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Lunabionda Valentina Di Caro
Le 446 poesie di Lunabionda Valentina Di Caro
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C'è qualcuno fuori di qui?
Lo chiamano confine
ma forse è il non ritorno
Oggi barcollo sulla caduta di ieri
un bottone al palo
un
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Emersa dal vagito dell'ultima onda
bella come creatura mai nata
Lei - non conosceva tribolazione
Poggiava semplicemente l'alluce
pareva camminare
ma lieve frugava la rena
come a farne polvere di phard
per i miei occhi dannati
Lei era me,
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| Una ciabatta ciondola. Accompagnata.
La briciola sullo sterno.
Il gatto di marmo. L'angusto spazio di un'ascella
per un cuscino.
E le bellezze, sparse.
Un ragno chiede perdono, ripetutamente
su e giù, giù, qui.
Soffia aria nuova
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Oh tempi di più fortunate speranze
riemergete dagli abissi della sopravvenuta saggezza!
Sbattono sull'oblò del mio vascello fantasma
le tentacolari spire di una piovra innamorata
Tutto rema contro il dondolio che cerca posizione
e
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Amami
anche quando
non avrò tempo per sentirmi amata
quando pioverà
e intenta a raggomitolare i delicati petali
rischierò di non accorgermi di te
Amami
quando afflitta sotto lampi invernali
vedrò perire le mie
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| Come se fosse
Alimentato dal ghiaccio
L' inferno che ho dentro
Mi irrigidisce nel gorgo
Arranco ferma
Annaspo immobile
Palpito e non mi vedi
Penetro e non mi senti
Arresa alla contrazione
Rifletto a voce bassa
E penso che
Niente può
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| NUMERO 22
Non parlo più, da tempo. Stanca di sentirmi triturare le mie stesse bestemmie.
Stanotte ho contato i quadretti del mio pigiama. 1379.
Non arriva mai la morte quando dovrebbe, ma rompe le palle, come il russare della vicina.
E' solo
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Potessi sedermi più spesso lo farei.
Ascolterei anche i binari.
Quel cigolare così bene!
I pali stanno lì per gli uccellini.
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Gli altri
nei sacchi di iuta
ci credono
La libertà
è una corsa
sulla spiaggia
con le caviglie fasciate
in coppia
Non
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Immergimi nell'acquasantiera
e uscirò indenne al miracolo
Non è santo quest'uomo che impreca
tra la barba e il petto bianco
quando la neve ha ibernato i peccati
e non ci sono primavere da aspettare
Tu, Tu che sai tutto
non
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E ricominciare
vedere come si muore
provando magari
a morire meglio
la prossima volta
o programmare
il grande bis
per
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Leggeremo libri di pietra
quando ci solleveremo oltre la miseria
e intoneremo sonetti coi comignoli
crivelleremo i nostri nomi
con cerbottane d'ottone
sui piatti di maiolica delle vostre feste
non prima d'aver pietosamente invocato
il dio di
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L'agrifoglio era già porpora
e il viso ancor più che pallido
ti muovevi appena
e forte in me generavi scompiglio
poi mi chiesi come potessi
arrecar danno a chi in piedi si reggeva
a malapena, esile gambo di vischio
sotto il
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Anche se ci foste tutti
la colonna dei vostri ombrelli aperti
non mi risparmierebbe dai tuoni dell'inferno
Bel modo
ripararmi sotto le vostre suole
spacciare l'urina per pioggia
le labbra per un bocca- porto
e quegli sputi di sudore
per
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Ché anni trascorsi nell'attesa
e usci accostati lasciai
mai m'affacciai
e meco accasciai
de la specie l'ombra
senza che mai foco ebbi
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Una bestia rara
sporca come le more
selvatica
ulula al passo
rasa le aiuole
di lingua trasversa
di giorno
sputa nel sonno
di notte
fa l'amore fra le dita
di rami a origami
in cresta d'upupa
ma al pomeriggio lei
a ventre nudo
conta le
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Lunabionda Valentina Di Caro.
Ora
magari in questo frammento breve
mentre ti aggrappi ai tuoi capogiri
dimmi
come farai a non pensare a me
da ora in poi - se vuoi
se come allodola
mi sono affacciata al ramo
di un raggio
del sole di maggio
la sete del mio piumaggio
ti
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E penso ancora alla sua barba
sotto la mano cespugliosa
caffè nero e a parte la sambuca
un neo sparuto si aggrappava alla cicogna
e gli altri rincorrevano impagliati
un piede sulla porta e l'altro in casa mia
poi come niente
come se fosse
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Il silenzio.
Segno del dolore vivo e dell'amore maturo.
Rispondete.
Avete mai visto quella luce che fa guarire gli occhi?
Come l'amante migliore
mi vuole nel suo spazio senza chiedermi di mettervi ordine.
Ma abito il purgatorio e non mi faccio
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Il rumore è luce
quando parli con gli occhi
senza che i battiti delle ciglia
cadano invano fra
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La genitrice pasce la prole.
Il falegname soffia segatura.
Il pastore conta gli agnelli.
Le margherite occhieggiano strette.
Il
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L' orrore
di un verso posato
Un cadavere
di maniera
E dir che prima
fecondo
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Quante dannazioni posso offrire
all'angelo che non giudica il peccato?
Possibile che il sacrificio
sia dunque reso vano dalla bontà del tuo dio?
Tu dici
che petali o aghi non fanno differenza sotto la croce
Ti commuovono forse flaccide carni
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Dentro un rigagnolo d'acqua sorgiva
nel filo d'erba che ondula fiacco
come stringa sciolta di scarpa spaiata
mi cerco ai piedi di questa giornata
Anteprima mai andata in scena
abito d'occasione del mancato debutto
bomboniera di un rito
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Ricordi nostro padre?
Io che mi rifugiavo sotto la sua barba
tu che aspiravi cerchi di fumo usati?
Pasta e ceci oppure in magra
ginocchia unte, calzari tinti
qualche campana a morto giù in paese
un gatto un cane tanti topi
ed una salma
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Poi un giorno ti trovai- vi trovai
e persi il ricordo degli altri
Incessante il malessere quando
scopri d'esserti a torto
ritenuto speciale
-intanto-
visto che nel frattempo
non avevo nessun altro esempio
vagai come un pene circonciso
in
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La vedi la frana
correre rasa
lungo la giuntura
dorso sacrale?
Un fiore di campo
mi cresce sulla schiena
come peluria
di un figlio imberbe
La
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Dopo averli così creati
li separò
come primo uomo
e prima donna
Dalla polvere lui
non dalla testa
né dai piedi
ma dalla costola lei
sicché lui
mai più potesse
separarsi da lei
senza camminar
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Ci sono corone che non vestono
ma incorniciano crani dismessi
di putti e amorini mai nati
- cosa ci
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Caduca, come cera di pietra
la mia anca straziata
i miei seni svestiti
da giubbe nemiche
Tra la pretesa e il per favore
la concessione di un conteggio lento
magari sottovoce fino a mille
mentre accendi l'incensiere
C'è un porto in cui
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446 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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