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Lunabionda Valentina Di Caro
Le 446 poesie di Lunabionda Valentina Di Caro
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Di tanto in tanto ritorna il vento
ti veste di pensieri smessi
spacciandoli per abiti alla moda
ma sono solo sacchi di iuta
mascherati in tendaggi da sala
cascanti dalla braccia ora conserte
...onde di metraggi dalla trama damascata
afflitte dalla
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Audaci le pretese delle tue labbra
nei miei miserevoli tentativi di resistervi
eppur non fuggo
reclino il capo ma sollevo il mento
come onda che protesa nella schiuma
agogna il raggio in policromia di gocce
sicché il vapore sparso come
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| T'invoco... arcangelo nero
scarno il tuo volto sotto il mantello
celato da menzognera verità...un ghigno
e sono tua... peccaminosa come frutto fuori stagione
l'ultima fiche d'un gioco al rialzo... scalzo
attraversi gli anfratti della
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Sul filo agonico del parallelo
stravolgo le regole della follia
urlo di pianto e rido di stizza
una carezza potrebbe bastare
M'avvolgo nella trama della notte
sgranata come marmo sul selciato
sono rimasta incollata di spalle
all'amaca dondolata dalle
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E amore lesto sia!
Come la luce che fulminante acceca
l'antro della caverna inesplorata
come l'onda che assale la riva
per poi lambirla lenta fra le sue lingue umide
esattamente come il sorriso che bacia la lacrima
nel giorno del festoso incontro
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D'aria ho bisogno... alimentami
mi manchi...
in quelle notti senza luna
quando l'acre fumo stagna fermo a mezz'aria
le narici scoppiano e risale al bulbo oculare... il dolore...
io non ti posso dimenticare...
non posso permettermi di rimuovere...
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Matura... cadde la notte
(nessun la colse)
sfasciandosi rovinosa
sul suolo d'amianto
Accorrete gente... qui giace il rimpianto
inginocchiatevi lesti e leccate... leccate
ciò che resta di ceneri arse
sparse come concime di bestie
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Oggi ho meditato anche per voi
ma non vi fornirò altra occasione
il mio mercurio non si ricompone
e ciò che si perde non si ritrova
Indi per cui non trascurate
di omaggiare il vero e in quanto al falso
sigillatelo nell'ermetico vaso
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Figlio mio, serve a poco qualunque mia preghiera
e poi preghiere io, non ne so fare
Tu fosti conservato come chicco d'orzo perlato
per divenire pane in tempi di fame
eppur a nulla servì, perché crollò nel frattempo la
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la mora leggeva
la rossa cuciva
la bionda piangeva
non maturan gli interessi su carezze
a chi ne è a credito da sempre
in sottofondo Sad Violin, strideva
mentre tutto nell'identica posa, scivolava
ne avrebbero fatte di pazzie...
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Retorica l'espressione 'ti desidero con tutto il cuore'
Siamo portati a dirlo, perché forse lo sentiamo battere più forte
Io ti desidero con le mani, anche coi piedi a volte sai...
Non intendo perdermi in te, voglio restare
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all'alba spesso si attende la sera
come quiete dopo la tempesta
e viceversa
a seconda della tolleranza occasionale
dei nostri occhi ad un bagliore
se fossimo vampiri
saremmo coerenti nell'evitare
quell'unico malaugurato abbaglio
e
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e nel recuperar farfalle di ricordi
l'impasse della memoria scade
le aggroviglio... non mi do pace
mentre la man tremante
ovvia a trattenerne il volo
...ho visto allontanarsi piano
la gioventù dai tuoi capelli sparsi
su quel cuscino a cui
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Dannatamente anelo ad una dimensione
un bozzolo che mi aderisca
una seconda pelle da sacrificare
quando non avrò lingua così lunga
da poter leccare longitudinalmente
le ferite della mia colonna invertebrale
Poter restare
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Ti vidi madre
china a pianger figlio
lasciata sola
in quel giorno di maggio
si fece sera
e tu volgesti sguardo
pudicamente
al corpo nudo
livido e freddo...
Cascava da parte
come quello di chi
nei vapori artefatti
della sbronza
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Ritorta come telo
che sulla spiaggia
l'onda lo copre
e non c'è più
no, non c'è più...
più...
Così mi ritrovai
dopo aver atteso
l'ultimo giro di vite
della marea
d'una marea...
rea...
Alcuni dadi
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Lunabionda Valentina Di Caro.
Un germe dalla vena cava
come salmone controcorrente
ha risalito l'astenico midollo
insinuando la malattia letale
che mi consuma... pazientemente
Se terminale dunque
è codesto stato
ch'io possa alla svelta spirare
prima che la solfurea
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SONETTO I
Tant'è ch' ancor raminga meco stringo
liliale gioventù che non s'acquieta
ché ella mai si rassegna mansueta
allo chignon a cui io la costringo
Capriccio fa d'ogni boccolo lungo
nell'artifizio di posa
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Piccolo è il mondo per sostenermi...
prendo la Vita e me la siedo in braccio
restiamo ancora qui, qui dove non v'è fretta
di divenir qualcosa obbligatoriamente
dove c'è Tempo per respirare lunghi sospiri di nulla
senza
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L'uomo mio giungerà
incolume al passaggio
di piogge acide
cavalcando il destriero
della sfrontatezza
e con destrezza
falcerà il mio passato
strappando la gramigna
dai miei passi scadenti
senza lamenti
accetterà i miei
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Si è sempre a credito
soprattutto d'amore
nel disavanzo
di baci scuciti
e vuotati come panni
nella cesta
delle nostre intimità
E dividendo
i chiari dagli scuri
ti manca sempre
il calzino d'appaiare
Strana la vita...
Per
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| Fra le sette camicie
di un cuore sudato
improvviso
spogliarelli da gatta
mi adori così matta
nuda con gli artigli
sui tacchi
ad un metro dagli sbadigli
di questa notte
ubriaca
che rovescia il suo pianto
in una tazza di the bianco
Non
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D'amor platonico
neppure ai putti
s'illumina il sorriso
allorché l'artista indotto
mosse l'angelica manina
verso 'l bianco mento
dall'uno... all'altro
vezzoso gesto codesto
quanto l'aggraziato
tuo baciamano
ché nel
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Voi esseri peregrini che tanto avete pregato
ad ogni stazione, inchinandovi ad icone di passaggio
avete forse chiesto per me clemenza?
Perché la morte e la malattia sono ogni dove
non solo agli angoli dove è semplice versare
un obolo di
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Della stesso profumo della fantasia
come d'estate
al mare
sulla pelle nuda da immaginare
scampoli di vertigini
sdraiati come i raggi
senza ombre
a mezzogiorno
...
dello stesso tatto dei gesti
come d'inverno
che scaldano il cuore
sul divano
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Rotolo intrappolata nel tessuto e nella trama
di lenzuola divenute ormai sudario
simulacro di bandiere sbiadite
stese ad un sole che non asciuga più
Quel respiro che una volta mi cullava
sibila adesso come violino stonato
e sulle sue
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Dialettico guazzabuglio
minestrone di fave e di rape
col cucchiaio di legno padano
mi cerco nella polenta taragna
impiastricciata fino al midollo
dedotta da maldestra risonanza
io... senza alcuna costanza
Io uguale me: " Dica
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I miei ossequi Signora
ché avendoti sempre rispettata
merito il beneficio d' uno sconto
per questa pena che seco mi trascino
Ho la vita legata con un filo troppo lungo
alla caviglia destra che claudicante ormai
mostra segni di sano
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Dimmi che ciò che non si consuma
non si perde
che non rosola lentamente il tempo
l'amor perduto
soffriggendone a fuoco dolce
i suoi rimpianti...
dimmi che a chiuder gli occhi
potrei ancora apparecchiarti
miglior pietanza domenicale
di
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| Le piaceva
come la guardavi
le piaceva
immaginare la tua voce
le piaceva
che la possedessi senza sfiorarla
le piaceva il piacere
le piaceva piacerti
le piacevi
Giocava
e si nascondeva
stuzzicando
da gatta il topo
per gioco
te la ritrovasti
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446 poesie trovate. In questa pagina dal n° 331 al n° 360.
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