Quando era triste il Suo cuore si ritirava dalla vita. Silenzioso, batteva a ritmi lenti la canzone del nulla. Gli occhi gli diventavano lucenti, le mani fredde e le rondini scomparivano dall’ orizzonte della Sua anima.
Macinava dolore, sconforto, noia, passività e scoraggiamento. Convinto, ripeteva a se stesso ad alta voce che nessuno è felice, e che tutti portano sacchi di pietre sulle spalle , ma tutto ciò non aveva nessun effetto sulla Sua anima e il suo stato. Nessun’onda portatrice di bene si alzava dal mare oscuro dell’essere Suo.
Robusti erano i suoi sentimenti, robusti come i tronchi delle querce o dei pini del mediterraneo, era un antico guerriero, con la fronte bendata da una fascia di stoffa di colore nero, era un combattente. Nulla gli incuteva paura, nemmeno i draghi dalle fauci fiammanti e dalle grosse ali.
Quando provava tristezza correva nel bosco e respirava a pieni polmoni, pensava di scacciare, di scartare da sè e dai suoi polmoni le pietre fastidiose del suo stato di vivere la vita. A volte gridava agli alberi la Sua rabbia ad alta voce, altre volte piangeva singhiozzando per poi asciugarsi le lacrime con le foglie dell’acacia selvatica. Diventava di colpo bambino, insistentemente cercava la madre assentatasi momentaneamente dal suo sé. Ascoltava il canto dei merli, il fruscio del vento e la pioggia che scrosciante rumoreggiava. Quando la Madre, "accoglitrice del sè", tardava ad arrivare il Suo cuore si disperava, si angosciava per la momentanea perdita dell'universo intero. Annusava il terreno fangoso come il cane che cerca il tartufo, certo è che non cercava tartufi, ma cercava la vita a tutti i costi.
La cercava in modo diverso dalla maggior parte degli individui, ma la cercava, eccome la cercava. Gli piaceva l’odore della legna bruciata e delle sterpaglie secche, non gli piacevano affatto i profumi convenzionali e le profumerie. Per lui questi erano prodotti demoniaci, allontanavano l’uomo dal suo profumare naturale, alterando l’odore da quello che interessava realmente all'anima Sua. Mai aveva usato profumi.
L’odore che lui respirava a piene narici era quello delle bucce di mandarino, che spesso strofinava felice nelle mani schiacciandole e usandole come sapone. In attesa di un poi che arriverà, restava per giorni ad osservare le onde lunghe del mare verdi da dentro. E quando riappariva la madre, che usciva improvvisa dalla schiuma verde di esso oppure dalle matriosche brune che portava dentro di sé, diventava padre e figlio, diventava sereno e felice d’essere tale uomo. In poche parole, l’uomo che era.
Uomo senza compromessi e uomo senza ponti e sponde alcune, per raggiungere altro, dentro all'universo. Sapeva, che il cuore che possedeva nel torace, era senza alcun peccato. Nel frattempo, attendeva lo svolgersi degli eventi restando attonito e pazienzioso. Si dimenava nel problema esistenziale come un serpente, il problema era se essere padre e madre o se essere nello stesso tempo figlio di un ascensione "evoluzione" genitoriale interiore. Questo era il conflitto del momento che rendeva triste il tutto, mentre ciò accadeva, il suo cuore pulsava lento e malinconico. Desiderava, voleva e non voleva. Cercava l'armonia.
Ma detto tra noi, volevo rompere le catene della sfera precedente alla sua venuta, la sfera consegnatagli era oramai obsoleta e povera di iniziative per i processi evolutivi. Ci voleva una vera rivoluzione, cosa che la Sua persona non era preparata a sostenere, o non l'aveva ancora presa in considerazione.
Rimandava il problema, come la situazione non gli riguardasse. Nel frattempo, il Suo cuore, che era un orologio perfetto, rumoreggiava disincronico il tic,tic, invece del piacevole sincronico tic-tac. Era disarmonico con se stesso e con l'universo che nel frattempo nemmeno lo ascoltava. Il discorso era il trino interiore, quel trino che serve per giungere all'armonia, quel trino che come i pezzi di tessere di un mosaico, si incastrano dentro portando luce e spazio.
Le grandi figure simboliche introiettate e rese poi armoniose e non conflittuali attraverso il comprendersi e l'accettarsi. Ovvero, il padre" figura forte e di esempio”, il figlio "pura emozione e scioltezza", la madre "grande dispensatrice di amore e di benessere psichico e corporeo".
Trinomio, formula perfetta !