Mancano solo pochi tasselli per completare questo mio puzzle fatale che, a prima vista, ha l'aspetto di una cartina o meglio di una mappina (non fraintendete è solo una piccola mappa!) topografica per i suoi tanti rilievi e depressioni che hanno contrassegnato il mio percorso vitale.
Venire al mondo dal buio dell'inerte materia è un privilegio divino, se si nasce anche per amore e poi, con la propria piantina biografica, si cresce nel fertile terreno della famiglia sotto gli occhi vigili di genitori di buon livello culturale e morale, questo è davvero il massimo della vita.
Io tutto questo l'ho avuto e mi ritengo, pertanto, un soggetto fortunato, seppur la vita terrena teneva in serbo per me tante sofferenze ed alla fine ho scoperto che mi era stata tracciata!
Da sempre convinto assertore della famiglia e della sua sacralità, quasi a mia stessa insaputa, mi sono ritrovato a fare il medico di famiglia e poi, persa la mia famiglia, mi son trovato scrittore dell'anima a presidiare tanta bella gioventù confusa dalle odierne mode aberranti di compagni e partners nelle famiglie allargate, per non parlar di tatuaggi e percing, vero look bestiale.
Venendo adesso alla mia nascita, quando incominciai a prender coscienza di me stesso, sin da allora soggetto sin troppo pensante, mi vidi prigioniero di una madre severa e di una nonna arcigna, entrambe donne dal carattere deciso, molto arroganti e spesso urlanti!
Ebbi, però, il privilegio di essere il primogenito di una donna piacente, sposatasi in tarda età per i suoi gusti difficili e, per sopportarla insieme alla terribile madre con cui conviveva, ci voleva solo una persona speciale, quasi angelica, e il fato subito l'accontentò!
Sposò, infatti, un uomo di gran qualità morale e di grande spirito di sopportazione, un vero angelo di nome e di fatto, mio padre Angelo Raffaele.
Sopportare in contemporanea moglie e suocera vi assicuro è una grande impresa e solo mio padre ci riuscì, mentre io, figlio indegno (non sono un angelo e neppure uno stinco di santo!), per molto meno me la svignai!
Nacqui come primo amore dei miei genitori il 23 settembre (concepito pressappoco durante le feste natalizie!), data fatale tra sacro e profano, e per l'oroscopo giorno di passaggio dalla bilancia alla vergine.
Questa data, infatti, è l'anniversario della morte di Padre Pio e di Sigmund Freud, e se al nostro Santo mi accomuna il fatto che non sono uno stinco di santo, con il padre della psicoanalasi ho molte cose in comune (sono anche autore della scala bipolare!).
Lui fa risalire la patologia psichiatrica ad un'etiologia sessuale, per me parimenti la sessualità è un pensiero costante da quando la mia terribile e bigotta nonna Rosina, sin dalle fasce mi vietava di toccare e finanche di guardare il mio innocente pisellino!
In riferimento, poi, alla fantasia del suo complesso di Edipo, dovendo scegliere quale genitore ammazzare, avrei fatto in maniera inversa uccidendo mia madre e tenendomi ben stretto mio padre.
Era, infatti, un vero un angelo, che aveva adorazione per il bambin Gesù (gli cantava le litanie natalizie!), devozione per i santi e venerazione per le madonne.
E così da piccoli, noi poveri figli (luoghi di culto e santuari a parte) venivamo sballottati nel triangolo delle tre madonne, tra la Madonna dell'Arco, in Sant'Anastasia suo paese natale, la Madonna di Pompei dei sacri eventi (comunioni e cresime) e la Madonna del Carmine a Napoli, chiesa dove ogni mercoledì sostava per le sue confidenze e farsi consolare!
Da questa chiesa in piazza mercato mio padre raggiungeva, poi, piazza Nicola Amore, nei cui pressi, all'inizio di via Duomo di fronte a Serpone (negozio di arredi sacri!), c'era il suo piccolo negozio di maglieria, ben conosciuto soprattutto dai mendicanti (via vai mattutino per una misera monetina!) e dai “ rammari” (venditori di merce a rate), a cui era concesso ampio credito, ai giovani per metter su famiglia e agli sposati per metter su casa.
In questo piccolo negozio vigilato dalla provvidenza divina si vendevano in gran quantità maglie
di pura lana indistruttibile, prodotte, udite udite, da un nobiluomo pugliese di nome “ Domenico
Servodio”!
Doveva essere la mia biografia ma vi sto parlando di mio padre e questo si spiega con il particolare che, dalla sua dipartita, ancora vive in me, ha la mia stessa essenza vitale con la sua fiamma spirituale che da sempre mi invade, mi impregna e mi pervade.
Questo grande personaggio, nonostante la 5° elementare, era un uomo di cultura (la fede è scienza illuminata!), matematico di vaglia, tutto casa e lavoro, chiesa e famiglia, ma anche amante dei giochi (il tressette era il suo passatempo con gli amici), degli sport (lettore del giornale rosa) e dei viaggi (suo svago preferito in compagnia dei figli).
Ciò che lo contraddistingueva soprattutto era la serenità del viso anche di fronte alle avversità e, proprio dall'alto della sua fede, sopportò la grave malattia della moglie, caratterizzata da imponenti ematemesi (orripilante scenario di sangue rosso vivo!) da curare in casa (moglie insofferente agli ospedali) ed esitata, dopo illuminata splenectomia, in cirrosi trentennale ed encefalopatia ventennale.
In verità qui c'è anche tanto di mio, a partire da quel flacone di sangue che, appena adolescente,
strappai a una suora con la forza del mio pianto dirotto per richiamare alla vita e alla responsabilità di madre (aveva sei piccole creature da accudire!) una donna quasi dipartita.
Con la mente disturbata da questa grave patologia materna che mi scatenava ansia e non mi faceva dormire, intrapresi gli studi che, invece di rafforzare la grande fede paterna (acquisendo la cultura classica), sortirono l'effetto opposto anche perché preferivo la razionalità dei calcoli alle inutili chiacchiere filosofiche, dove davvero non mi capacitavo tra un cielo prima illuminato dalle stelle della fede di Kant e poi oscurato dalle vacche nere della ragione di Hegel.
Proprio in questa fase sempre più preso dal buio dell'encefalopaia materna e, in seguito, anche dai doppi bui del poker, alla fine non ci capii più niente soprattutto perché, a ciel sereno, ci fu l'allucinante dipartita di mio padre.
A questo punto sconfessai gli studi, anche se dopo tutto non andavo male, e mi misi in testa di fare il commerciante a tempo perso e il pokerista di professione, mettendo così in gioco le sue sudate fortune monetarie, lasciatemi in custodia (avevo appena ventitrè anni!) per l'avvenire dei figli.
All'epoca ero un esperto pokerista (lo giocavo già in pantaloncini corti!) ed entrai, così, nel giro di industriali facoltosi allo scopo di far soldi senza sudare, abbinando anche l'utile al dilettevole.
Le prime battute a caccia di soldi mi andarono molto bene, anche perché c'era un industriale solo tanto facoltoso che non sapeva giocare ed i miei rilanci milionari lo facevano solo emozionare ed io pensavo, tra me e me, ho trovato il pollo giusto!
Ma proprio in questo pensier m'annegai e il naufragar pagai a caro prezzo perché in appena due mani persi una barca o meglio una nave di soldi, non avevo fatto bene i conti con il mio destino tracciato e con mio padre dall'alto!