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Si narra che in un piccolo villaggio alle pendici dell'Himalaya viveva un pastore con la sua famiglia e il suo gregge di cento pecore . Un giorno passò di la un principe dopo un lungo viaggio e chiese al pastore un po’ di latte per potersi dissetare . Il giovane pastore Kalim lo ristorò e poi disse al principe: - Prendete una delle mie pecore, potrebbe servirvi -. Il principe lo ringraziò e si congedò. La sera Kalim raccontò dell'accaduto a sua moglie che lo apostrofò:_ma proprio ad un principe dovevi regalare una pecora, abbiamo quattro figli da sfamare te ne ricordi?- Moglie mia - rispose - non sarà una pecora in meno che ci manderà in rovina-. Passarono due mesi e giunse fin lì il re in persona con la sua carovana stremata dopo una battaglia e disse al pastore: - date qualcosa da mangiare ai miei soldati e ve ne sarò riconoscente -. Kalim ristorò il re ed i suoi uomini e mosso a pietà disse al re: - prendete dieci delle mie pecore, potrebbero servirvi e vi aspetta ancora un lungo viaggio -. Il re lo ringraziò e si congedò. La sera il pastore riferì del suo incontro alla moglie che sconsolata disse: - sei proprio un buono a nulla, proprio al re dovevi dare le nostre pecore? -Che sia il re o un mendicante prima o poi tutti chiedono aiuto- rispose Kalim. Ma lei non volle saperne e disse-:me ne vado e da ora in poi ti occuperai dei figlioli e della casa finché non sarai rinsavito -. Passarono i mesi e mentre Kalim pascolava il suo gregge continuava a pensare a come avrebbe fatto per tirare avanti . Un giorno passò di là un messaggero dall'aspetto regale che disse: - se siete voi il pastore Kalim dovete venire urgentemente al castello, è il re in persona che ve lo chiede. Così Kalim ricoverò le pecore e partì. Al castello c'era il funerale del principe, morto improvvisamente. Nel suo testamento aveva scritto:- per il dono di una pecora nel momento del bisogno, ordino che il pastore Kalim e la sua famiglia dimori al castello dove potrà offrire i suoi servigi al re. Kalim commosso volse gli occhi al cielo e si trasferì al castello con sua moglie e i quattro figlioli. Tutto sembrava andare bene finché un brutto giorno una banda di predoni assaltò il castello saccheggiandolo dell'oro e dei viveri, tranne che delle pecore di Kalim. Il re impaurito non sapeva dove nascondersi. A Kalim venne un idea e disse al re :- andate nella stalla, fate come vi dico e vi salverete-. I predoni ormai satolli del bottino abbandonarono il castello, e ad un segnale tutte le pecore uscirono dalla stalla facendo un gran belare di liberazione. Ne uscì anche il re sporco di letame e con le ossa rotte, ma si salvò. Passarono mesi di stenti e carestia, ma grazie alle pecore di Kalim la gente del castello tornò ad una vita dignitosa. Un giorno il re ormai vecchio morì. Nel suo testamento aveva scritto: - per il dono delle sue pecore nel momento del bisogno e per avermi salvato la vita, ordino che alla mia morte Kalim diventi il nuovo re-. I castellani lo acclamarono festanti . Non si seppe più nulla di quel piccolo regno dell'Himalaya. Morale: la fedeltà e la solidarietà valgono più di cento pecore. Anche se le perdessi tutte, non so dove, non so quando, ne riceverai in sovrappiù.
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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Pagine: 132 - € 10,00 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686061
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