioni e i modelli da piazzare sul mercato.''

''Ecco allora d'inverno no perchè si pensa alla primavera. A primavera no perchè si crea per l'estate. In estate no perchè si è già pronti per autunno e inverno. Allora è un continuo rimandare alla prossima reincarnazione forse!'' Disse ironico ma sostenuto.

Lenka: '' Amore è troppo importante che io rimanga qui. Questi sono i periodi cruciali, ma ti prometto che a Natale ci prenderemo due settimane di vacanza e staremo soli soletti io e te dove vorrai tu.''

Alfred:'' Mmmh, beh io una settimana di vacanza me la prendo sennò tiro giù tante di quelle madonne che si accendono i ceri da soli anche dall'altra parte del mondo.'' Disse più a se stesso che a lei.

''Итальянский идиот варвар (italiano idiota d'un barbaro)'' disse lei tra i denti.

''Eh!'' Le fece lui porgendo l'orecchio verso di lei.''Ogni tanto ho l'impressione che mi bestemmi in russo per non farti capire.''

Lenka: '' No amore, ho solo detto che ti farebbe sicuramente bene.'' Rispose mentendo.

Alfred prese l'aereo alle 16: 50 diretto per la Grecia destinazione Paphos. Prese un taxi e raggiunse l'albergo che aveva prenotato a Kouklia a 16 chilometri da Paphos.

''Καλημέρα κ. Della Torre. Καλώς ήρθατε στοξενοδοχείο μας (buongiorno signor Della Torre. Benvenuto nel nostro albergo).'' Disse dapprima in greco e poi in italiano la signora della hall dell'albergo.

'' Καλημέρα (buongiorno)'' le rispose Alfred.

Dopo le presentazioni, Alfred prese la sua chiave e seguì il facchino in ascensore diretto verso la sua camera.

L'albergo era situato sulla costa e tutte le finestre delle camere davano sul mare aperto. C'era una vista magnifica su cielo e acqua, con particolare riguardo verso l'ora del tramonto. Un balconcino si affacciava su un piccolo boschetto di pini e subito dopo una splendida spiaggia di sabbia bianca con un'acqua cristallina che sembrava smeraldo e zaffiro.

Dopo essersi rinfrescato con una doccia si mise lo zaino in spalla con dentro il costume per fare il bagno, l'asciugamano, tutto quello che gli serviva, e se ne andò a zonzo per il villaggio. Da lì si sposto ad Aphrodites Hills rimanendo letteralmente incantato dallo splendido paesaggio. Si respirava un'aria magica e molto sensuale. Tutto sembrava così rilassato e naturale che ne era già conquistato.

Da li vide la bellissima Petra tou Romiou la Roccia di Afrodite.

Si narra che Gea la madre terra, chiese aiuto a suo figlio Cronos affichè evirasse suo padre il Dio Uranos per i suoi ripetuti attacchi sessuali notturni. Cronos si nascose nell'utero della madre con un falcetto d'oro e quando Uranos le si avvicinò, gli tagliò i genitali che caddero in mare. Una abbondante schiuma salata coprì la superficie e da li spuntò la più bella Dea che potesse esistere nell'universo, Afrodite.

Le onde la spinsero dapprima a Citera e da lì a Cipro. Si dice che se si nuota intorno alla Roccia di Afrodite si veniva benedetti dalla Dea con la bellezza eterna.

Cenò in un piccolo ristorantino sul mare. Mangiò il pesce più buono che avesse mai assaggiato. Dopo cena se ne andò a passeggiare per le strade brulicanti di turisti provenienti da tutto il mondo. Verso mezzanotte volle fare il bagno con la luna piena. Si spogliò nudo e si gettò in acqua dirigendosi verso la famosa roccia. Nuotò intorno ad essa sul dorso guardando la luna argentata che scivolava morbida sul suo corpo con la sua luce bianca. Al settimo giro urtò contro qualcosa. Si girò atterrito dalle urla di una donna spaventata e dalle proprie.

Vide una giovane donna in acqua, terrorizzata e sorpresa allo stesso tempo, proprio davanti a lui.

'' Mi scusi signorina,'' disse impacciato appena si riprese dallo spavento.

La ragazza lo guardo dapprima con gli occhi spalancati poi scoppiò a ridere in una risata argentina per la scena comica che si era creata nello scontro. Tutti e due avevano avuto la stessa idea di fare il bagno, uno da una spiaggia e l'altra da quella opposta, e non si erano accorti l'uno dell'altra.

''Lei è italiano?'' Chiese la ragazza.

''Si, lei lo parla bene,'' rispose lui con un filo di voce.

Ragazza: '' Si mio padre è italiano, mia madre è cipriota,'' disse senza alcun segno d'imbarazzo.'' Io mi chiamo Althea e lei?'' Chiese.

''Io sono Alfred,'' rispose.

Althea: '' Non è un nome tipico italiano! E' straniero?''

Alfred: '' Si è americano, Sono nato nell'Ohio ma i miei genitori sono italiani. Ora vivo a Milano.''

Althea: ''Ah ecco. Lo sa che chi nuota intorno alla Roccia di Afrodite è destinato ad innamorarsi presto?'' Disse candidamente maliziosa.

Alfred: '' Dammi del tu per favore, te ne sarei grato. Io sapevo che si era benedetti dalla Dea in bellezza.''

Althea: '' Ma lei è la Madre dell'amore, oltre a dispensare la bellezza nel mondo dona il miracolo dell'amore.'' Gli diede le spalle e si mise a nuotare la largo.

Alfred si accorse che anche la ragazza era nuda. Le sue natiche uscivano armoniosamente fuori dall'acqua mentre nuotava. La luce della luna piena era un faro argentato che illuminava chiaramente il paesaggio.

Restò li, fermo a guardarla, lasciandosi galleggiare. Dopo un po' lei si girò.

''Hey sei rimasto indietro! Vieni a nuotare anche tu. Guarda la spuma del mare com'è magica stanotte. Sembra che lei stia rinascendo per la seconda volta, riferendosi alla Dea dell'amore. Alfred si sentì fremere da un desiderio mai provato prima. Senti un formicolio che partì dalle dita dei piedi risalì internamente le gambe attraversò il suo sesso turgido, sostò per un attimo nello stomaco. Gli sembrava di avere le bollicine nella pancia. Come se mille farfalle fossero entrate dalla sua pelle e gli volassero dentro al corpo in subbuglio. Lei era bellissima, una ninfa del mare con quegli occhi neri che luccicavano. I suoi capelli lunghi si muovevano come alghe intorno ai suoi seni pieni e sodi. Lo sguardo profondo e smaliziato. Il sorriso aperto come una rosa sbocciata. Sembrava che sul suo viso non ci fosse ombra di dolore, né malinconia, ma solo felicità e voluttà naturale. Non era per niente civetta, ma così disinibita e priva di tabù da farlo arrossire.

Tutto intorno alla sua figura respirava libertà e grande naturalezza.

Nuotarono per un tratto al largo. Giocarono con l'acqua spruzzandosela addosso come fanno i bambini capricciosi. Alfred in quel momento non era più un uomo ma un essere libero da catene che schiavizzano la mente e la carne. Non gliene fregava niente del mondo, nè se ci fosse qualcuno sulla costa che li stesse osservando. Non gliene fregava niente di Lenka né del tempo della vacanza che era circoscritta ad una settimana.

Si avviarono verso la spiaggia parlando di loro, della vita sull'isola, delle stelle, della luna e del mare. Lei uscì dall'acqua col suo splendido corpo nudo, bagnato, luccicante luce lunare e ombra. Si distese sulla battigia sul dorso e chiuse gli occhi. Alfred le si avvicino visibilmente eccitato, lei lo guardò e senza paura gli disse.

'' No Alfred non cerco il sesso, voglio solo stare sulla spiaggia con te distesi sulla battigia a farci amare dalla luna e dal mare.

Lui le si distese a fianco con un certo imbarazzo. Metteva le mani davanti per coprire il suo sesso ingombrante.

Althea: '' Non ti devi vergognare di provare desiderio per una donna, o per un uomo. Non devi vergognarti delle tue sensazioni, delle tue emozioni. Sono tutto quello che ci rimane di bello in questo mondo che ha dimenticato la dolcezza dell'amore. '' Gli disse con serenità.

''Lasciati cullare dal mare. Fa che sia lui ad accarezzarti e non aver paura delle sue mani forti e dolci insieme. Non aver paura di vedere te stesso come sei ora, nudo di fronte al cielo che non ti giudica ma ti ama.''

Alfred si abbandonò alla magia della notte così intensa e voluttuosa. Centinaia di lucciole d'acqua nuotavano intorno a loro come piccolissime fiammelle che si illuminavano e si spegnevano sulla pelle salata.

''Ti potrò rivedere ancora? Le chiese fremente.

''Certo,''rispose lei,''il sole insegue sempre la luna e lei lo guarda ogni giorno da dietro la cortina dei sogni azzurri del cielo.''

Restarono per buona parte della notte sulla spiaggia. Ad un tratto lei si alzò, lo salutò e si tuffò in mare nuotando verso la spiaggia opposta da dove era venuta.

''Althea!'' La chiamò.'' Quando ci possiamo rivedere, dove ti posso cercare?'' Le chiese con la paura che tutto quello che aveva vissuto in quel momento fosse stata solo un'illusione.

''Ti troverò io.'' Gli rispose con un sorriso sicuro di sé.

Quando Alfred tornò nella sua stanza d'albergo, non riuscì a dormire. Si chiedeva come fosse stato possibile. Era appena arrivato su quell'isola e già aveva vissuto una cosa così bella, intensa, speciale. Forse Afrodite voleva giocare con lui. Forse aveva sognato tutto e per paura di scoprire che era stato un solo sogno non voleva dormire.

Non riusciva a togliersi dalla mente il suo modo di parlare, pacato, semplice, sereno. Guardandola ci si aspettava di vedere da un momento all'altro uno splendido giardino fiorire davanti a sé all'improvviso.

Si girò dalla parte della finestra, chiuse gli occhi ed il sonno lo sorprese.

2

Alfred si svegliò al mattino tardi. Dopo una doccia tiepida si vestì e andò fuori a fare colazione. Aveva visto un piccolo baretto sulla costa a struttura semicircolare sul mare, con colonnato stile corinzio nel plateatico. I tavolini in ferro battuto bianco e le tovaglie giallo bruciato. Adorava il giallo perchè gli ricordava il sole, l'allegria in un mondo dove gli uomini fanno diventare tutto grigio e cromato.

Dopo colazione andò al mercato e curiosò tra le bancarelle, ma in cuor suo sperava di incontrare Althea da qualche parte. Non riusciva a non pensare a lei che l'aveva letteralmente affascinato con la sua bellezza e profondità di pensiero. Di solito molte donne giocano la carta della seduzione e della vanità, lei aveva dimostrato un'intelligenza ed un'apertura mentale fuori dall'ordinario e questo lo colpì molto.

Toccò degli oggetti in bronzo esposti su una bancarella e più in la vide una statuetta che lo attirò verso di sé. Era una bellissima riproduzione della Dea Afrodite in pietra bianca scolpita divinamente. La prese tra le mani e la guardò attentamente. Ne sentiva la bellezza e l'armonia delle forme. La portò al cuore e pensò: '' Fammela incontrare anche oggi dolcissima Dea dell'amore. Fa che io la possa rivedere.''

Ma Alfred non la rivide più. Aspettò giorni e giorni girovagando per tutti i villaggi. Cercò e chiese di lei, ma non riuscì a trovare nessuna notizia che la riguardasse. Una profonda malinconia lo prese nelle sue spire. Ogni giorno si sentiva con Lenka per telefono, ma non riusciva a provare niente verso di lei. Era come se quello che c'era prima si fosse cancellato con un colpo di spugna. Rivedeva davanti agli occhi il viso di Althea, i suoi occhi neri, il suo corpo stagliato contro la luna. Tutte quelle lucciole che le si accendevano sui bellissimi seni nell'acqua, ed il suo desiderio esplodeva come un vulcano in corpo. Ma non era solo desiderio erotico il suo. C'era una dolcezza che gli prendeva il cuore e lo faceva diventare malinconico a tratti quasi triste. Nel suo attico a Milano guardava spesso la Statuetta della Dea Afrodite e non riusciva a pensare che a lei. Il solito tran tran ritornò come prima, lavoro, party, week end che sembravano di vacanza ma che in realtà erano di lavoro con Lenka ed il suo mondo di fashion e vanità. Non riusciva più a sopportare tutto quel luccichio di fuochi fatui che brillavano come paillettes vuote e menzogne.

Voleva tornare a Kouklia e nuotare ancora intorno alla Roccia di Afrodite.

Era convinto di poterla riincontrare ancora lì nello stesso modo e questa volta, non l'avrebbe lasciata andare neanche per tutto l'oro del mondo.

I giorno e le notti si susseguivano con questo solo desiderio. Lavorava ed incontrava gente come per inerzia. Il suo rapporto con Lenka si trascinava come un velo rimasto attaccato fuori dalle sue emozioni. Lei capiva che forse c'era qualcosa che non andava, ma il suo lavoro era troppo importante. Il suo carattere inflessibile, tipico delle donne russe, la spingeva verso l'arrivismo più che l'amore. Per lei era basilare la società in cui viveva........la moda ed i suoi miraggi.

Dopo due mesi che si trascinava a forza nella metropoli, Alfred prese l'aereo e si diresse a Paphos. Andò nello stesso albergo dove era già stato. La signora lo riconobbe e lo salutò con grande entusiasmo.

''Buongiorno Signor Della Torre, bentornato qui da noi. La Grecia le è rimasta nel cuore.'' Disse con un gran sorriso.

''Si,'' rispose lui,'' e non solo.''

Lasciò i bagagli prese il costume e l'asciugamano e andò verso la spiaggia.

Quando arrivò, c'era una famiglia di svedesi che stavano prendendo il sole. I bambini, bellissimi come angeli biondi, giocavano nell'acqua mentre i genitori erano distesi su delle sdraio di legno dipinto di bianco ed azzurro.

Guardò la Roccia di Afrodite che si stagliava contro il tramonto. Tra poco sarebbe arrivata la sera e lui sarebbe andato lì ad incontrare Althea.

Il sole si tuffo nei colori caldi ed appassionati che preannunciavano la fine del giorno. Sfumarono nel violetto e nell'indaco per poi svanire nelle ombre scure. La prima stella apparve nel cielo. La spiaggia era rimasta deserta. C'era solo lui, seduto sulla sabbia ad aspettare.

Si tolse il costume ed entrò in acqua. La luna era una grande falce bianca nel cielo, sembrava il sorriso raggiante di una Dea.

Nuotò con forza verso la roccia e all'improvviso vide una figura che si lasciava galleggiare con sensuale voluttà proprio davanti allo scoglio.

Nuotò ancora più velocemente verso la figura femminile, sentiva che era la sua Althea.

Quando arrivò a pochi metri, la testa della donna emerse dall'acqua con i suoi splendidi occhi socchiusi.

''Hey italiano, fai scappare tutti i pesci se nuoti così forte! '' Disse lei con la sua bellissima voce.

Alfred sentì il cuore uscirle dal petto per l'emozione. La guardò trattenendo il respiro come davanti ad un'apparizione divina.

''Ti ho cercata per tutti i giorni a venire nella settimana che ci siamo incontrati, ma non ti ho ritrovata. Dov'eri finita?'' Disse con voce tremante dall'emozione.

Althea: '' Ho dovuto andar via. Sono stata in Sicilia dai genitori di mio padre. Era da molto tempo che non ci vedevamo.'' Rispose candidamente.

Alfred le si avvicinò. Lei lo guardò intensamente con gli occhi sorridenti.

'' Prendimi,'' gli disse con quelle labbra succose come polpa di fragole mature.

La prese su un lato della Roccia della Dea con una passione che non provava da anni. Si tuffò dentro di lei con dolcezza e si annullò in un abbraccio totale.

La su pelle era profumata come i petali di una rosa ed il calore del suo ventre lo accolse fino in fondo.

Si amarono per tutta la notte prima in acqua, poi sulla battigia della piccola spiaggia dove si erano lasciati andare alle carezze del mare, la prima volta che si erano incontrati.

Per Alfred tutta la sua vita passata svanì in un solo momento. Tutte le sue angosce, la tristezza, lo stress della vita in città e qualsiasi altro sentimento che non era l'amore, si cancellò come parole d'inchiostro lavate dalle onde del mare.

Ritornarono sulla roccia famosa e da lì videro l'alba nascere sul mare.

''Vieni con me a Milano,'' le disse lui tenendo il viso di lei tra le sue mani.

Althea: '' Come potrei lasciare la mia terra per una città frenetica e superficiale. Non potrei mai abbandonare i suoi profumi, i colori, il mare e tutto ciò in cui sono nata.'' Gli rispose appoggiando una guancia sul torace di lui.

Alfred: '' Magari col tempo ti potrebbe piacere vivere in una grande città al mio fianco.''

Althea: '' Non credo! Non ci tengo a sentirmi una ''signora'' tutta in ghingheri e capelli cotonati, che cammina col cagnolino in borsetta e va al supermercato mettendo in mostra le sue carte di credito, quando nel mondo ci sono milioni di persone che soffrono la fame e le malattie. Non sono fatta per quella vita scialba. Qui ho la mia famiglia, il mio ambiente, e mi sento me stessa.''

Alfred: '' Allora resterò io con te e farò anche i lavori più umili pur di starti vicino.'' Disse lui con convinzione.

Althea: '' No Alfred, tu sei un uomo onesto ed io non voglio distruggere la vita di nessuno.''

''No amore, se non mi vorrai con te mi distruggerai sul serio. Io non voglio ritornare alla vita stupida e fatua di prima. Voglio una donna vera non un manichino che si atteggia a farfalla e si dipinge come un quadro di Picasso.

Voglio poterti abbracciare, toccare, amare e sentire il tuo respiro sul mio viso perchè è l'alito piu bello che mi possa regalare la natura, l'amore.'' Le disse con le lacrime agli occhi ed un sorriso che non lasciava dubbi su quello che stava dicendo.

Althea: '' Ma gli uomini cambiano spesso idea, e le donne rimangono da sole.''

Alfred: '' No io non cambierò idea e non ti lascerò mai sola, te lo prometto.

In tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a te, a noi, alla vita che mi hai fatto scorrere dentro da quella notte di luna. Ho lasciato la donna con cui stavo da cinque anni per ritornare qui e ritrovarti perchè per me sei la cosa più bella ed importante nella mia vita. Non posso pensare di dover vivere quello che resta del mio tempo senza di te. Sarebbe un cielo senza luna e senza stelle, un prato senza fiori e senza erba. Un fiume senz'acqua.''

Lei gli diede le spalle. La sua pelle brillava come l'avorio bagnato d'argento. I suoi capelli ormai asciutti, si mossero alla leggera brezza del mattino.'' Torniamo a riva dai vestiti, tra un po' comincerà ad arrivare la gente.'' Disse.

Alfred: '' Si ma prima promettimi su questa roccia, che staremo insieme. Qui su questa roccia che ci ha fatto incontrare. Promettiamoci amore per sempre, non lasciarmi andare da solo mai più. Fa si che io non mi debba più svegliare al mattino e maledire il giorno che nasce. Fa si che la sera quando chiudo gli occhi per dormire, io possa ringraziare Dio per la grande gioia che mi da lo starti accanto. Non lasciarmi da solo. Preferirei gettarmi nell'acqua ora e annegare, ma non voglio tornare su quella riva senza una tua promessa.''

Althea: ''Io non posso seguirti. Sono una figlia del vento, della pioggia, del sole e del mare. Sono figlia di questa terra meravigliosa, dei fiori, della natura che mi scorre dentro e della luna.''

''Allora resterò io.'' Disse lui piangendo.

Althea: '' Alfred, tu sei un uomo buono, ma io non posso seguirti. Ho inventato le mie origini, la mia famiglia, per starti vicino. Io non posso seguirti.''

Lui la guardò con tanta tenerezza e tristezza. Stava per abbracciarla e pregarla di stare con lui, quando una folata di vento le passò attraverso e lei divenne spuma salata che si dissolse nell'aria appoggiandosi lievemente sulla superficie dell'acqua. Il suo profumo si espanse tutt'intorno alla roccia, lo avvolse e lo abbracciò come un delicato respiro uscito dalle narici del primo mattino.

'' Mi potrai rivedere qui ogni volta che vorrai, ma non sarò mai di nessuno. L'ho promesso alla Signora del mare, colei che riempie d'amore il mondo e lo nutre con i desideri del suo cuore immenso. Questa roccia e divenuta la mia dimora, e per te sono uscita dalle onde, perchè avevo ascoltato il tuo profondo dolore. Per te che non avevi più fiducia nella vita e stavi spegnendo la fiamma che ti arde dentro. Ora vai Alfrerd, fa si che la tua vita torni a sorridere riempiendola di colori, di genuinità e semplicità. Riempiendola di vero amore, quello che hai sentito per questa spuma che si è dissolta al respiro del vento e ha fatto di te un uomo libero dalla stupidità del mondo.

Alfred rimase sulla roccia per tutto il giorno e tutta la notte successiva. Poi infreddolito e triste ritornò sulla spiaggia si rivestì e tornò in albergo.

Quando si distese sul letto gli sembrò che fosse passata una vita intera. Il suo cellulare suonò più volte. Guardò il display e vide il nome di Lenka lampeggiare nella chiamata in corso. Lasciò che continuasse a suonare. Si girò dall'altra parte e scivolò nel sonno come una piuma che, dopo aver vagato a lungo nel vento si posa sulle acque del mare e si fa trascinare dalla corrente.

Gianny Mirra 24/09/2012 17:45 963

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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