Marco non avrebbe mai pensato che la panne che aveva bloccato il suo camion sull’ autostradale A14, in prossimità della città di Bologna, dove si era trasferito con la moglie, avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Si era diplomato Ragioniere durante gli anni settanta, ma faceva provvisoriamente il camionista per una ditta di trasporto in attesa del posto fisso.
Guidava per ore il suo camion che, con il passar degli anni, era diventato il suo rifugio, ma appena era libero ne approfittava per passare i week end in compagnia della moglie Valentina della quale era pazzamente innamorato.
Non avevano figli perché la coppia non si sentiva ancora pronta per il lieto evento, ma appena Valentina fosse passata di ruolo nella scuola materna, dove lavorava in qualità di supplente temporanea, e lui fosse stato assunto alle Poste, dove aveva vinto il concorso, avrebbero “messo al mondo un figlio per coronare il loro eterno amore”.
I due si conoscevano da sempre, erano nati e vissuti nello stesso paese, avevano respirato la stessa aria, si erano innamorati nello stesso momento e, dopo essersi rigorosamente sposati in chiesa, erano andati a vivere in un modesto monolocale di Bologna coronando così il loro sogno d’ amore.
Sembrava una coppia felice, anche se Valentina si lamentava sempre più spesso delle assenze del marito che le pesavano come un macigno.
A sentire lei, soffriva terribilmente quando Marco passava nei pressi di Bologna con il camion senza fermarsi a farle una sorpresa che le “avrebbe riempito il cuore di gioia”.
“Dal parcheggio più vicino all’ autostrada alla nostra casa ci vogliono circa due ore!”, rispondeva Marco con rammarico.
Ma un giorno il fato volle che il camion di Marco rimanesse in panne all’ uscita nord di Bologna il 10 di luglio del 1980 alle ore 23. 15.
Marco parcheggiò l’ autocarro guasto nel parcheggio di un autogrill, cercò una cabina telefonica per telefonare all’ ACI e, dopo aver chiesto a una prostituta obesa dove si trovasse la fermata più vicina, prese il primo autobus notturno che lo portò al centro della città felsinea.
Scese a Piazza Maggiore, attraversò Via D’ Azeglio e, dopo circa venti minuti di cammino, arrivò nella strada, dove c’ era la sua abitazione.
“Le farò una sorpresa”, pensò Marco intravedendo finalmente il suo condominio rosso.
Giunto sotto casa, Marco notò un’ ambulanza parcheggiata davanti all’ entrata del caseggiato e poi uno strano via vai di persone.
Si avvicinò a un gruppo che parlottava tra loro in dialetto e chiese:
“Che cosa è successo?”.
“É morto una persona al terzo piano!”, rispose un uomo dai capelli argentati.
“Magari è qualcuno che conosco”, pensò Marco chiamando l’ ascensore.
Premette il pulsante e, mentre aspettava l’ arrivo dell’ ascensore, si accese l’ ennesima sigaretta della giornata.
Entrò nell’ ascensore, chiuse la porta con delicatezza, premette il pulsante e, prima d’ arrivare al terzo piano, spense la sigaretta appena accesa, perché Valentina non voleva assolutamente che suo marito fumasse in casa.
L'uomo rimase senza parole quando aprì la porta dell’ ascensore e vide che davanti alla porta del suo “nido d’ amore” c’ erano due infermieri, un medico e tre vicini di casa.
Pensando al peggio, prese il coraggio a due mani, chiuse gli occhi ed entrò in casa.
La scena che gli si presentò davanti lo sconvolse a tal punto che ancora oggi, dopo trent’ anni, potrebbe descrivere nei suoi più minimi particolari.
Un medico con gli occhiali alla Gramsci, stava praticando la respirazione artificiale a un uomo disteso sul letto matrimoniale, sotto lo sguardo attonito di un’ infermiera che assisteva all’ intervento medico con malcelato distacco professionale.
In un angolo del monolocale, Valentina in deshabillé assisteva alla scena con sgomento.
Dopo vari tentativi di far ripartire il cuore dell’ uomo, il medico si girò verso Valentina e le disse con un tono di voce che lo paralizzò:
“Abbiamo fatto l’ impossibile per salvare la vita a suo marito, signora.”
L’ uomo, di cui Marco non volle mai sapere il nome e che indossava il suo pigiama preferito, era morto d’ infarto durante l’ amplesso amoroso con sua moglie.
Marco uscì dal monolocale in punta di piedi, con la morte nell’ anima, e scomparve per sempre dalla vita della donna che aveva amato più di se stesso e che, in un’ afosa notte estiva bolognese, aveva cancellato tutti i suoi sogni.